L’Atlante per mappare dallo spazio tutte le barriere coralline della Terra

L’obiettivo è rendere il restauro conservativo e la protezione delle barriere coralline molto più semplici, convenienti e veloci

[12 Gennaio 2021]

Nell’ottobre 2020, scienziati australiani hanno scoperto staccata dalla Grande Barriera Corallina Australiana, una barriera corallina “grattacielo” alta quasi 500 metri e larga 1,5 chilometri, più alta della Torre Eiffel e dell’Empire State Building di New York. E’ stata la prima scoperta del genere in 120 anni e, dati i costi elevati e la tecnologia ancora nascente dell’esplorazione oceanica, dimostra quanto sappiamo relativamente poco su quel che si trova sott’acqua,.

Per comprendere meglio i misteri degli oceani del mondo, un team di scienziati del progetto Allen Coral Atlas, guidato da Vulcan, un’organizzazione filantropica creata dal defunto co-fondatore di Microsoft Paul Allen, sta utilizzando le immagini satellitari per mappare, con dettagli senza precedenti, uno degli ecosistemi sottomarini più iconici del pianeta: la barriera corallina poco profonda.

Tre anni fa, Paul Allen incaricò Vulcan di salvare i coralli del mondo e ora Paulina Gerstner, responsabile del programma Allen Coral Atlas, evidenzia che «In qualità di tecnologo, ha notato enormi lacune nei dati e ci ha sfidati a capire come applicare la disponibilità emergente di immagini satellitari per mappare e monitorare le barriere coralline del mondo. Tutte loro». L’atlante utilizza immagini di Planet Labs, che gestisce la più grande flotta mondiale di satelliti per l’osservazione della Terra. Ogni giorno, i satelliti di Planet Labs fotografano l’intera superficie terrestre nei minimi dettagli. I ricercatori analizzeranno le immagini satellitari e produrranno mappe che catalogano le profondità delle barriere coralline e la loro posizione, differenziandole da altri fenomeni sottomarini, tra cui fanerogame, rocce e sabbia.

Il lancio dell’Atlante coincide con l’avvio di due grandi campagne ambientali: l’United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Development e l’United Nations Decade on Ecosystem Restoration .

Le grandi barriere coralline che sono state già mappate includono la Grande Barriera Corallina Australiana e sistemi nelle dei reef  di Fiji, Bahamas e Hawaii. Il progetto punta a mappare il 100% delle barriere coralline del mondo entro l’estate del 2021.

Allen, un appassionato subacqueo, era fortemente impegnato nella protezione degli ecosistemi marini. Stava già finanziando la ricerca sui coralli, ma la sua preoccupazione è aumentata nel 2017 quando ha scoperto che i suoi siti di immersione preferiti nella barriera corallina erano sbiancati e morenti. E’ stato allora che ha incaricato il team dell’ambizioso obiettivo di mappare i coralli del mondo. L’anno dopo Allen è morto.

L’United Nations environment programme (Unep) sta lavorando con Vulcan per sviluppare le capacità dei professionisti, dei manager e dei responsabili politici della barriera corallina in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, su come utilizzare il nuovo Atlante.

Chuck Cooper, managing director of government and community relations di Vulcan, spiega che «L’atlante ha lo scopo di migliorare la nostra comprensione dei sistemi della barriera corallina e portare a migliori politiche basate su prove per proteggere i coralli».

All’Unep ricordano che «Le barriere coralline sostengono un quarto di tutte le specie marine e forniscono cibo, mezzi di sussistenza, sicurezza e attività ricreative ad almeno un miliardo di persone. Ma l’inquinamento, la pesca eccessiva e le ondate di caldo dovute ai cambiamenti climatici stanno minacciando la loro esistenza».

La maggior parte delle barriere coralline non è ancora mappata e gli scienziati puntano a monitorare in tempo reale questi mondi sottomarini ricchi di biodiversità per proteggerli e ripristinarli. Inoltre, vogliono identificare le zone di corallo che sono naturalmente più resistenti ai cambiamenti climatici perché sono convinti che «Questi “rifugi” possono nascondere segreti per imparare a mitigare l’impatto del riscaldamento dei mari sulle barriere coralline».

L’atlante, disponibile al pubblico, utilizza la tecnologia satellitare per creare immagini ad alta risoluzione di coralli che vengono poi elaborate in mappe dettagliate. Le mappe cartografano caratteristiche che consentiranno agli scienziati e alla comunità della conservazione di confrontare la salute della barriera corallina nel tempo e comprendere le pressioni che le barriere stanno affrontando.

L’atlante fornirà le basi per monitorare gli eventi di sbiancamento della barriera corallina e altri cambiamenti a breve termine, prove per informare scientificamente il processo decisionale e a far comprendere all’opinione pubblica la difficile situazione dei coralli in tutto il mondo.

L’Unep  sottolinea che «Lo sbiancamento si verifica quando i coralli, minuscoli animali che secernono carbonato di calcio per proteggersi, vengono stressati da fattori come l’acqua calda o l’inquinamento. Di conseguenza, espellono le microscopiche alghe simbiotiche chiamate zooxantelle, che risiedono nei loro tessuti. I coralli poi diventano di un bianco spettrale; diventano “sbiancati”».

La Gerstner spiega ancora che «Il nostro obiettivo è rendere il restauro conservativo e la protezione molto più semplici, convenienti e veloci  per tutti gli ambientalisti di tutto il mondo».

Leticia Carvalho, coordinatrice della Marine and Freshwater Branch  dell’Unep eè molto preoccupata: «Di fronte all’inazione, le barriere coralline scompariranno presto. Per cambiare la traiettoria, l’umanità deve agire con un’urgenza basata sull’evidenza verso un’efficace gestione e protezione dell’ecosistema».

L’Unep sta formando i funzionari pubblici degli Stati costieri e insulari su come utilizzare l’Atlante e sta sostenendo gli sforzi per sviluppare politiche che salvaguardino le barriere coralline. Oltre a Vulcan, che finanzia il progetto, gli altri partner sono l’università del Queensland, Planet Inc., l’Arizona State University e la National Geographic Society.

Nel maggio 2020, un partner di lunga data dell’Unep, l’International Coral Reef Initiative (ICRI), ha invitato i suoi 44 Stati membri, che ospitano il 75% delle barriere coralline del mondo, a intensificare i loro sforzi di conservazione. Secondo Francis Staub, coordinatore del segretariato dell’ICRI, «L’Atlante sarà determinante in questo processo, aiutando i Paesi a capire dove si trovano le barriere coralline e l’area che coprono».