La “riscoperta” del lupo rossastro in Dancalia

Un piccolo lupo ritrovato da due studiosi italiani, era stato segnalato nel 1897

[20 Aprile 2020]

L’incredibile storia di un piccolo lupo rossastro scoperto nell’ultimo decennio del 19° Secolo nell’allora Somalia britannica e poi mai più riportato nella letteratura scientifica, tanto da cadere nel dimenticatoio per circa un secolo, torna alla luce in nello studio “A note on the wild canids (Carnivora: Canidae) of the Horn of Africa, with the first evidence of a new – forgotten – species for Ethiopia Canis mengesi Noack, 1897”, pubblicato sul Bonn Zoological Bulletin da Spartaco Gippoliti, della Società Italiana per la Storia della Fauna, e dalla guida naturalistica Luca Lupi-

Durante una sua spedizione nel gennaio 2018, Lupi, uno dei massimi esperti multidisciplinari della regione della Dancalia (Afar). aveva scattato alcune foto di un piccolo canide. Alla Società Italiana per la Storia della Fauna spiegano che «Dopo una accurata revisione della letteratura e un preliminare confronto dello scarso materiale disponibile nei musei, i due studiosi sono giunti alla conclusione che esiste nel Corno d’Africa un piccolo sciacallo con una distribuzione geografica limitatissima e probabilmente frammentata, descritto scientificamente dallo zoologo tedesco Theodor Noack nel 1897 con il nome di Canis mengesi, dal nome dell’esploratore che lo aveva catturato, Joseph Menges».

Gippoliti ricorda che «La foto di Luca è rimasta in una cartella del mio computer per un anno e mezzo sino a che mi sono deciso ad approfondire degli articoli tedeschi sulla variabilità degli sciacalli dorati africani ed è emersa l’interessante storia del Canis mengesi, lupo dalle dimensioni approssimative di una nostra volpe. Benché ci siano moltissimi aspetti da approfondire con ulteriori studi morfologici e genetici, la nostra interpretazione dei pochi dati disponibili è stata valutata positivamente da quattro tra i maggiori studiosi di mammiferi a livello mondiale, e questo mi ha fatto particolarmente piacere».

Il Canis mengesi sembra sicuramente assente dalle aree costiere e meridionali della Dancalia, le più conosciute, e si troverebbe limitato alle aree più interne, dove abbondano territori rocciosi di origine lavica. Questa ipotesi dovrebbe guidare le future ricerche che dovrebbero essere svolte in Somalia per trovare anche le popolazioni da cui fu originariamente descritta la specie.

Lupi e Gippoliti concludono: «Con il nostro contributo forniamo una ulteriore evidenza che la conoscenza integrata della tradizionale letteratura zoologica e la conoscenza della geomorfologia e della biogeografia rimangono aspetti importanti per comprendere la biodiversità del nostro pianeta».