Le api mellifere europee sono una minaccia per le api autoctone australiane

Per salvare gli impollinatori autoctoni bisogna proteggere l’ambiente e controllare la densità delle api da miele

[12 Aprile 2021]

Lo studio “Interactions between the introduced European honey bee and native bees in urban areas varies by year, habitat type and native bee guild”, pubblicato sul Biological Journal of the Linnean Society  da Kit Prendergast, Kingsley Dixon e Philip Bateman della School of molecular and life sciences della Curtin University,  dimostra che l’introduzione dell’ape europea in Australia «Potrebbe portare al declino o all’estinzione della popolazione di api native quando le colonie competono per le stesse fonti di nettare e polline negli orti urbani e nelle aree del bush».

Lo studio ha evidenziato che «La competizione tra le api autoctone e l’ape europea introdotta potrebbe essere particolarmente intensa nei giardini residenziali dominati da fiori non nativi e si è verificata quando le api condividevano le stesse preferenze floreali».

In queste condizioni, sembrerebbe che le api da miele europee, essendo molto abbondanti e delle efficaci bottinatrici in grado di sfruttare una vasta gamma di fiori, possano sovrapporsi alle api autoctone per competere con loro per le risorse di nettare e polline.

La Prendergast, scienziata della Forrest Foundation della Curtin’s School of Molecular and Life Sciences, ha spiegato che «La ricerca è stata condotta per oltre due anni in giardini urbani e aree di vegetazione autoctona sulla Swan Coastal Plain a Perth, nella Western Australia, e ha rivelato una complessa relazione tra api autoctone e introdotte. Non tutte le specie di api native sono state influenzate, ma quando le api native preferivano molte delle stesse specie di fiori delle api da miele o erano di dimensioni corporee maggiori, il che significa che avevano bisogno di più cibo, è stato il momento in cui le api da miele hanno avuto un impatto negativo sulle api native. Questo si verifica a causa della competizione per le risorse, inella quale le api da miele hanno avuto più successo nello sfruttamento delle risorse alimentari dei fiori, lasciando alle popolazioni di api native non abbastanza nettare e polline per poter sostenersi».

A differenza delle api autoctom ne australiane, le api mellifere formano colonie di decine di migliaia di individui e sono più in grado di comunicare ad altri membri della colonia dove si trovano i fiori. Una comunicazione che avviene attraverso la cosiddetta danza delle api e utilizzando il profumo.

La Prendergast  sottolinea che «La concorrenza delle api da miele è stata particolarmente agguerrita nei giardini residenziali dove ci sono proporzioni più basse dei fiori selvatici nativi che le nostre api native si sono co-evolute per bottinare. Questo impatto della competizione con un’ape super abbondante, addomesticata e selvatica introdotta, se combinato con le pressioni derivanti dalla perdita dell’habitat a causa della crescente urbanizzazione e agricoltura, in particolare l’agricoltura per il bestiame, mette alcune specie di api autoctone a rischio di estinzione o addirittura di essereestinte».

Secondo la Prendergast, «Più piante da fiore, in particolare quelle preferite dalle specie vulnerabili di api autoctone, potrebbe aiutare a evitare che diminuiscano di numero. Per ridurre la pressione sulle api native vulnerabili, sarebbe anche fondamentale controllare la densità delle api da miele».

La ricercatrice australiana conclude: «Le api autoctone sono parte integrante e importante di qualsiasi ecosistema, anche nell’hotspot della biodiversità del sud-ovest australiano nel quale è stata condotta la nostra ricerca. Le api mellifere europee sono state introdotte in tutto il mondo e rappresentano un’ulteriore minaccia per molte specie di api autoctone già a rischio di declino del numero o addirittura di estinzione a causa della crescente urbanizzazione».