Le nursery oceaniche invase da microplastica delle dimensioni delle prede delle larve dei pesci

Nelle slik superficiali marine, molte specie larvali di pesci sono circondate da materie plastiche che ingeriscono

[13 Novembre 2019]

Molti dei pesci marini di tutto il mondo trascorrono i primi giorni o settimane della loro vita a nutrirsi e svilupparsi sulla superficie dell’oceano. Le larve dei pesci costituiscono la prossima generazione di pesci adulti che forniranno proteine ​​e nutrienti essenziali a popolazioni di tutto il mondo, ma finora sapevamo poco sui processi oceanici che influenzano la sopravvivenza delle larve dei pesci. Una lacuna colmata in parte dall’ambizioso quanto preoccupante studio “Prey-size plastics are invading larval fish nurseries”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team statunitense, neozelandese e britannico guidato dal Pacific Islands fisheries science center della National oceanic and atmospheric administration (Noaa), che ha cercato di scoprire dove trascorrono il loro tempo i pesci allo stato larvale e cosa mangiano lì.

Per identificare questi particolari habitat di nursery delle larve dei pesci – che i ricercatori chiamano slicks – nelle acque costiere delle Hawaii, i ricercatori hanno messo insieme ricerche sul plancton realizzate in mare e tecniche avanzate di telerilevamento.

Le slik di superficie somigliano a strade nastriformi più chiare sulla superficie dell’oceano e si formano quando onde e correnti convergono verso gli ecosistemi marini costieri di tutto il mondo. In queste slick di superficie si aggrega anche il plancton, che è un’importante risorsa alimentare per i pesci allo stato larvale- Il team di ricercatori internazionale ha scoperto che nelle slick di superficie c’erano molti più pesci allo stato larvale rispetto alle acque di superficie vicine.

Il coordinatore dello studio, Jonathan Whitney della Noaa e del Joint Institute for Marine and Atmospher Research dell’università delle Hawai‘i – Mānoa, conferma: «Abbiamo scoperto che le slick di superficie contenevano pesci larvali provenienti da una vasta gamma di habitat oceanici, dalle barriere coralline in acque poco profonde, all’oceano aperto e fino alle profondità marine. in nessun altro momento della loro vita questi pesci condividono un habitat oceanico. Le nurseries slick concentrano anche molte prede planctoniche, fornendo così un’oasi di cibo che è fondamentale per lo sviluppo e la sopravvivenza dei pesci allo stato larvale»,

E nelle slick di superficie le larve dei pesci sono più grandi, ben sviluppate e nuotano meglio, una capacità che permette loro di essere più attive e di orientarsi meglio. I ricercatori sono convinto che, per questo, le larve dei pesci tropicali ricerchino attivamente le slick di superficie proprio per sfruttare la concentrazione di prede. Il problema è che il team ha anche scoperto che gli stessi processi oceanici che aggregano le prede concentrano anche materie plastiche galleggianti. Whitney sottolinea. «Siamo rimasti scioccati nello scoprire che così tanti dei nostri campioni erano dominati dalla plastica».

Le densità di plastica in queste “strade” marine che si aprono sulla superficie avevano in media una densità di plastica 8 volte superiore rispetto alle densità di plastica trovata recentemente nel Great Pacific Garbage Patch . Dopo aver calato e rimorchiato 100 volte una rete “manta”, i ricercatori hanno scoperto che «La plastica era 126 volte più concentrata nelle slick superficiali che nelle acque superficiali a soli duecento metri di distanza. C’erano 7 volte più materie plastiche che di pesci larvali».

