L’amnesia generazionale che non fa vedere ai giovani il declino delle specie animali

Una percezione inesistente del passato che mette a rischio la conservazione futura delle specie

[17 Settembre 2020]

I giovani sono molto attivi nei movimenti climatici, ma non sono così consapevoli dei cambiamenti ambientali rispetto alla vecchia generazione. E’ quanto emerge dal recente studio  “Investigating the implications of shifting baseline syndrome on conservation” pubblicato su People and Nature da un team di ricercatori  della Royal Holloway, University of London e Zoological Society London (ZSL), secondo il quale questo è dovuto al fenimeno conosciuro come Shifting Baseline Syndrome (SBS – linea di base mobile).

Come scrive efficacemente Cara Giaimo su Anthropocene, «Immaginatevi un mondo in cui stormi di uccelli oscurano il sole , milioni di bisonti vagano per le Grandi Pianure e le cernie hanno le dimensioni di coloro che le catturano . Per molte persone contemporanee, tali scene sembrano impossibili, come se dovessero essere precedute da “c’era una volta”. Ma avvenivano solo secoli o addirittura decenni fa. Mentre generazioni di esseri umani svuotavano il mondo, i loro discendenti non sono in grado di vedere – e quindi trovano difficile capire – quanto una volta fosse pieno».

Nel 1995, Daniel Pauly, uno scienziato della pesca, usò il termine  Shifting Baseline Syndrome per descrivere questo fenomeno e fece notare che ogni generazione di scienziati che si occupano di pesca «accetta come riferimento la dimensione dello stock e la composizione delle specie che si verificavano all’inizio della loro carriera» portando a »una graduale sistematizzazione della scomparsa strisciante». Ora la SBS e le sue implicazioni vengono spesso tirarte in ballo dagli ambientaliati, dai gestori di aree protette e stck ittici e dagli educatori ambientali.

Il nuovo studio evidenzia «una ridotta consapevolezza di questioni come il declino della biodiversità e dell’abbondanza degli uccelli» tra chi vive una determinata area rispetto a diversi anni fa, «Il che significa che le conoscenze naturalistiche vitali vengono perse per generazioni senza che le persone se ne accorgano. Questo preoccupante divario nella conoscenza e nella percezione dei dati ambientali e delle esigenze di conservazione tra le generazioni più anziane e quelle più giovani potrebbe ostacolare gli sforzi per enfatizzare l’urgente necessità di un’azione di conservazione per le specie in declino».

I ricercatori della Royal Holloway sottolineano che «La SBS descrive un persistente declassamento delle condizioni ambientali “normali” percepite da ogni nuova generazione, portando a una sottostima della reale entità del cambiamento ambientale a lungo termine su scala globale. La presenza di SBS potrebbe influire sulla validità della conoscenza ecologica tradizionale e locale e delle tecniche partecipative, nonché sulla definizione degli obiettivi di conservazione. Tuttavia, nonostante il crescente riconoscimento, fino ad ora ci sono state poche prove empiriche per la SBS».

Lo studio ha utilizzato questionari online realizzati su vasta scala per raccogliere le percezioni del pubblico sul cambiamento biologico a lungo termine riguardo a dieci specie di uccelli che frequentano i giardini del Regno Unito, come il cardellino, la cinciarella e il passero, nonché informazioni demografiche e sulle conoscenze e le esperienze rispetto all’ambiente locale. .

Poi i ricercatori hanno confrontato le percezioni sociali con un dataset del British Trust for Ornithology (BTO) e hanno così stimato l’importanza relativa di diversi predittori demografici, sociali e psicologici della SBS. Questo ha fornito loro un quadro completo dell’esistenza della SBS e del suo impatto sulla percezione della necessità di salvaguardare le specie in declino.

Secondo la principale autrice dello studio, Lizzie Jones del Department of Biological Sciences della Royal Holloway e dell’Institute of Zoology della ZSL, «Sull’ambiente e sui problemi della conservazione, è necessaria una maggiore comunicazione intergenerazionale. Le persone tendono a confrontare le attuali condizioni ecologiche con i punti di riferimento fissati nella propria esperienza, dimenticando o ignorando preziose informazioni storiche. Questa ricerca sostiene la necessità di incoraggiare una maggiore comunicazione intergenerazionale e aumentare l’esperienza della natura locale. La conoscenza degli ambienti passati è fondamentale per valutare le condizioni attuali, comprendere il cambiamento e fissare obiettivi di conservazione efficaci per il futuro. La scoperta di prove di SBS nelle percezioni pubbliche delle specie animali e di uccelli sperimentate nella vita di tutti i giorni dimostra che questa è una questione sociale pervasiva, non solo in contesti di nicchia come la pesca, ma nella percezione pubblica della natura locale».

