In Sudafrica trovate le tracce fossili di piccole tartarughe marine

Le tracce della corsa verso il mare degli antichi parenti delle Caretta caretta e delle tartarughe liuto

[9 Settembre 2019]

Più di 100.000 di anni fa, dopo essere sgusciate fuori dalle uova, una nidiata di tartarughe marine raggiunsero quello che oggi è il mare del Sudafrica, attraversando una spiaggia e cercando di sfuggire agli uccelli marini. E’ la stessa scena che continuiamo a vedere oggi – fortunatamente di nuovo anche in italia – ma che in Sudafrica è rimasta impressa nelle tracce fossilizzate trovate nella costa sud della Provincia del Capo, una scoperta  che è stata raccontata nello studio “New fossil sea turtle trackway morphotypes from the Pleistocene of South Africa highlight role of ichnology in turtle paleobiology” pubblicato su Quaternary Research da un team d ricercatori statunitensi, sudafricani e canadesi.

Come spiega Sabrina Imbler  su Atlas Obscura, «Le tracce sono i primi fossili conosciuti di tracce di piccole tartarughe marine e se Planet Earth  fosse stato girato nel Pleistocene, David Attenborough sarebbe stato sulla scena».

Ad individuare per la prima volta, nel 2016, le tracce su una grande superficie rossatra è stato uno degli autori dello studio, il paleontologo Jan de Vynck, dell’African Center for Coastal Palaeoscience dela Nelson Mandela University di Port Elizabeth. De Vynck  ha scoperto 7 percorsi paralleli, tutti diretti verso sud, dove 100.000 anni fa c’era il mare.  Lo scienziato sudafricano non stava cercando tracce di tartarughe ma faceva parte di un team che ricerca quotidianamente tracce preistoriche lungo la Cape South Coast, dove è facile trovarle, comprese quelle di uomini preistorici, leoni, rinoceronti, elefanti, giraffe e cavalli giganti.

I ricercatori hanno identificato due diversi tipi di tracce di tartarughe e dicono che la prima serie è stata lasciata da tartarughe marine simili alle tartarughe comuni (Caretta caretta)  che nidificano anche nel Mediterraneo, la seconda serie di tracce, che sono leggermente più larghe, sono state probabilmente lasciate dai cuccioli di un parente stretto delle odierne tartarughe liuto (Dermochelys coriacea), la più grande tartaruga marina vivente.   Gli scienziati evidenziano che «Le tracce sudafricane qui nominate sono morfologicamente abbastanza distinte dalle tracce di tartarughe precedentemente descritte» e fanno notare che quasi tutte le tracce di tartarughe preistoriche precedentemente note provengono quasi tutte da specie di acqua dolce dell’emisfero settentrionale e nell’emisfero settentrionale. Le antiche parenti delle tartarughe comuni sono state chiamate Australochelichnus agulhasii e quelle delle tartarughe liuto  Marinerichnus latus.

Quando è state scoperte questa è serie di tracce fossili parallele, i ricercatori erano molto prudenti: tracce marittime così antiche possono appartenere a pinguini, rane, scorpioni, granchi… ma il modello unico osservato in questo caso ha lasciato pochi dubbi sulla possibile attribuzione alle tartarughe marine.

Dopo il primo sito sono stati trovati altri due hotspot di schiusa delle antiche tartarughe marine. Due dei siti si trovano a diversi chilometri dal primo reperto fossile, mentre il terzo si trova a circa 100 chilometri est ed è possibile che in quest’ultimo sito fosse in un’importante area di nidificazione. Inoltre, le tracce sono state trovate in depositi costieri che per le tartarughe marine erano il tipo di ambiente ideale per nidificare e la presenza di 7 piste parallele suggerisce che diversi individui abbiano lasciato un singolo punto di origine.

I ricercatori pensano che queste solitamente effimere tracce si siano conservate per 100.000 anni grazie al vento che ha soffiato sabbia asciutta su quella bagnata. Uno degli autori dello studio, il geologo Martin Lockley dell’università del Colorado – ha detto ad Atlas Obscura: «Dato che le tartarughe realizzano queste tracce per letteralmente solo in un paio di minuti, è sorprendente che dei reperti fossili abbiano catturato questa attività davvero unica. Sono letteralmente i primi passi che hanno fatto questi animali».

Oggi le tartarughe liuto non nidificano più lungo la costa meridionale del Sudafrica ma almeno 600 miglia a nord-ovest, lungo la costa tra il KwaZulu-Natal e il  Mozambico. Secondo  Lockley, «Queste tartarughe in passato potrebbero aver nidificato abitualmente in diverse spiagge meridionali grazie alle temperature globali più calde, ma negli ultimi 20 anni vengono riportati lì due avvistamenti aneddotici di tartarughe nidificanti, indicando una leggera sovrapposizione con i territori riproduttivi delle tartarughe preistoriche.

La scoperta delle tracce fossili di tartarughine marine notevolmente preservate è eccezionale ma non sorprendente, come spiega in una email inviata ad Atlas Obscura Anthony Fiorillo, paleontologo della Southern Methodist University, che non ha partecipato allo studio, «Confermo che, dato che il reperto fossile delle tartarughe marine risale a circa 100 milioni di anni fa e che le tartarughe marine vivono attualmente al largo delle coste del Sudafrica, si poteva prevedere che una tale scoperta fossile fosse inevitabile». Ma Fiorillo afferma di trovare convincente e ben documentato quanto scritto dai ricercatori sull’origine delle tracce.

Lockley dice che quando ha presentato per la prima volta le tracce fossili in una conferenza in Sudafrica, «Le persone sono rimaste senza fiato. E’ una specie di fossile iconico. HO intenzione di tornare sulla costa a ottobre per cercare altre piste.  Tracce come queste tendono ad essere trascurate e sottovalutate dalla paleontologia, ma possono essere più preziose delle ossa fossilizzate, poiché consentono ai ricercatori di ricostruire il comportamento. Queste tracce, ad esempio, dimostrano che una volta le tartarughe nidificavano con successo su questa costa, qualcosa che un guscio d’uovo fossilizzato non avrebbe mai potuto provare con certezza. Spesso scherzo con i miei colleghi sul fatto che le persone che studiano ossa e scheletri studiano solo morte e decadenza. Ma le persone che studiano le tracce studiano l’animale vivente».

Sebbene le piccole tartarughe marine di 100.000 anni fa abbiano iniziato la loro corsa verso il mare non avessero anche allora molte probabilità di sopravvivenza, perseguitate come erano e sono dai loro predatori naturali, non dovevano però affrontare altri pericoli moderni come l’inquinamento luminoso, gli sversamenti di petrolio, la plastica, le reti da pesca e le spiagge trasformate in ambienti artificiali.