La causa della rapida estinzione dei mammiferi è l’uomo, non il clima

L'impatto umano potrebbe spiegare il 96% di tutte le estinzioni di mammiferi ultimi 100.000 anni. L’estinzione di massa ancora più rapida di quel che si credeva

[7 Settembre 2020]

Durante gli ultimi 126.000 anni, il tasso di estinzione dei mammiferi è aumentato di 1.600 volte rispetto ai livelli naturali di estinzione e questo è quasi esclusivamente dovuto all’impatto umano. A rivelarlo è il nuovo studio “The past and future human impact on mammalian diversity”, pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori svedesi, britannici e svizzeri, che dimostra anche che gli esseri umani preistorici hanno avuto un effetto negativo molto significativo sulla biodiversità che «E’ stato maggiore del cambiamento climatico più radicale nella storia moderna della Terra, come la recente era glaciale».

Uno degli autori dello studio, Daniele Silvestro, che lavora sia per la Göteborgs universitet svedese che per l’Université de Fribourg svizzera, spiega che «In linea di principio non troviamo alcuna prova di estinzioni dovute al clima negli ultimi 126.000 anni. Invece, vediamo che l’impatto umano spiega il 96% delle estinzioni tra i mammiferi durante questo periodo di tempo. Lo studio contraddice il punto di vista di alcuni ricercatori, che il forte cambiamento climatico sia la causa principale dell’estinzione della maggior parte dei mammiferi preistorici. Invece, queste nuove scoperte indicano che le specie di mammiferi erano resilienti anche ai cambiamenti climatici estremi. D’altra parte, l’attuale cambiamento climatico, in combinazione con il bracconaggio e altre attività legate all’uomo, rappresenta una grave minaccia per molte specie».

Il team di scienziati ha raccolto una vasta quantità di dati sui fossili di mammiferi, compresi fossili originali e ha identificato 351 specie di mammiferi scomparsi, compresi come quelli più noti come i mammut, le tigri dai denti a sciabola e i marsupiali australiani. Per completare questo gigantesco lavoro sono stati molto utili i dati I dati fossili della Zoological Society of London (ZSL) e uno degli autori dello studio, Samuel Turvey dell’’Institute of Zoology della ZSL fa notare che «Ricostruire i nostri impatti passati sulla biodiversità è essenziale per capire perché alcune specie ed ecosistemi sono stati particolarmente vulnerabili alle attività umane, il che, si spera, può permetterci di sviluppare azioni di conservazione più efficaci per combattere l’estinzione».

All’Université de Fribourg evidenziano che «Queste estinzioni non sono ripartite regolarmente nel tempo, ma mostrano dei picchi di estinzione che coincidono in maniera evidente con le epoche in cui gli uomini hanno raggiunto  i diversi continenti e isole dopo la loro uscita dall’Africa. Più recentemente, i tassi di estinzione si sono accelerati, questa volta globalmente, nella misura in cui la popolazione umana aumentava».

Questa coincidenza tra l’arrivo degli esseri umani e la scomparsa dei mammiferi aveva già colpito l’interesse degli scienziati, come per esempio nel caso della megafauna americana. La novità di questo studio è che non si concentra su una regione e su alcune specie, ma prende in considerazione i continenti e tutti i mammiferi estinti, compresi numerosi roditori, la cui estinzione è meno “spettacolare” di quella dei grandi animali. Una modellizzazione avanzata ha permesso di combinare l’effetto antropico e climatico e di testare precisamente la rispettiva influenza. Silvestro fa notare che «I Mammut, per esempio, sono sopravvissuti a numerose ere glaciali prima dell’ultima e non c’è nessuna ragione climatica perché oggi non sopravvivano in Siberia».

Secondo il rapporto “2019 Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services” dell’Intergovernmental panel for biodiversity and ecosystem services (Ipbes), sono già a rischio estinzione un milione di specie animali e vegetali vegetali, un ottavo di quelle che si presume vivano attualmente sulla Terra: è la sesta estinzione di massa e Stiamo attraversando la sesta estinzione di massa, e »per la prima volta il responsabile di questa crisi ecologica globale è l’uomo». UN’Estinzione di massa che definirà anche il futuro dell’umanità. Grazie ai modelli e alle simulazioni al computer frealizzati per il nuovo studio, i ricercatori hanno evidenziato il legame stretto tra densità di popolazione umana e tassi di estinzione e prevedono che «Questi tassi potrebbero ancora aumentare rapidamente – raggiungendo 30.000 volte il tasso naturale  nel 210 –  se perdura il legame attuale tra l’influenza degli esseri umani e la biodiversità».

Una prospettiva fosca ma non ineluttabile. Il principale autore dello studio, Tobias Andermann della Göteborgs universitet,  conclude: «Possiamo salvare centinaia di specie dall’estinzione con delle strategie di conservazione migliori. Ma per farlo dobbiamo aumentare la nostra coscienza collettiva sulla crisi della biodiversità a venire e prendere delle misure. Il tempo stringe, ogni specie in meno è una perdita irreversibile di una parte della storia naturale del nostro pianeta».