L’assassinio del Guardiano della Foresta nel Brasile di Bolsonaro (VIDEO)

Da quando Bolsonaro è presidente uccisi almeno 4 Guardiões da Floresta

[4 Novembre 2019]

Il primo novembre i taglialegna illegali hanno teso un’imboscata ai Guardiões da Floresta – i guardiani della foresta – uccidendo Paulo Paulino Guajajara – Kwahu Tenetehar e ferendo alla schiena e a un braccio i suo amico e collega, Laércio Guajajara – Tainaky Tenetehar, che però è riuscito a fuggire. Nello scontro a fuoco tra taglialegna e Guardiani sarebbe morto anche uno degli aggressori.

Kwahu Tenetehar è stato raggiunto da un proiettile al collo, ed è morto nella foresta che stava difendendo dai taglialegna illegali e dai garimpeiros (cercatori d’oro) che hanno invaso il territorio indigeno di Araribóia, regione di Bom Jesus das Selvas, nello Stato brasiliano del Maranhão, tra i villaggi Lagoa Comprida e Jenipapo, un’area dell’Amazzonia centrale dove vivono anche tribù incontattate degli Awa.

Il Wwf Brasil ricorda che «La Terra Indígena Araribóia, con 413 mila ettari, detiene uno degli ultimi grandi resti di foresta pluviale dalla frangia orientale dell’ Amazônia Legal, motivo per cui è estremamente ambita dai taglialegna illegali. Oltre ai Guajajara, che contano oltre 5.000 persone distribuite in vari villaggi, gli Awá-Guajá, uno degli ultimi gruppi di cacciatori-raccoglitori in tutta l’Amazzonia, e alcuni clan sono considerati in isolamento volontario. Non sono ancora stati contattati dalla civiltà occidentale. Mentre le invasioni e la deforestazione illegale nella TI Araribóia IT non sono nuove, negli ultimi due anni sono aumentate di intensità. Di fronte all’inerzia delle autorità, nel 2012 i Guajajara ha deciso di creare la figura dei “guardiões da floresta”, un gruppo di giovani che monitorano il territorio e spesso sequestrano e distruggono le attrezzature utilizzate dagli invasori per disboscare illegalmente l’area. A causa di questo lavoro, vista la promessa fatta da diverse autorità del governo federale di facilitare la vita dei taglialegna e rivedere la demarcazione delle terre indigene, le minacce sono aumentate di anno in anno, raggiungendo livelli estremi nel 2019. Alla fine di settembre, i Guajajara hanno inviato una richiesta di aiuto alla Fundação Nacional do Índio (FUNAI9 e al governo del Maranhão perché le minacce dei taglialegna e dei grileiros 8accaparratori di terre, ndr) – interessati a invadere, farsi assegnare e vendere parti del territorio legalmente protetto – avevano già raggiunto livelli allarmanti. In uno scaricabarile inaccettabile, il governo di Maranhão ha affermato che la responsabilità della supervisione del territorio era affidata al FUNAI che dall’inizio dell’anno opera tra enormi difficoltà finanziarie».

Survival International ricorda che «Sono almeno 3 i Guardiani uccisi prima di quest’ultimo attacco, e da quando il loro territorio è stato preso di mira da taglialegna e accaparratori di terra, sono stati assassinati anche molti loro parenti. Arariboia, la loro terra, è oggi l’ultimo lembo di foresta rimasto nella regione».

Pochi mesi fa, proprio Paulo Paulino Guajajara – Kwahu Tenetehar aveva detto a Survival: «Mi fa impazzire vedere tutto questo! Questa gente pensa di poter venire qui, nella nostra casa, e servirsi liberamente della nostra foresta? No. Non glielo permetteremo. Noi non facciamo irruzione nelle loro case e non le derubiamo, no? Mi ribolle il sangue. Sono tanto arrabbiato».

Survival ha diffuso anche un video (che pubblichiamo), del progetto Tribal, nel quale appaiono Paulo Paulino (dietro a sinistra) e Tainaky Tenetehar (dietro a destra) insieme al coordinatore dei Guardiões da Floresta, Olimpio Guajajara, che denunciano che lo loro vite erano a rischio.

