La riserva naturale di Punta Aderci trasformata in discoteca della movida

«Tra rifiuti, assembramenti (e il Covid-19?) e watt sparati viene meno la conservazione della Natura e un turismo fondato sul rispetto dei luoghi»

[11 Agosto 2020]

La denuncia, documentata con foto e video, arriva dall’ONLUS Stazione ornitologica abruzzese: «La Riserva naturale di Punta Aderci, una delle aree protette più famose della costa adriatica, è stata trasformata ufficialmente in discoteca per la movida dal Comune di Vasto. Il programma “Sax on the Beach” si è rapidamente trasformato in un raduno di centinaia di persone privo di qualsiasi controllo e limitazione, alla faccia delle misure precauzionali di sicurezza e di distanziamento sociale per il Covid-19. Eventi organizzati dal Comune di Vasto, ente gestore della Riserva, pardon, della discoteca, senza neanche uno straccio di Valutazione di Incidenza Ambientale, obbligatoria in un Sito di Interesse Comunitario».

Ma alla Stazione ornitologica abruzzese fanno notare che «Qui però non è (solo) questione di carte che mancano. Sono in gioco visioni e strategie differenti: una, da quello che vediamo, vuole spremere l’ambiente come un limone fino in fondo. Ora e subito. L’altra quella del rispetto del contesto e del turismo di qualità da sviluppare in anni con azioni mirate, magari faticose, e badando alla resilienza. Esempi in Abruzzo non mancano, da Civitella Alfedena ad Anversa degli Abruzzi. Piccoli paesi che scommettendo sul turismo vedono oggi fiorire imprese connesse alla gestione della natura».

Eppure, la legge istitutiva della Riserva e tutte le norme a tutela delle aree protette (legge 394/1991), della fauna (legge 157/1992) e dei Siti di Interesse Comunitario (Direttive 43/92/CE, 147/09/CE e DPR 357/1997) puntano non solo alla conservazione ma anche a uno sviluppo coerente con la necessità di salvaguardare il patrimonio.

La conclusione del presidente della Stazione ornitologica abruzzese, Massimo Pellegrini, è amara: «Ci chiediamo come la fauna protetta possa sopravvivere con questo caos. Come la rarissima flora possa sopportare il calpestio di una fruizione totalmente incontrollata. Le aree protette sono – o , meglio, dovrebbero essere – quegli ultimi rifugi per animali e piante poste in mezzo ad un territorio pesantemente trasformato. Quel 10-15% di litorale ancora non antropizzato. Ricordiamolo. Fare discoteche non è contemplato».