Le (altre) api dell’Arcipelago. Bionet Parks La rete delle Aree protette per la tutela degli impollinatori naturali

Il 26 settembre al NAT LAB a Portoferraio presentazione con Ruzzier e Forbicioni della WBA

[23 Settembre 2020]

Secondo l’Ispra, più del 40% delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione, rischiano di scomparire. Nel 2015 l’Iucn diceva che il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione. Secondo il Rapporto IPBES 2017, citato nella Direttiva Ue, gli impollinatori svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione dell’ecosistema. Si stima che l’87,5% (circa 308.000 specie) delle piante selvatiche in fiore del mondo dipendono, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la riproduzione sessuale, e questo varia dal 94% nelle comunità vegetali tropicali al 78% in quelle delle zone temperate.

Alla World Biodiversity Association (WBA) ricordano che «E’ ormai noto come in Europa, molte specie di insetti che svolgono l’importantissima funzione di impollinatori, siano in forte regressione. Purtroppo senza di loro molte specie di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l’impollinazione artificiale. E’ importante sottolineare che  le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo».

Secondo la WBA, «Risulta essenziale, soprattutto nelle aree protette, tentare di invertire la tendenza in atto. Recentemente in alcuni contesti è stata peraltro osservata interferenza tra le api domestiche e allevate e altre specie di impollinatori selvatici, interferenza che si manifesta mediante competizione diretta per l’uso delle risorse e con la trasmissione di patologie. Tale indicazione apre un nuovo orizzonte, con un necessario occhio di attenzione alle modalità con le quali si svolge l’apicoltura in sistemi molto sensibili».

La scomparsa e il declino degli impollinatori (Apoidei e Lepidotteri) in Italia rappresenta un problema attuale e rilevante  e si ritiene particolarmente strategico che le aree protette assumano il ruolo e le funzioni di veri e propri laboratori privilegiati per studiare e monitorare questa categoria di invertebrati che è parte integrante di ogni ecosistema sano. E’ quindi fondamentale concentrarsi sulle azioni che vedono gli impollinatori come straordinari indicatori ambientali e rivelatori ecologici (rispetto alle diverse forme di inquinamento, nonché alle scorrette pratiche agricole), ma anche su attività di tutela e di valorizzazione dell’impollinazione quale fondamentale servizio ecosistemico, essenziale e vitale per il mantenimento sia delle comunità vegetali spontanee che della produttività agricola.

Per questo, il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, in  collaborazione con WBA e  assessorato alla cultura del Comune di Portoferraio, organizza il 26 settembre alle ore 17:00  al NAT LAB  di Forte Inglese, un incontro – partecipazione massima 40 persone prenotazione obbligatoria con Info Park 0565 908231 –  durante il quale Enrico Ruzzier, responsabile scientifico WBA, e Leonardo Forbicioni, vice presidente WBA, presenteranno il progetto di studio “Bionet Parks – La rete delle aree protette per la tutela degli impollinatori naturali” dell’Arcipelago Toscano promosso e finanziato dall’Ente Parco. Attraverso presentazioni, filmati e dimostrazioni pratiche verranno illustrate le metodiche di ricerca in campo e le tecniche di studio di questi importantissimi ed insostituibili insetti, in particolare apoidei e farfalle, che svolgono un importante ruolo nell’impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche.

Le attività del progetto, che rientra nelle  attività del Parco dirette alla conservazione della biodiversità finanziate dal Direttiva 2019 del ministero dell’ambiente, saranno svolte in particolare a Capraia, all’Elba, a Pianosa, al Giglio ed a Giannutri.

Al Parco evidenziano che «L’Arcipelago Toscano ospita infatti  comunità particolarissime di Lepidotteri, diverse da quelle che vivono nella adiacente terraferma, ciò in considerazione della sua storia geologica e della varietà di habitat presenti. L’Ente Parco ha attivato convenzioni  per importanti  collaborazioni  scientifiche con il Dipartimento di scienze veterinarie – università di Pisa, con il Dipartimento di biologia dell’università di Firenze,  e con l’Associazione onlus World Biodiversity Association, (WBA) per la realizzazione delle azioni di questo  progetto. La proposta progettuale formulata dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano coglie l’occasione per attuare una serie di iniziative che l’Ente Parco ha da tempo individuato come necessità rilevate sul territorio per contrastare la perdita di biodiversità e, specificamente, degli impollinatori nel contesto degli effetti dei cambiamenti climatici, dell’uso di pratiche agricoli non sostenibili dal punto di vista ambientale, della diffusione di specie esotiche invasive, ecc.».