La bufalupa migra dal Canada al Gran Sasso e dalla BBC al Messaggero

Chi ha interesse a sfornare le “polpette avvelenate” mediatiche sul ripopolamento dei lupi?

[15 Dicembre 2015]

Della bufalupa, immaginario ibrido di bufala e lupo, ne avevamo provocatoriamente parlato qualche tempo fa, per descrivere l’attitudine dei mezzi di comunicazione italiani a spararle incredibilmente grosse quando parlano del lupo. Ormai infatti sembra evidente che una nuova specie animale si aggiri nel nostro Paese, la bufalupa appunto, curioso incrocio di due specie molto diverse tra loro, che di solito non si incontrano mai in natura, ma che invece si trovano benissimo insieme nei nostri mass media.

Ed ecco che qualche giorno fa è stato avvistato un altro esemplare di bufalupa, particolarmente grande e grosso. Straordinariamente grande e grosso. Questa volta, il luogo dell’avvistamento è stato il quotidiano Il Messaggero che con un articolo dello scorso 9 dicembre ha dato questa notizia: “Campo Imperatore, fotografato branco di 29 lupi in fila”.  Riprendendo un servizio apparso il giorno prima sulla tv locale abruzzese LAQTV, Il Messaggero riportava che al Passo Imperatore era stato fotografato grazie ad immagini satellitari un enorme branco di lupi che procedevano in fila nella neve. Già questa notizia sarebbe stata a dir poco eccezionale per il nostro paese, dato che da noi  i branchi sono notoriamente di pochi esemplari. Ma il quotidiano aggiungeva altri dettagli, che andavano ben oltre il commento dell’immagine: che la vicenda fosse stata tenuta sotto riserbo “per non creare allarmismi”; che l’avvistamento fosse avvenuto all’interno del Parco del Gran Sasso dove è in atto un “ripopolamento della specie”; che si trattasse di lupi “dei Carpazi”, specie “presumibilmente più aggressiva” del lupo appenninico; che il ripopolamento fosse opera di una fondazione olandese tra i cui soci “spicca Alberto di Monaco”; che nei giorni precedenti ci sarebbe stata già un aggressione agli allevatori. Inutile dirlo: la notizia, ovviamente, è falsa come una moneta da tre euro e lo stesso quotidiano ha dovuto smentirla subito dopo, rettificando la figuraccia con un altro articolo dello stesso autore, anche a seguito delle smentite del WWF (per una dettagliata ricostruzione della vicenda si legga qui). La foto pubblicata non è un’immagine satellitare, ma è un fotogramma di un documentario della Bbc ambientato nel Canada del Nord.

Curioso che ancora una volta si riscontrino in questa vicenda le stesse caratteristiche di molti altri avvistamenti di bufalupe, che possiamo riassumere brevemente così: in Italia si aggirano grandi branchi selvaggi e senza controllo, frutto del ripopolamento fuori controllo operato da non meglio specificate associazioni ambientaliste.

Degno di nota che testate giornalistiche, anche importanti, non riescano, con un minimo di controllo e verifica delle fonti, a rendersi conto di pubblicare bufale incredibili senza alcun fondamento scientifico. Questo è un difetto, gravissimo, dei mezzi di comunicazione attuali generalizzabile ad altre casistiche, non solo al tema del lupo. E questa evidente debolezza diviene letale quando le notizie false vengono confezionate ad arte per essere digerite dai mezzi di comunicazione.

Lo stesso Messaggero ammette, nella rettifica, che la notizia dell’avvistamento è una “colossale bufala”, una “polpetta avvelenata” confezionata ad arte per diffondere veleno nell’acceso dibattito sulle sorti del Parco del Gran Sasso. Ma allora, perché continuare a prestare il fianco alle incornate delle bufalupe, a fornirgli l’habitat ideale dove vivere e prosperare?

Chissà se lo sapremo mai. Intanto continueremo a segnalare, monitorare e studiare questa nuova specie, perché siamo sicuri che questa apparizione non sarà certo l’ultima.