In Antartide i pinguini di Adelia sono più felici con meno ghiaccio marino

Saranno loro i vincitori antartici del riscaldamento globale?

[29 Giugno 2020]

I ricercatori giapponesi del National Institute of Polar Research (NiPR)  e del Dipartimento di scienze polari dell’università Sokendai sono stati sorpresi di scoprire che i pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae  – pigoscelide di Adelia)  in Antartide preferiscono condizioni del ghiaccio marino ridotto e «non solo un po’, ma molto». E nello studio “Foraging behavior links sea ice to breeding success in Antarctic penguins” pubblicato su Science Advances  sottolineano: «Poiché i modelli climatici prevedono una rapida riduzione del ghiaccio marino del continente per il  resto di questo secolo, questo iconico predatore polare potrebbe essere un raro vincitore del riscaldamento globale».

L’Antartide, che prima sembrava quasi immune al riscaldamento globale, negli ultimi decenni, ha registrato un costante aumento dell’estensione del suo ghiaccio marino mentre dall’altra parte del mondo, nell’’Artico, il ghiaccio marino diminuiva rapidamente. Ma i ricercatori dicono che «Questo non dovrebbe durare a lungo poiché per i cambiamenti climatici, anche in Antartide, si prevede un declino del suo ghiaccio marino, con tutte le conseguenze di tali cambiamenti nell’habitat marittimo per gli organismi che ci vivono».

I biologi polari sanno da tempo che i pinguini di Adelia, la specie di pinguino più comuni in Antartide, tendono ad avere un aumento della popolazione durante gli anni in cui il ghiaccio marino è più rado e che subiscono enormi cali riproduttivi in negli anni con la maggiore crescita di ghiaccio marino. Ma, fino ad ora, i ricercatori non sapevano davvero perché succedesse. Il pugno di studi che finora avevano menzionato una relazione tra crescita della popolazione dei pigoscelidi di Adelia e quella ghiaccio marino avevano sempre e solo stabilito una correlazione, non una causa.

Il team di ricerca giapponese ha ora trovato quella informazione: i ricercatori del National Institute of Polar Research hanno taggato elettronicamente 175 pinguini con dispositivi GPS, accelerometri e videocamere per quattro stagioni con diverse condizioni di ghiaccio marino, de questo ha consentito loro di rintracciare i pinguini durante i loro viaggi nell’oceanto antartico, di capire quanto e come camminano, nuotano e riposano e di stimare il numero di prede catturate durante le immersioni.

Uno degli autori dello studio, il ricercatore capo dell’ NiPR Yuuki Watanabe, spiega che «Abbiamo scoperto che questi pinguini sono più felici con meno ghiaccio marino. Questo può sembrare controintuitivo, ma il meccanismo alla base è in realtà abbastanza semplice. In condizioni senza ghiaccio, i pinguini possono spostarsi di più nuotando che camminando. Per i pinguini, nuotare è enormemente più veloce, quattro volte più che camminare. In acqua possono essere eleganti nell’acqua ma sono piuttosto lenti balzellando  via terra».

Nelle stagioni con molto ghiaccio marino, i pinguini devono camminare (e talvolta slittare) per trovare lunghe aperture nel ghiaccio per accedere alle acque in cui cacciano, facendo a volte pause piuttosto lunghe lungo il percorso. Ma quando c’è meno ghiaccio marino, i pinguini possono immergersi dove vogliono, spesso entrando nell’acqua proprio a pochi metri dai loro nidi. I ricercatori giapponesi evidenziano che «Questo è più efficiente in termini di energia e tempo ed estende il loro areali di foraggiamento. Cosa ancora più importante, questo probabilmente riduce la concorrenza con altri pinguini per le prede e consente loro di catturare più krill, la preda principale del pinguino di Adelia». Meno ghiaccio marino significa anche più luce solare che entra nell’acqua, portando a più grandi fioriture del plancton di cui si nutre il krill.

Ma al NiPR avvertono che «Tuttavia, tutto questo accade solo per quei pinguini che vivono nella parte principale, “continentale”, dell’Antartide. Ai pinguini che vivono sulla sottile penisola antartica che sporge dal continente o vivono sulle sue isole, succede il contrario.

I ricercatori hanno alcune ipotesi sul perché potrebbe succedere questo fenomeno e concludono che «Il prossimo capitolo di questa storia sarà quello di testare anche queste ipotesi».