La maggior parte delle materie plastiche trovate nelle slick di superficie erano molto piccole (meno di 1 millimetro) e purtroppo le larve dei pesci preferiscono prede di queste dimensioni. Dopo aver sezionato centinaia di pesci allo stato larvale, i ricercatori hanno scoperto che molte specie di pesci avevano ingerito particelle di plastica. Whitney  aggiunge. «Abbiamo trovato piccoli pezzi di plastica nello stomaco di specie pelagiche oggetto di pesca commerciale, tra cui pesce spada e mahi-mahi, nonché in specie della barriera corallina come il pesce balestra». La plastica è stata trovata anche nei pesci volanti, che vengono mangiati da predatori all’apice come i tonni e dalla maggior parte degli uccelli marini hawaiani.

Mentre recenti studi dimostrano che i pesci adulti ingeriscono plastica, questo è il primo studio a dimostrare che anche i pesci della barriera corallina e le specie pelagiche larvali stanno consumando plastica, già nei primi stadi del loro sviluppo».

Il principale autore dello studio, l’oceanografo della Noaa Jamison Gove, ricorda che «Le larve dei pesci sono fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e rappresentano il futuro delle popolazioni di pesci adulti. Il fatto che i pesci allo stato larvale siano circondati da materie plastiche cariche di tossine non nutrienti e le ingeriscano, nella loro fase più vulnerabile della loro vita, è motivo di allarme».

I ricercatori non sono sicuri di quanto sia dannosa per i pesci l’ingestione di plastica durante la loro fase larvale. Alla Noaa spiegano ancora che «Nei pesci adulti, la plastica può causare blocco intestinale, malnutrizione e accumulo di sostanze tossiche. I pesci allo stato larvale sono altamente sensibili ai cambiamenti nel loro ambiente e cibo. Le materie plastiche delle dimensioni di una preda potrebbero influire sullo sviluppo e persino ridurre la sopravvivenza delle larve dei pesci che le ingeriscono».

I ricercatori hanno misurato le dimensioni e la distribuzione delle slick di superficie utilizzando i satelliti e anche viste dallo spazio, le slick di superficie si distinguono dal resto dell’oceano. I ricercatori hanno anche scoperto che «Le slick di superficie comprendono meno del 105 dell’habitat oceanico di superficie, ma si stima che contengano circa il 425 di tutti i pesci allo stato larvale che vivono in superficie e circa il 92% di tutte le materie plastiche galleggianti».

Un altro autore dello studio, Greg Asner del Center for Global Discovery and Conservation Science dell’Arizona State University, evidenzia che «Le slick di superficie non erano mai state mappate prima, ma sapevamo che sarebbe stato fondamentale dimensionare lo studio sul campo. Il nostro nuovo metodo sviluppato per questo studio può essere applicato in qualsiasi parte del mondo».

Gove fa notare che «Attualmente, la biodiversità e la produzione della pesca sono minacciate da una varietà di fattori di stress indotti dall’uomo come i cambiamenti climatici, la perdita di habitat e la pesca eccessiva. La nostra ricerca suggerisce che probabilmente ora possiamo aggiungere quell’elenco di minacce l’ingestione di plastica da parte dei pesci allo stato larvale».

Nello studio “Viewpoint  Ocean plastic pollution: A convenient but distracting truth?”, pubblicato a maggio su Marine Policy, i ricercatori britannici Richard Stafford della Bournemouth University e Peter Jones dell’ University College London, criticano l’eccessiva attenzione data all’inquinamento marino da plastica che starebbe distogliendo la società dall’affrontare minacce più note e gravi alla pesca globale. Uno degli autori del nuovo studio, il biologo marino Gareth Williams che insegna alla Bangor University, risponde: «Siamo d’accordo che ridurre le emissioni di carbonio e trovare modi più sostenibili per pescare deve essere una priorità, ma i nostri risultati suggeriscono che sono necessarie ulteriori indagini per comprendere gli effetti dell’ingestione di plastica da parte dei pesci larvali su individui e popolazioni. come società abbiamo la capacità di apportare cambiamenti che alleviano lo stress sugli ecosistemi imposto dalle nostre attività. Possiamo e dovremmo iniziare a fare questi cambiamenti ora, per limitare lo stress alla vita marina già gravemente minacciata».