Sonia Guajajara, leader della Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (APIB), ha detto che «Il Território Araribóia perde ancora un Guardião da floresta che difendeva il nostro territorio. Paulinho Paulino Guajajajra è morto in un’imboscata di boscaioli. E’ ora di fermare questo genocidio istituzionalizzato! Basta autorizzare lo spargimento di sangue del nostro popolo!». Dopo aver partecipato in Vaticano al Sinodo dei Vescovi per l’Amazzonia. una delegazioni di indigeni dell’APIB è in giro per l’Europa per denunciare il razzismo e gli attacchi genocidi scatenati dal presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro.

Pochi mesi fa, Sarah Shenker, ricercatrice di Survival per il Brasile, aveva accompagnato i Guardiões da Floresta in una delle loro operazioni di pattugliamento, e con lei c’era anche Paulino. La Shenker ricorda che «Kwahu si dedicava anima e corpo a difendere la sua foresta e i suoi parenti incontattati, nonostante i tanti rischi. Era anche una delle persone più modeste che io abbia mai conosciuto. Sapeva che avrebbe potuto pagare il suo impegno con la vita, ma non vedeva alternative perché le autorità non facevano niente per proteggere la foresta e far rispettare la legge. Questa è la realtà della vita per molti popoli indigeni del Brasile e la situazione è molto peggiorata sotto il governo del presidente Bolsonaro. Lui incoraggia taglialegna e accaparratori di terra, e priva i difensori della foresta di protezione lasciandoli in balìa delle mafie dei disboscatori, armati pesantemente e assolutamente spietati. Ma i Guardiani non si arrenderanno, né lo faranno i loro alleati. Se Bolsonaro pensa che questo tipo di brutalità avrà la meglio, si sbaglia di grosso».

Sull’omicidio del leader dei Guardiões da Floresta intervengono con una nota congiunta anche Greenpeace Brasil e Hivos che «Ripudiano la violenza contro le popolazioni indigene e simpatizzano con il popolo Guajajara per l’omicidio del guardiano Paulo Paulino Guajajara».

Le due organizzazioni ricordano che «Di fronte all’incapacità dello Stato di proteggere i territori indigeni, i “Guardiani della foresta” hanno assunto questo ruolo per se stessi e tutti i rischi ad esso associati. Invase da accaparratori di terra e taglialegna, le terre indigene di Maranhão sono state teatro di una lotta asimmetrica, in cui piccoli gruppi di Guardiani scelgono di difendere, spesso con le loro vite, l’integrità dei loro territori. Paulino e Laercio sono le ultime vittime di uno stato che rifiuta di conformarsi alla Costituzione federale».

Greenpeace e Hivos, promotori del progetto Todos os Olhos na Amazônia, «ripudiano tutte le violenze generate dall’incapacità dello Stato di adempiere al proprio dovere di proteggere questo e tutti i territori indigeni del Brasile e chiedono l’adozione di azioni immediate per prevenire il verificarsi di più conflitti e morti nella regione. Solidarizziamo con i coraggiosi guerrieri Guajajara della Terra Indígena Arariboia e i Guardiões da Floresta, del Maranhão e di tutto il Brasile, che continuano a combattere».

Il Wwf Brasil denuncia che «Il clima di permissività verso l’invasione e lo sfruttamento illegale delle risorse forestali sulle terre indigene, avviato dal governo Temer e aumentato con il governo di Bolsonaro, quest’anno ha provocato l’esplosione della deforestazione in diverse terre indigene a seguito all’aumento della deforestazione illegale in Amazzonia brasiliana. Secondo i dati del sistema di monitoraggio DETER dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE), la deforestazione accumulatasi tra il 1 gennaio e il 17 ottobre di quest’anno è del 136% superiore alla media degli ultimi 10 anni e del 66% superiore al 2018. (Il confronto viene sempre effettuato rispetto allo stesso periodo). Anche le terre indigene, che sono state storicamente le barriere più efficaci alla deforestazione, stanno subendo un boom della deforestazione: alla fine di agosto di quest’anno erano stati disboscati 294 km2, con un aumento di oltre il 300% rispetto allo stesso periodo del 2018 e del 990% rispetto al 2017». Secondo il Conselho Indigenista Missionário (CIMI), in Brasile nei primi nove mesi del 2019 sono stati registrati oltre 160 casi di invasione di terre indigene, mentre nel 2017 sono stati registrati 96 casi durante l’intero anno».

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