La petizione per l’eradicazione dei cinghiali all’Isola d’Elba

Il testo e le prime adesioni di associazioni e imprese

[22 Aprile 2021]

Questa petizione, una volta conclusa la raccolta delle adesioni, sarà inviata a tutte le Istituzioni con competenze sulla presenza dei cinghiali all’Isola d’Elba.

 

Richiesta di eradicazione del cinghiale dall’Isola d’Elba, cancellazione dell’Area Vocata al Cinghiale e stralcio dell’Elba dal Piano Faunistico-Venatorio regionale con realizzazione di uno studio e di un piano adatto ad un’isola.

PREMESSO CHE:

Il territorio elbano è un presidio di biodiversità, un puzzle di habitat ad elevata densità di specie. In Italia sono presenti 8.195 entità di piante vascolari distribuite su una superficie di 302.073 Km2 , all’isola d’Elba se ne contano 1.098 in 223 Km2.

Il territorio elbano ha un’estensione pari a meno di un millesimo dell’Italia (1.354^ parte) ma ospita il 13,4% di tutte le specie. Il territorio elbano, gli ambienti naturali, le attività economiche, le case, i giardini, gli orti e i cittadini dell’Isola d’Elba sono da tempo danneggiati dall’azione sistematica dei cinghiali. Non si tratta di danni marginali, ma di situazioni che mettono a rischio la biodiversità, la ricchezza di habitat naturali, la sostenibilità economica di alcuni settori come quello agricolo, l’appeal turistico, la conservazione e la sicurezza delle pertinenze domestiche, la sicurezza stradale e la sicurezza generale dei cittadini e, non ultimi, alcuni beni del nostro patrimonio culturale. Il territorio sta sensibilmente cambiando il proprio aspetto originario a causa di recinzioni anche molto impattanti che lo snaturano e rendono sempre meno fruibile.

Il cinghiale presente all’Elba è da considerarsi INVASIVO in quanto ibrido artificiale alloctono che causa danni sensibili all’ambiente e alle attività umane, un animale immesso a partire da 1963 per esclusivi scopi venatori, di notevole mole e prolificità, richiedente grandi quantità di cibo e con un tasso di natalità molto
superiore a quello di mortalità, destinato quindi a generare grandi popolazioni. Si tratta di un elevato numero di esemplari che causa un danno crescente e sempre più insostenibile alla biodiversità (depauperamento di habitat, banalizzazione vegetazionale, rarefazione ed estinzione di specie, alterazioni profonde del
sottobosco, ecc.), alla stabilità idrogeologica (distruzione dei muretti a secco, trascinamento a valle dei soprassuoli in terreni pendenti), all’agricoltura (abbandono di coltivazioni estese su campo, rinuncia a nuovi impianti, compromissione dei raccolti, abbandono delle coltivazioni, ecc.), all’economia turistica
(compromissione di parte del capitale naturale e quindi dell’attrattività turistica), alla sicurezza personale (sulle strade, ma talvolta anche nelle proprie pertinenza domestiche), a siti archeologici e parchi museali. A tutto questo dobbiamo aggiungere lo spreco sistematico e permanente di denaro pubblico e privato per porre
rimedio ai danni causati e per attuare piani di controllo che agiscono solo come palliativi o tutt’al più come rimedi parziali e provvisori.

In questi anni le Istituzioni e gli Enti preposti e coinvolti hanno pianificato e attuato un susseguirsi di piani di controllo, a cui si devono aggiungere gli abbattimenti effettuati dalla caccia ricreativa e dal bracconaggio. Negli ultimi 24 anni sono stati prelevati/abbattuti almeno 26.000 cinghiali, oltre 1.000 all’anno.

Ciò nonostante, la situazione è sempre andata peggiorando: una permanente condizione di danno che, periodicamente, assume le dimensioni di emergenza.

I piani di controllo della popolazione di cinghiali, nonostante gli ingenti costi, hanno fallito l’obiettivo, ma si fa fatica a prenderne atto. Questa incapacità di fare scelte conseguenti ai risultati delle proprie azioni è fortemente condizionata da una gestione faunistica egemonizzata dall’interesse venatorio. Attualmente, la
componente più attiva e influente sulle politiche faunistiche regionali è quella dei cacciatori. Questo ha fatto sì che le scelte fatte in questi anni siano sbilanciate a favore degli interessi della caccia, a discapito della razionalità scientifica di approcci gestionali razionali.

