L’inquinamento luminoso altera le interazioni predatore-preda

Il caso dei puma e dei cervi mulo nell’intermountain West Usa

[20 Ottobre 2020]

Il nuovo studio  “Artificial nightlight alters the predator-prey dynamics of an apex carnivore”, pubblicato su Ecography da un team di ricercatori statunitensi  fornisce una forte prova del fatto che l’esposizione all’inquinamento luminoso altera le dinamiche predatore-preda nei puma  (Puma concolor) e nei cervi mulo (Odocoileus hemionus) che vivono  nell’intermountain West, una regione in rapido sviluppo dove le luci artificiali notturne rappresentano crescente disturbo ambientale.

L’Intermountain West si estende per quasi 400.000 miglia quadrate ed è un luogo ideale per valutare come le diverse esposizioni all’inquinamento luminoso influenzino il comportamento di cervi muli e puma e le loro dinamiche predatore-preda. Entrambe le specie sono ampiamente distribuite in tutta la regione – il cervo mulo è la principale preda del puma – e la regione presenta una vasta gamma di condizioni di illuminazione notturna. Nell’Intermountain West ci sono anche alcuni dei cieli notturni più bui degli Stati Uniti continentali, ma anche alcune delle aree metropolitane in più rapida crescita, tra cui Las Vegas e Salt Lake City. Tra i territori selvaggi scuri e le città illuminate c’è l’interfaccia selvaggio-urbano, la zona in rapida espansione in cui case e strutture associate vengono costruite all’interno delle foreste e di altri tipi di copertura vegetale naturale non urbanizzata.

Lo studio è il primo a valutare gli impatti dell’inquinamento luminoso sulle interazioni predatore-preda su una scala regionale e combina dati satellitari sulle luci notturne artificiali con i dati GPS sugli spostamenti di centinaia di cervi muli e puma dotati di collari radio.

All’università del Michigan, che ha guidato il team di ricerca, spiegano che lo studio ha rilevato che: «I cervi muli che vivono nelle aree inquinate dalla luce sono attratti dall’illuminazione notturna artificiale, associata alla vegetazione verde intorno alle case. I puma, noti anche come leoni di montagna e coguari, sono in grado di cacciare con successo all’interno delle aree inquinate dalla luce selezionando i punti più scuri del territorio per uccidere. Mentre i cervi muli che vivono nei luoghi bui delle terre selvagge sono più attivi all’alba e al tramonto, quelli che vivono intorno alla luce notturna artificiale si cibano durante il giorno e sono più attivi di notte dei cervi selvatici, specialmente durante l’estate».

Mettendo insieme i dati raccolti da agenzie per la fauna selvatica Statali e federali in tutta la regione, lo studio ha prodotto quello che probabilmente è il più grande dataset sulle interazioni tra puma e cervo mulo, due delle specie di grandi mammiferi più importanti dal punto di vista ecologico ed economico nel West Usa. Inoltre, le agenzie per la fauna selvatica hanno fornito le posizioni di 1.562 siti in cui i puma hanno ucciso con successo un  cervo mulo.

Il principale autore dello studio Mark Ditmer, ex ricercatore dell’università della Michigan e ora alla Colorado State University, sottolinea che «I nostri risultati fanno luce su alcuni dei modi in cui i cambiamenti nell’utilizzo del suolo stanno creando un mondo più luminoso che ha un impatto sulla biologia e sull’ecologia di specie di mammiferi altamente mobili, compreso un carnivoro all’apice»,

Anche secondo l’autore senior dello studio Neil Carter, della School for environment and sustainability dell’università del Michigan, «Questo documento rappresenta un’impresa enorme e, per quanto ne sappiamo, questo dataset è il più grande mai compilato per queste due specie».

Nel sempre più arido West Usa, i cervi mulo sono attratti dalla vegetazione presente nei cortili e nei parchi dell’interfaccia tra territorio selvaggio e urbano. I predatori li seguono, nonostante l’aumento dei livelli di luce notturna che normalmente eviterebbero. Iniziando lo studio, i ricercatori sospettavano che l’inquinamento luminoso all’interno dell’interfaccia selvaggio-urbana potesse alterare le interazioni puma-mulo cervo in un paio di modi: la luce artificiale notturna avrebbe potuto creare uno scudo che protegge i cervi dai predatori e consente loro di foraggiarsi liberamente, oppure i puma potrebbero sfruttare l’elevata densità di cervi all’interno dell’interfaccia tra terre selvagge e città, banchettando con  prede facili all’interno di quella che gli scienziati chiamano una trappola ecologica.

I dati dello studio forniscono un sostegno a entrambe le ipotesi dello scudo anti-predatore che della trappola ecologica. «In determinati momenti e luoghi all’interno dell’interfaccia selvaggio-urbano – dicono i ricercatori –  per i puma c’è semplicemente troppa luce artificiale e/o attività umana, creando uno scudo protettivo per i cervi. Una trappola ecologica si verifica quando un animale viene indotto in errore, o intrappolato,stabilendsi  in un habitat apparentemente attraente ma in realtà di bassa qualità. In questo caso particolare, i cervi muli sono attratti dal verde dell’interfaccia tra terre selvagge e città e possono erroneamente percepire che l’illuminazione notturna potenziata crei una zona priva di predatori. Ma i puma sono in grado di cacciare con successo all’interno dell’interfaccia selvaggia-urbana selezionando attentamente i punti più oscuri del territorio per uccidere». I Ricercatori hanno scoperto che «Al contrario, i puma che vivono in luoghi bui e selvaggi cacciano in luoghi in cui i livelli di luce notturna sono leggermente più alti rispetto ai dintorni».

Carter conclude: «L’Intermountain West è la regione in più rapida crescita degli Stati Uniti e prevediamo che i livelli di luce notturna aumenteranno drasticamente in grandezza e nello spazio. E’ probabile che questi livelli elevati di luce notturna alterino fondamentalmente un sistema predatore-preda di importanza ecologica e gestionale: entrambe le specie sono cacciate ampiamente in questa regione e sono economicamente e culturalmente importanti».