L’ape più grande del mondo non si è estinta. E’ stata riscoperta in Indonesia dopo decenni

Ma è in pericolo a causa del collezionismo e della perdita di habitat

[22 Febbraio 2019]

L’ape gigante di Wallace (Megachile pluto) – lunga quanto il pollice di un adulto – è stata ritrovata su un’isola indonesiana poco esplorata delle Molucche del Nord, in Indonesia. Dopo giorni di ricerche infruttuose, mentre stava per rinunciare, un team di esperti della fauna selvatica ha trovato una femmina viva che ha fotografato e filmato. L’insetto, che prende il nome dal naturalista ed esploratore britannico Alfred Russel Wallace, che lo descrisse nel 1858, sembrava scomparso  dal 1981, quando un’altra spedizione scientifica ne trovò diversi  esemplari.

A gennaio, un team di ricercatori finanziato da Global Wildlife Conservation è partito per l’Indonesia per ripercorrere le tracce di    Wallace, nel tentativo di trovare e fotografare l’ape gigante. E ci è riuscito. Come spiega a BBC News il fotografo naturalista Clay Bolt, che ha scattato le prime foto e girato un video della specie viva, «E’ stato assolutamente mozzafiato vedere questo insetto “bulldog volante” che non eravamo più sicuri che esistesse e avere una prova reale proprio lì davanti a noi, in natura. Per vedere realmente quanto è bella e grande la specie dal vivo, sentire il suono delle sue ali giganti che ronzavano mentre volava oltre la mia testa, è stato semplicemente incredibile».

Con un’apertura alare di 6 centimetri, l’ape gigante di Wallace è l’ape più grande del mondo. La femmina depone le uova nei nidi di termiti e utilizzano le loro possenti mascelle per raccogliere la resina  appiccicosa di un albero per costruire il nido e proteggerlo dalle termiti. Gli adulti di Megachile pluto, come le altre api, si nutrono di nettare e polline. Le api giganti dipendono dalla foresta primaria di pianura dove crescono gli alberi che forniscono loro la resina si quelli dove nidificano le termiti,  Wallace, che ha co-sviluppato la teoria dell’evoluzione insieme a Charles Darwin, descrisse l’ape come «un grande insetto nero simile a una vespa, con immense mascelle come un cervo volante».

La riscoperta, nelle Molucche del Nord, fa sperare che le foreste della regione conservino ancora uno degli insetti più rari e più ricercati al mondo e che attualmente non è protetta dalla Convention on international trade in endangered species (cites) e quindi non gode di nessuna protezione legale per impedirne il commercio.

Infatti la spedizione scientifica è partita dopo che  un noto entomologo, Nicolas Vereecken dell’università di Bruxelles si era accorto che un esemplare di Megachile pluto era stato venduto su no stati venduti su eBay per 9,100 dollari e nel 2018, lo stesso collezionista francese, ne vendette un altro esemplare per un paio di migliaia di dollari. Sembrava che proprio che l’ape fosse ancora in giro.

In realtà tutto era ripartito da un’atra scoperta fatta da Vereecken all’inizio del 2018 al Naturalis Biodiversity Centre in olanda, dove si era imbattuto in un campione raccolto nel 1991 – cioè 10 anni dopo la presunta scomparsa dell’Ape gigante –  dal ricercatore francese Roch Desmier de Chenon, anche lui dato per morto e che invece vive in  Australia.

Eli Wyman, un entomologo dell’università di Princeton che ha partecipato alla spedizione nelle Molucche insieme a Bolt, allo scrittore canadese Glen Chilton e all’australiano Simon Robson della James Cook University, ha detto che spera che la riscoperta possa «stimolare la ricerca futura verso una più profonda comprensione della storia della vita dell’ape e informare gli eventuali futuri sforzi per proteggerla dall’estinzione».

Attualmente l’ape gigante di Wallace è considerata solo “vulnerabile” dall’International union for conservation of nature (Iucn) e Vereecken e altri entomologi pensano che, data s la sua rarità e il suo areale che è probabilmente molto più ristretto di quanto si pensava, dovrebbe essere per lo meno classificata come in via di estinzione. Vereecken sta spingendo per cambiare lo status di Megachile pluto, anche se farlo richiederà più studi.

Oltre che dal collezionismo, l’ape gigante di Wallace è minacciata anche dalla deforestazione e dalla perdita di habitat.

A chi teme ora un assalto dei collezionisti, Robin Moore, di  Global Wildlife Conservation, risponde: «Siamo fiduciosi che, trasformando l’ape in un simbolo mondiale per la conservazione, la specie abbia un futuro più luminoso che se lasciassimo che fosse tranquillamente  lasciata nel dimenticatoio».

Bolt conclude: «Ora che Eli ed io siamo tornati negli Stati Uniti con le foto, la nostra missione è quella di lavorare con ricercatori indonesiani e i gruppi ambientalisti per garantire la protezione di questa magnifica specie, che Messer chiamava il “Raja ofu”, re delle api (anche se preferisco “Rotu ofu”, che significa ape regina, dal momento che la femmina è quasi il doppio del maschio). E un giorno, vorrei tornare nelle Molucche del Nord per documentare in modo più dettagliato il ciclo di vita di questa creatura spettacolare. Mi importa solo una cosa: sapere che le ali di questa ape gigante  andranno a frugare in questa antica foresta indonesiana mi aiuta a sentire che, in un mondo dove c’è così tanta perdita, la speranza e la meraviglia esistono ancora».