Il paradosso estremo di questa situazione è stata l’istituzione di “aree vocate al cinghiale” sull’isola, territori ora inchiodati ad una gestione conservativa del cinghiale. Tutte queste aree sono contigue al Parco Nazionale, comprendono un reticolo di attività agricole, sono percorse da strade che attraversano boschi e
macchie (quindi esposte all’improvvisa comparsa di animali). Un capolavoro di assurdità.

Anche la discussione sul nuovo Piano Faunistico-Venatorio subisce gli stessi condizionamenti e non prevede alcuna valutazione o misura specifica per l’isola, rimuovendo il fatto determinante e unico che l’Elba è una realtà particolare, con peculiarità intrinseche e diversa da ogni altra realtà del territorio regionale.

L’Elba è un territorio fisicamente delimitato, con un ecosistema che si è sviluppato e caratterizzato oltre che nelle fasi continentali (quando l’Elba è stata collegata al continente) anche in quelle insulari, quindi con dei suoi equilibri specifici che, come per tutte le isole, sono più vulnerabili all’immissione di nuove specie,
particolarmente di quelle molto invasive quali i cinghiali.

Se la naturalizzazione del cinghiale non è possibile (in quanto non ecosostenibile) e se il controllo della specie si è dimostrato inefficace occorre intraprendere la via dell’eradicazione. La prima richiesta di intervento risolutivo risale al 1996, mentre nel 2000, 2002 e nel 2011-12 è stata formulata una proposta di eradicazione a cui non è mai stato dato seguito.

Nel 2020 l’emergenza cinghiali si è ripresentata e l’opzione eradicazione è tornata all’ordine del giorno, almeno nella discussione, ma sempre marginalmente e senza che la cittadinanza fosse adeguatamente informata e resa partecipe.

L’eradicazione è stata progettata e realizzata in numerose isole, anche di dimensioni e con popolazioni di animali simili a quelle dell’Elba. L’eradicazione è una delle soluzioni previste e consigliate negli ambiti insulari da numerose organizzazioni scientifiche e da organismi internazionali. Si tratta di una misura che
comporta meno perdite in vite animali, minore sofferenza e minori costi rispetto a continui piani di controllo con abbattimento di un grande numero di animali.

SI PROPONE E SI CHIEDE CHE:

la presenza del cinghiale all’Elba e i danni da questo causati (sia materiali che ambientali) siano adeguatamente valutati e che questa valutazione diventi parte integrante degli iter normativi e legislativi in materia;

la valutazione non si incentri sulle esigenze venatorie, ma si avvalga di tutte le competenze necessarie (zoologi, ecologi, ingegneri ambientali ecc.) e tenga a debito conto le osservazioni degli Enti di protezione, distinguendo ed emancipando la gestione della fauna selvatica da quella venatoria;

i danni causati dai cinghiali siano valutati da uffici indipendenti dalla gestione venatoria (come un qualsiasi altro danno al cittadino e alle imprese), interamente rimborsati, ripristinati in caso di distruzioni del patrimonio culturale e messi a carico della caccia ricreativa che trae esclusivo vantaggio dalla presenza dell’animale e che si è sempre battuta affinché questo sia presente e rimanga nel territorio insulare;

le misure necessarie alla riduzione (o alla risoluzione del danno) non siano interamente delegate all’attività venatoria, ma prese in carico dal soggetto pubblico e/o da personale espressamente dedicato e formato;

si prenda atto che l’Elba è un’isola, una situazione particolare che ha bisogno di un Piano redatto su misura, che la si stralci (per la parte relativa ai cinghiali) dal Piano Faunistico-venatorio in corso di scrittura, a meno che questo non preveda l’eradicazione del cinghiale;

sia attentamente considerata la condizione di insularità che rende attuabili soluzioni come l’eradicazione, altrove impossibili o di difficile realizzazione;

si prenda atto dell’incompatibilità del cinghiale con l’isola, anche lo straordinario impatto che esso ha su un territorio limitato e si revochi la recente istituzione all’Elba di “aree vocate al cinghiale” destinate ad una gestione conservativa di una specie invasiva;

si proceda con l’eradicazione del cinghiale dall’Elba dopo un’adeguata progettazione che preveda la minore sofferenza possibile per gli animali;

si garantisca, nella fase di progettazione e di realizzazione dell’eradicazione, l’adozione delle più efficaci misure di contenimento del danno e si supportino le aziende e i cittadini.

