La cultura di Moby Dick, come i capodogli hanno imparato a difendersi dalle baleniere

I capodogli hanno insegnato con successo ai loro gruppi sociali a cambiare comportamento per proteggersi dalla caccia alle balene

[29 Marzo 2021]

Moby Dick, la balena bianca, in realtà era un capodoglio (Physeter macrocephalus) e a quanto pare il famosissimo romanzo di Herman Melville era profondamente radicato nella realtà, Infatti, lo studio “Adaptation of sperm whales to open-boat whalers: rapid social learning on a large scale?”, pubblicato recentemente su Biology Letters dai canadesi Hal Whitehead (Dalhousie University) e Tim Smith (World Whaling History) e dallo scozzese Luke Rendell (università di St Andrews) ha cercato di capire se i capodogli  »si siano insegnati a vicenda a modificare il proprio comportamento e ad agire in modo più difensivo per proteggersi dai balenieri che si aggiravano per i mari nel XVIII e XIX secolo».

La risposta a questa domanda è che «I capodogli nel Pacifico settentrionale negli anni 1820 hanno cambiato rapidamente le loro abitudini per eludere i balenieri open-boat, che in genere passavano ore a cercare di arpionare gli animali».

Secondo i ricercatori, questi grandi mammiferi marini odontoceti hanno appreso e adottato misure difensive dai gruppi sociali vicini dei loro simili, «Un fenomeno che dimostra che le culture animali possono evolversi rapidamente su larga scala».

Whitehead, ha scoperto che, grazie ai loro sistemi di ecolocalizzazione e comunicazione, i capodogli potrebbero probabilmente percepire e coordinare il loro comportamento entro raggi di diversi chilometri.

Gli autori hanno analizzato gli antichi giornali di bordo, oggi digitalizzati, dei balenieri americani che operavano nel Pacifico settentrionale e hanno scoperto che la velocità con cui le baleniere sono riuscite ad arpionare i capodogli è diminuita di circa il 58% nei primi anni di caccia alle balene nella regione e dicono che «Un tale declino non poteva essere spiegato dal fatto che i primi balenieri fossero più competenti, poiché i loro tassi di strike al di fuori del Pacifico settentrionale non erano elevati. Invece, sembra che i cetacei abbiano imparato rapidamente un comportamento difensivo efficace, come fuggire, attaccare le baleniere o astenersi dal radunarsi sulla superficie dell’acqua».

I capodogli hanno un solo predatore naturale: l’orca (Orcinus orca) e per difendersi dagli attacchi di questi intelligenti e spietati carnivori formano cerchi stretti con la coda rivolta verso l’esterno per difendersi e mantenere i cuccioli al centro di questa barriera difensiva. Una reazione che però rendeva f più facile ai balenieri cacciare i capodogli. Ma i dati storici dimostrano che, solo pochi anni dopo i loro primi incontri con i balenieri armati di arpioni, i capodogli erano diventati sempre più difficili da catturare, con una diminuzione del 58% nelle cacce di successo. Queste gigantesche creature sociali e intelligenti avevano imparato a cambiare il loro comportamento difensivo anti-orca per evitare di essere cacciate dagli uomini. Avevano imparato a fuggire, tuffarsi o persino nuotare controvento appena avvistavano una baleniera e, alla fine, ad attaccare le lanche che li inseguivano e arpionavano, dando vita alla leggenda di Moby Dick.

Quello che rende questo comportamento difensivo così sorprendente è che non ha richiesto molte generazioni per evolversi, è stato qualcosa che i capodogli hanno imparato da soli, una rapida evoluzione culturale che poi è stata trasmessa da un gruppo sociale a un altro da animali che possono comunicare su grandi distanze. I capodogli, che hanno il cervello più grande di qualsiasi animale sulla Terra, vivono in strutture sociali complesse e comunicano usando clic simili a sonar che viaggiano sott’acqua.

Purtroppo, il predatore uomo nel XX secolo ha sostituito le vele con i motori e i capodogli non potevano evitare gli arpioni esplosivi che venivano sparati direttamente dalle tolde decimando creature pacifiche e intelligenti. Oggi, le principali minacce per i capodogli sono i cambiamenti climatici e l’inquinamento  marino e acustico, ma il numero dei capodogli sta aumentando lentamente.

Secondo Philippa Brakes, ricercatrice del Whale and Dolphin Conservation (WDC), «Quel che è importante – e anche un po’ commovente – in questa nuova ricerca è che fa riflettere sulle linee temporali delle culture in evoluzione. Nel 1800 i capodogli stavano adattando il loro comportamento alla cultura umana della caccia alle balene dell’epoca. Tuttavia, data la loro evoluzione e le dimensioni del cervello, le culture dei capodogli possono essere molti milioni di anni più vecchie della nostra, il che è una prospettiva importante quando riflettiamo sulle conseguenze delle attività umane, passate e presenti».

Nicola Hodgins, anche lui di WDC, conclude: «Questo studio aiuta a evidenziare che balene e delfini hanno cultura e apprendimento sociale. C’è sicuramente un elemento del guardare e imparare in questi animali, osservare i loro genitori e coetanei e poi imitare quel comportamento, così come la comunicazione acustica. La caccia commerciale alle balene è stata vietata negli anni ’80, ma ogni anno decine di migliaia di balene vengono ancora uccise dagli esseri umani. Oggi, le balene dovranno imparare come evitare le barche e gli scontri con le navi, La differenza nel numero di navi in ​​acqua – tutte, dalle navi militari alle navi da crociera, alle moto d’acqua – è enorme. Ci sono anche più reti. Sappiamo che balene e delfini sono incredibilmente intelligenti e devono avere vite sociali complesse. Questa ricerca affascinante non solo evidenzia che ciò accade, ma speriamo  che significhi che possiamo a nostra volta proteggerli meglio».