La legislazione giapponese facilita il contrabbando di animali esotici, con rischi per la salute

Rapporto Traffic: sottovalutato il peso del Giappone nel traffico di animali selvatici

[12 Giugno 2020]

Il nuovo rapporto di Traffic  “Crossing the red line: Japan’s exotic pet trade” di Traffic denuncia che in Giappone molte specie di animali selvatici vengono contrabbandate e che «Una volta passati i controlli alle frontiere doganali, continuano ad essere legalmente venduti come animali da compagnia».

Lo studio evidenzia anche che il commercio di animali esotici può facilitare la trasmissione di malattie zoonotiche. Infatti, in Giappone i sequestri di mammiferi esotici «includevano primati e pipistrelli la cui importazione è vietata dalla legge sul controllo delle malattie infettive».

Sebbene il Giappone sia storicamente uno dei maggiori Paesi consumatori di animali esotici, il nuovo studio è la prima revisione completa dei sequestri e la prima valutazione dell’efficacia delle forze dell’ordine. Gli autori hanno analizzato i sequestri effettuati dalle dogane giapponesi, i resoconti dei media e i rapporti sulle condanne dei contrabbandieri, compresi i casi risultanti da indagini della polizia dopo che gli animali avevano attraversato i confini del Giappone, e dicono che «Tra il 2007 – 2018, Le dogane giapponesi hanno effettuato solo 78 sequestri in entrata, che coinvolgono 1.161 animali di specie elencati nella Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) che erano destinati al commercio di animali esotici, con non più di 10 sequestri effettuati ogni anno dal 2008. Questo livello di sequestri per un grande Paese consumatore come il Giappone probabilmente si traduce in un basso tasso di rilevazione».

In Giappone la maggioranza di sequestri di specie esotiche riguarda i rettili (71%), seguiti da mammiferi (19%) e uccelli (6%) insieme a un piccolo numero di aracnidi, insetti, anfibi e pesci. Traffic denuncia che «Una volta all’interno del Paese, quasi tutte le specie registrate nei sequestri possono essere vendute senza restrizioni nel mercato interno, riciclando efficacemente gli animali di contrabbando nel commercio legale».

Le frontiere del Giappone, invalicabili per i migranti ma porose per i traffici di fauna selvatica, e una legislazione debole sono una vera e propria cuccagna per i trafficanti di animali domestici esotici e, dice Tomomi Kitade, direttore dell’ufficio Traffic Japan office e autore del rapporto, «stanno potenzialmente mettendo a rischio i cittadini del Paese di ammalarsi per malattie zoonotiche importate»

Sebbene la maggior parte dei sequestri abbia riguardato non più di 5 specie di animali, ciascuno valeva in media circa 1,5 – 3,6 milioni di Yen (14.000 – 33.000 dollari). Tra il 2014 e il 2018 il valore totale della fauna selvatica per il commercio di animali domestici esotici in Giappone è stato di circa 54,1 – 125,6 milioni di Yen (492.000 – 1,1 milioni di dollari). La Tailandia e la Cina continentale, seguite dall’Indonesia e da Hong Kong sono risultati gli hotspot della catena di approvvigionamento illegale. La maggior parte delle specie sequestrate in Giappone (65%) arrivava tramite compagnie aeree passeggeri, con la posta internazionale (24%), i mercantili (8%) e le navi da crociera (3%).

La dogana giapponese ha denunciato sospetti in almeno 8 casi di contrabbando su 25 che sono stati oggetto di indagini tra il 2012 e il 2018. Anche se rispetto ad altri Paesi asiatici si tratta di pochi casi , il rapporto evidenzia che  «Questo riflette un maggiore riconoscimento della gravità della tratta di animali vivi da parte dell’autorità doganale giapponese. La legge doganale prescrive solo che le violazioni debbano essere trattate utilizzando multe amministrative anziché accuse penali».

Dal 2007, in Giappone sono stati perseguiti almeno 18 imputati in 12 casi di contrabbando di animali domestici esotici ed erano tutti cittadini giapponesi, 4 dei quali proprietari di negozi di animali, mentre almeno 4 sono stati accusati anche di altri reati contro la fauna selvatica in Giappone o all’estero.

I resoconti dei media sui sequestri avvenuti all’estero nei quali il Giappone era la destinazione prevista sono stati 28 e hanno coinvolto 1.207 esemplari, mentre gli arresti di almeno 4 trafficanti giapponesi in diversi Paesi hanno rivelato un certo livello di professionalizzazione criminale. Gli arresti di giovani cittadini giapponesi  indicano invece come funzionano le reti criminali organizzate che reclutano i giovani come muli per il traffico transnazionale di fauna selvatica. Lo studio ha anche scoperto prove che il  Giappone è anche un Paese che esporta illegalmente fauna selvatica, con 8 casi  segnalati, almeno 3 dei quali dal 2015 al 2018 che coinvolgono il traffico di rettili e anfibi giapponesi endemici.

Tra l’altro, il rapporto raccomanda una urgente revisione da parte del governo giapponese delle normative vigenti in materia di importazione, esportazione e vendita interna di animali vivi; lo sviluppo e l’attuazione di un piano d’azione nazionale per la lotta alla criminalità della fauna selvatica; miglioramenti nella cooperazione internazionale in materia di applicazione, in particolare nella regione asiatica; un accordo con il settore dei trasporti per consentire al personale di rilevare e denunciare il traffico di specie selvatiche alle forze dell’ordine.