 

Le prime realtà che hanno aderito alla petizione sono:

Associazione Elba Consapevole – Isola d’Elba

Associazione WBA (World Biodiversity Association onlus)

Associazione Italia Nostra onlus – Arcipelago Toscano

Agriturismo Orti di Mare (Lacona – Capoliveri)

Infoelba srl (Portoferraio)

Legambiente Arcipelago Toscano

Confesercenti Isola d’Elba

Coldiretti Isola d’Elba

Associazione dei Produttori Vini DOC Isola d’Elba

Consorzio di Tutela dei Vini dell’Elba

GIROS – Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee

Fondazione Villa romana delle Grotte (Portoferraio)

Associazione ElbaTaste – Isola d’Elba

Associazione Costa del Sole (Marciana)

Associazione Amici di Pratesi e Colle d’Orano (Marciana)

Associazione Pedalta (Marciana)

TCE Telecomunicazioni srl (Portoferraio)

Azienda Agricola Arrighi (Porto Azzurro)

Le Sughere del Montefico s.a.s. (Loc. Montefico – Rio)

Fattoria delle Ripalte Società Agricola S.r.l. (Loc. Ripalte – Capoliveri)

Tenuta delle Ripalte (Loc. Ripalte – Capoliveri)

Azienda Agricola Montefabbrello (Loc. Schiopparello- Portoferraio)

Azienda Agricola Sapereta (Piana di Mola – Porto Azzurro)

Acquabona Gestione Agricola (Loc. Acquabona – Portoferraio)

Azienda Agricola “Villa Mori” (San Giovanni – Portoferraio)

Podere San Marco (Portoferraio)

Azienda Agricola Farkas (Loc. Valle di Lazzaro – Portoferraio)

Agenzia Immobiliare La tua casa sul mare (Pomonte – Marciana)

Elba Artenaturale (Marciana)

Azienda Agricola La Galea (Campo nell’Elba)

Hotel Galli (Fetovaia – Campo nell’Elba)

Azienda Agricola I Giardini di Poseidone (Porto Azzurro)

Azienda Burelli Oriano (Norsi – Capoliveri)

Azienda Agricola La Sabatinaccia (Loc. Valdana – Porto Azzurro)

Hotel Villa Rita (Loc. Colle d’Orano – Marciana)

Azienda Agricola Casa Marisa (Loc. Schiopparello – Portoferraio)

Hotel Montemerlo (Fetovaia – Campo nell’Elba)

Hotel Sardi srls (Pomonte – Marciana)

Azienda Agricola Chiesina di Lacona (Lacona – Capoliveri)

Azienda Agricola Il Fortino (Loc. Buraccio – Portoferraio)

Tenuta Ramaroli di Valle del Cabbio (Lacona – Capoliveri)

Azienda Agricola Zega (Marciana)

Studio Tecnico D’Errico – Società tra Professionisti (Portoferraio)

Azienda Agricola Regali Rurali (Lacona – Capoliveri)

Azienda Agricola Il Lentisco (Porto Azzurro)

Hotel Corallo (Pomonte – Marciana)

Lorenzo Anselmi Appartamenti (Patresi – Marciana)

Azienda Agricola Castiglione (Campo nell’Elba)

Agriturismo Amandolo (Cavo – Rio)

Hotel Lo Scoglio Bianco (Loc. Viticcio – Portoferraio)

 

MATERIALI INFORMATIVI:

https://www.elbaconsapevole.it/forum/biodiversita/

PER SOTTOSCRIVERE LA PETIZIONE:

https://www.elbaconsapevole.it/wp-content/uploads/2021/04/PETIZIONE-Eradicazione-Cinghiali-Elba-D1Pc-V2-1.pdf