Le pianure alluvionali in salute svolgono un ruolo chiave nel miglioramento dell’ambiente europeo

Ma il 90% sono state degradate da infrastrutture, disconnessione delle zone umide, agricoltura e urbanizzazione

[3 Marzo 2020]

Le pianure alluvionali coprono il 7% della superficie dell’intera Europa e fino al 30% dei siti protetti da Natura 2000. Ma, oltre ad ospitare più specie e habitat protetti, in queste aree vive anche il 12% della popolazione europea e vi sorgono molte città europee. Ad esempio, oltre il 25% della popolazione del Liechtenstein, della Bosnia ed Erzegovina, dei Paesi Bassi e della Slovacchia vive in zone pianeggianti.  Le pianure alluvionali forniscono importanti servizi ecosistemici che comprendono la prevenzione naturale dai disastri idrogeologici e le risorse idriche, la depurazione delle acque, habitat, biodiversità e attività ricreative. Nelle pianure alluvionali degradate, la qualità di questi servizi è ridotta. Attualmente solo il 17% degli habitat protetti dell’Europa legatialle pianure alluvionali raggiunge una buona stazione di conservazione e il 40% dei corpi idrici europei raggiunge un buono stato ecologico. Il miglioramento dei servizi ecosistemici forniti dalle pianure alluvionali potrebbe migliorare questi risultati.

Ed è d proprio di questo che si occupa il rapporto “Floodplains: a natural system to preserve and restore” pubblicato oggi dall’European environment agency (Eea) secondo il quale «Un approccio più basato sugli ecosistemi nella gestione delle pianure alluvionali contribuirebbe a conservare e ripristinare la biodiversità e ridurre l’inquinamento chimico e da nutrienti nei fiumi, laghi e zone umide e ad aumentare la ritenzione idrica. Un simile approccio riconoscerebbe le molteplici funzioni che svolgono le pianure alluvionali».

Ma in Europa le ultime pianure alluvionali naturali indisturbate sono sottoposte a una crescente pressione da parte dello sviluppo umano, mettendo a rischio i ruoli ambientali unici che svolgono durante gli alluvioni ciclici. Il rapporto Eea ricorda gli studi che «dimostrano che negli ultimi due secoli fino al 90% delle pianure alluvionali sono state degradate dal punto di vista ambientale a causa della protezione strutturale dalle inondazioni, dal raddrizzamento dei fiumi, della disconnessione delle zone umide delle pianure alluvionali, dell’uso dei terreni agricoli e dell’urbanizzazione».

Questo degrado ha avuto un impatto sfavorevole sulla capacità delle pianure alluvionali di fornire adeguatamente importanti servizi ecosistemici che, altrimenti, potrebbero gestire l’aumento del rischio di alluvioni causato dai cambiamenti climatici e migliorare lo stato delle risorse idriche e della biodiversità.

Il rapporto fa notare che «Mentre i cambiamenti storici hanno supportato la crescita economica e la protezione dalle inondazioni, hanno avuto gravi conseguenze ambientali. Lo sviluppo urbano e agricolo delle pianure alluvionali insieme alla protezione strutturale dalle inondazioni hanno contribuito notevolmente a disconnettere i fiumi dalle loro pianure alluvionali, riducendo i loro ruoli essenziali nella mitigazione delle inondazioni e della siccità, così come per gli habitat e la protezione della qualità delle acque. Questi cambiamenti hanno anche reso più dannose le inondazioni odierne».

E le alluvioni per l’Europa rimangono una delle calamità naturali più costose. Il rapporto evidenzia che«Iil ripristino delle pianure alluvionali, incentrato su soluzioni basate sulla natura e un approccio di gestione degli ecosistemi, ha il potenziale per aumentare notevolmente il ruolo che queste aree possono svolgere nel conseguire benefici ambientali positivi, riducendo allo stesso tempo gli impatti negativi delle alluvioni. Inoltre, le pianure alluvionali mantenute nelle loro condizioni naturali sosterrebbero gli obiettivi previsti dalla vigente legislazione dell’Unione europea, tra cui la direttiva quadro sulle acque quella sulle inondazioni e quelle habitat e uccelli.

L’Eea conclude: «Il ripristino e la conservazione delle pianure alluvionali può anche sostenere gli obiettivi dell’European Green Deal, compresi i cambiamenti climatici, la lotta alla perdita di biodiversità e l’eliminazione dell’inquinamento».