Esistono numerosi studi ed esperimenti sugli impatti a lungo termine delle persone sull’ambiente naturale, dall’estinzione delle specie alla perdita dell’habitat ai cambiamenti climatici, ma i ricercatori britannici fanno notare che «Tuttavia, le linee di base della conservazione vengono spesso formate utilizzando informazioni più recenti. Concentrandoci su tempi più recenti, siamo più a rischio di perdere la prospettiva sulla reale entità del cambiamento ambientale a lungo termine, poiché le informazioni ambientali storiche si perdono con il passare del tempo e le persone non se ne accorgono».

Però i ricercatori hanno anche scoperto che mentre i giovani sono generalmente meno abili nel riconoscere i cambiamenti biologici rispetto alle persone più anziane, la conoscenza e l’esperienza personale in natura possono aiutare a superare quel gap generazionale. 

Uno dei motivi per cui è difficile studiare la SBS è la mancanza di dati affidabili: non si può dire quanto siano informate le persone sul cambiamento dei livelli di popolazione se non si sa quali fossero e quali siano quelle popolazioni. Lo Studio ha scoperto che, mentre tutti i gruppi di età intervistati avevano «percezioni simili delle attuali condizioni ecologiche», le loro percezioni delle condizioni passate variavano. Le persone anziane erano più brave a ricordare quanto fossero abbondanti gli uccelli quando avevano 18 anni rispetto ai giovani. «Anche se i partecipanti più anziani avevano più tempo da dover ricordare – scrivono gli autori – ricordano condizioni del passato che sono più coerenti con i dataset biologici. La linaea di base mobile rispetto alla quale i partecipanti percepiscono l’abbondanza di specie di uccelli sembra cambiare con ogni generazione successiva».  I ricercatori la definiscono “amnesia generazionale” e dicono che alcuni partecipanti che hanno mostrato “amnesia personale”, anche se avevano una buona conoscenza dell’attuale abbondanza delle popolazioni di uccelli, non ricordavano affatto alcun cambiamento dal passato.

I ricercatori hanno anche chiesto ai partecipanti le loro opinioni su quanto fosse importante conservare le tre specie più in pericolo: il passero domestico, il cuculo comune e la pispola e hanno scoperto che sia per il passero che per la pispola, i partecipanti più anziani avevano maggiori probabilità di avere un’idea precisa di come queste specie stessero declinando ed erano più propensi a sostenere l’azione di conservazione. Secondo i ricercatori «Questo dimostra un impatto negativo dell’amnesia generazionale sul sostegno alla conservazione per le specie in declino».

È difficile dire perché le performance dei giovani siano state peggiori di quelle dei più anziani: forse la prospettiva del declino di una specie arriva con gli anni. Inoltre, i ricercatori avvertono che questo non dovrebbe essere preso come prova che i giovani “non si preoccupano” di salvare le specie. I sondaggi dimostrano il contrario e i giovani sono alla testa di importanti movimenti per combattere il cambiamento climatico , quasi certamente il problema di conservazione delle specie più importante del nostro tempo. Ma lo studio rappresenta un allarme che ci invita a guardare oltre le nostre esperienze quando si cerca di capire cosa è cambiato e quanto velocemente.

Lo studio ha fatto una scoperta particolarmente interessante e promettente: anche più dell’età, la capacità dei partecipanti di riconoscere particolari specie di uccelli e associata a quanto le persone comprendevano bene i trend della popolazione, le informazioni che riferivano di aver ottenuto dall’esperienza personale o dai libri  e «Questo ò sottolinea la necessità di promuovere la comunicazione intergenerazionale e la condivisione della conoscenza».

La Giaimo conclude: «La conoscenza genera conoscenza, e anche se i giovani non hanno mai visto gli uccelli oscurare il sole o semplicemente formare una nuvola di buone dimensioni, tutti noi possiamo affinare la nostra capacità di immaginare uno spettacolo del genere e pensare a cosa potrebbe servire per riaverlo».