La più grande minaccia per la biodiversità europea è l’agricoltura intensiva

A rischio soprattutto le specie legate all’agricoltura e ai pascoli tradizionali

[14 Ottobre 2015]

Nel corso di millenni, l’agricoltura ha trasformato il paesaggio naturale europeo e, come scrivono Christina Ieronymidou e Sanya Khetani-Shah, di BirdLife International, «Oggi, circa il 40% del territorio è a uso agricolo, e si stima che più della metà delle specie europee utilizzino habitat nei terreni agricoli. Quindi non è sorprendente che l’agricoltura abbia una profonda influenza sulla biodiversità dell’Europa. Ecco perché è scioccante che gli stessi Stati membri dell’Ue abbiano identificato l’agricoltura come la singola  più grande minaccia per la biodiversità».

In effetti  sia il rapporto “State of the Environment in Europe” dell’Agenzia europea per l’ambiente che l’European wild bird indicators del Pan-European Common Bird Monitoring Scheme (PECBMS) rivelano che  le popolazioni di uccelli comuni nei terreni agricoli dell’Ue, come la tortora e il cardellino, sono diminuiti del 57% dal 1980, con cali ancora peggiori osservati nei Paesi di più antica adesione all’Ue.

Secondo Ieronymidou e Khetani-Shah, «l rapporto  “State of the Environment in Europe” dimostra che le attività legate all’agricoltura (modifica delle pratiche colturali e cambiamenti dei regimi di pascolo) sono le pressioni e le minacce più importanti per gli uccelli. Per le specie di uccelli non contemplate dalla direttiva habitat, l’agricoltura è tra le prime due pressioni e minacce più frequentemente riportate per gli uccelli. Per gli habitat: la concimazione e le variazioni del pascolo del bestiame sono pressioni e  minacce le più elevate più frequentemente riportate».

Lo stesso rapporto dell’Ue dice che più della metà delle specie di uccelli legati agli habitat agricoli e alle attività zootecniche in Europa sono in uno stato di conservazione sfavorevole: il 25% delle specie è minacciato di estinzione e  il 28% è quasi a rischio, con popolazioni in calo o depauperate, mentre la Lista Rossa Europea degli uccelli indica negli uccelli il gruppo di animali più minacciati in Europa

La comunità scientifica vede nei cambiamenti nell’uso del suolo, nell’espansione e nell’intensificazione dell’agricoltura la principale causa del declino delle specie di uccelli terreni agricoli fin dagli anni ’70 e nelle zone marginali o montane, l’abbandono dei terreni agricoli è il principale colpevole di questo declino di preziosa biodiversità.

Le principali cause del calo dell’avifauna variano da regione: «Nell’Europa settentrionale e occidentale sono interessati da un maggiore uso di fertilizzanti e pesticidi e dalle variazioni nelle coltivazioni e dalla  rotazione delle colture – spiegano ancora Ieronymidou e Sanya Khetani-Shah – Nell’Europa centrale e orientale, è l’intensità di gestione (con l’utilizzo di più fondi, lavoro e pratiche innovative per aumentare la resa delle colture e ridurre il tempo in cui il terreno si trova a maggese e a  riposo ed è un importante luogo di riproduzione degli uccelli). Nel Mediterraneo: l’intensificazione e l’abbandono dei terreni agricoli».

Uno dei principali artefici del cambiamento dell’agricoltura è la politica agricola comune dell’Ue (PAC). Secondo BirdLife  è proprio la PAC ad aver determinato «l’abbandono dell’agricoltura tradizionale a bassa intensità (dove la terra è incolta tra i periodi di coltivazione) per un’agricoltura più intensa a livello industriale, che ha influenzato negativamente la biodiversità». Le successive riforma della PAC hanno cercato di mitigare il suo impatto sulla biodiversità, con  l’approvazione di misure che potrebbero davvero fare la differenza, come collegare il pagamento dei sussidi agricoli all’attuazione di misure che sostengono pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Ma per BirdLife International, a causa della scarsa applicazione, delle scappatoie e della mancanza di fondi, queste misure si stanno rivelando poco efficaci.

Ieronymidou e Khetani-Shah dicono che nel 2014 la riforma della PAC ha subito una grande battuta d’arresto, e che quello che è stato proposto manca di proposte e misure per un’agricoltura davvero greeen. Anche in termini di copertura territoriale e di contenuto ambientale

Anche secondo lo studio “Agriculture policy. EU agricultural reform fails on biodiversity”,   le nuove regole “greening” non porterebbero ad una fornitura di beni pubblici ambientali minimamente significativa e quindi non darebbero un contributo alla strategia per la biodiversità dell’Ue. Però, secondo le due ricercatrici di BirdLife International, «Quando vogliamo, siamo in grado di farlo bene e farlo funzionare»

La fattoria “Hope” della Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), un’impresa agricola di 450 acri nel Cambridgeshire, in Gran Bretagna, è l’esempio di come con m le iniziative adatte, compresi regimi agroambientali e pratiche agricole a favore della fauna selvatica, non siano un ostacolo per la redditività di una fattoriaa.

Ieronymidou e Khetani-Shah  evidenziano che «Il terreno agricolo è un mix di colture, pascoli, siepi e boschi.  La buona pratica agricola, come il taglio siepi e fossati solo una volta ogni tre anni (per proteggere la nidificazione e i luoghi di alimentazione degli uccelli), insieme alla creazione di habitat ricchi di insetti e semi oltre ad aver aiutato ad aumentare il numero degli uccelli e ha attirato nuove specie che nidificano nell’azienda. Dal momento dell’acquisto della fattoria, nel 2000, il numero di uccelli nidificanti  è aumentato del 140%, e il numero di allodole, fanelli e zigoli gialli (che sono in declino in Europa) è triplicato, dimostrando che misure ben pianificate e ben implementate possono essere efficaci nel fermare il declino della biodiversità o addirittura nell’invertirlo».