Istituire un ministero del mare e della blue economy?

La Federazione del Mare chiede al Governo di valutare l’ipotesi

[25 Gennaio 2021]

La crisi politica in atto è osservata con grande attenzione dal cluster marittimo che ha auspicato che «Nell’ambito della riorganizzazione dell’esecutivo venga tenuto in debita considerazione il ruolo dell’economia del mare per il Paese».

Nei giorni scorsi Mario Mattioli, presidente della Federazione del Mare e di Confitarma aveva sottolineato:   “Siamo consapevoli di come possa risultare complesso in questo momento valutare le istanze dei numerosi comparti della nostra economia. Cionondimeno, il mondo del mare ritiene che proprio in momenti di cambiamento come questi possano essere colte importanti opportunità per salvaguardare gli interessi del Paese in un settore d’importanza strategica quale è quello marittimo».

Durante la prima riunione interministeriale della Cabina di regia sul mare tenutasi a dicembre, Mattioli aveva ricordato che « Il nostro Paese si trova in una posizione privilegiata, vera piattaforma al centro di un mare come il Mediterraneo ove passa circa il 20% dell’intero traffico marittimo mondiale. Nonostante ciò, il gap logistico-infrastrutturale dell’Italia viene valutato in circa 70 miliardi di Euro: cifra allarmante per un Paese importatore, trasformatore ed esportatore, che fonda la sua competitività nel contesto globale sulla capacità ed efficienza del sistema logistico. Per questo è fondamentale per gli interessi economici e di proiezione internazionale del nostro Paese, sostenere politiche volte a promuovere blue economy e attività legate al settore marittimo, alla navigazione, alla pesca, alle tecnologie blu, al turismo costiero e alle energie rinnovabili. Le risorse del Recovery Fund potranno rappresentare importanti opportunità per tutta la nostra economia marittima. In questo contesto, la proposta di legge che mira alla creazione di una zona economica esclusiva, è una buona notizia! La ZEE infatti permetterà al nostro Paese di esercitare, nel rispetto del diritto alla libertà di navigazione, il diritto sovrano di sfruttamento esclusivo delle risorse naturali e l’installazione di strutture artificiali per la tutela ambientale e la ricerca scientifica e sarà anche un importante strumento per sostenere la blue economy e tutto l’indotto economico delle comunità costiere».

La Federazione del mare riunisce trasporti marittimi, cantieristica, pesca, nautica da diporto, porti e terminal industria delle estrazioni, ricerca e tutela del territorio, oltre alle attività connesse dell’indotto, quali assicurazioni, intermediazione, servizi logistici, scuole nautiche nonché attività sportive e ricreative. «Un mondo ‐  sottolinea Mattioli – che annualmente produce beni e servizi per un valore di 34 miliardi di Euro (2% del PIL) ed acquista presso le altre branche dell’economia forniture per 20 miliardi di Euro, fornendo occupazione a 530 mila persone. Pertanto, in questa difficile fase di riflessione sull’assetto del Paese, il cluster marittimo chiede con forza che venga costituita un’efficace sede di coordinamento politico‐ amministrativo dedicata alle attività marittime: ministero del Mare o dipartimento dedicato della Presidenza del Consiglio, comunque una struttura che sappia mettere a sistema la gestione dell’intero cluster marittimo, i cui aspetti sono oggi dispersi tra diverse Amministrazioni, con danni certi per lo sviluppo loro e dell’Italia, leggendo e innovando la passata tradizione del ministero della Marina mercantile, oggi ridotto ad un’unica direzione ministeriale».

La pensa così anche Luigi Giannini, presidente di Federpesca e vice presidente della Federazione del Mare: «Il cluster marittimo italiano attende fiducioso una soluzione rispetto all’attuale crisi di Governo e auspica che venga valutata l’istituzione di un Ministero del Mare che metta a sistema le diverse competenze sul tema, riconoscendo – come è stato fatto già in Francia– un ruolo fondamentale al settore della Blue Economy. L’economia del mare può davvero rappresentare una delle leve maggiormente innovative per rilanciare lo sviluppo del nostro Paese. Riconoscere la centralità del mare, come chiediamo da anni, significa ripensare davvero lo sviluppo dell’Italia in un momento di crisi. L’istituzione di un Ministero dedicato potrebbe in questo senso certamente rappresentare un’opportunità importante per rispondere alle sfide europee e ripartire da un settore strategico per il Paese».