Marea nera della Deepwater Horizon, dopo 5 anni anche i messicani chiedono i danni ambientali

Una class action contro la BP: i disperdenti hanno ucciso coralli, pesci e crostacei

[16 Dicembre 2015]

Un’associazione messicana, Acciones Colectivas de Sinaloa (ACS), ha presentato una class action contro British Petroleum México Holding Company e British Petroleum Exploration México Limited, con sede in Messico,  BP Exploration and Production Inc e BP America Production Company, con sede ad Houston in Texas, per chiedere risarcimenti per i potenziali danni  creati al Messico dalla marea nera della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, esplosa e naufragata il 20 aprile del 2010 nel Gilfo del Messico, causando 11 morti e il più grande disastro ambientale della storia statunitense.   .

David Cristóbal Alvarez, presidente del consiglio direttivo di ACS ha detto alla  Reuters che «La richiesta si basa sul riconoscimento  pubblico della BP del danno causato dallo sversamento della piattaforma Deepwater Horizon nell’aprile del 2010 e su studi che sostengono un supposto danno ambientale al Messico. Quando successe l’incidente, la contaminazione non aveva colpito il Golfo del Messico nella parte che corrisponde al Messico, per questo non si poteva presentare nessuna richiesta. Però, con le correnti marine e l’aria l’inquinamento si estese al Golfo del Messico e cominciò a colpire persone e cose nelle coste degli Stati che  fanno parte del Golfo del Messico».

L’esplosione della Deepwater Horizon provocò una marea nera di milioni di barili di petrolio che in tre mesi raggiunse ed inquinò le coste di diversi Stati USA. La BP ha iniziato a pagare i risarcimenti negli USA, ma il vicino Messico non è stato minimamente coinvolto nella trattativa per risarcire i danni. Alvarez ha detto che «Quello che vogliamo con questa richiesta è la riparazione del danno all’ambiente, nel caso lo si riconosca», il giudice messicano dovrebbe decidere entro febbraio – marzo se accettare o meno la class action.

I messicani dicono che la British Petroleum ha indennizzato le popolazioni statunitensi del Golfo del Messico con 7,8 miliardi di dollari, ma sul territorio messicano non è mai arrivato nessun risarcimento, ora ACS  chiede v che la multinazionale petrolifera paghi anche per i danni ambientali provocati dallo sversamento petrolifero. Come spiga Nayeli Roldán su  Animal Político «Uno degli argomenti della richiesta è che, nel dicembre 2010, gli scienziati trovarono le prove che spesse strisciate di petrolio, che sono affondate a cauda dei disperdenti, ricoprono aree del fondo marino nel Golfo del Messico, il che ha causato la morte delle barriere coralline in acque profonde che vivono in questa zona».

Secondo Acciones Colectivas de Sinaloa il disastro della Deepwater Horizon  ha causato la distruzione di habitat ed ecosistemi marini e di siti di riproduttivi di molte specie, il che «rappresenta un forte danno fino ad oggi irreparabile». Inoltre  ha colpito l’economia delle popolazioni costiere impedendo la esca, con «un grave danno all’ambiente ed un disastro ecologico che ha colpito tutti i membri della collettività».

L’avvocato che rappresenta ACS, Luis Pérez de Acha, ha spiegato ad Animal Político che «Né il governo né le vittime hanno preteso il risarcimento del danno dall’impresa petrolifera; tuttavia, c’è il precedente della la Suprema Corte de Justicia de la Nación (SCJN) che permette di agire in giudizio per violazione dei diritti della collettività, come è in questo caso l’inquinamento ambientale».

Il danno al mare e all’ambiente messicano sarebbe stato causato soprattutto dai milioni di litri di disperdenti chimici sparsi dagli aerei sulla marea nera in modo che il greggio si solidificasse e affondasse. Una pratica che serve a “ripulire” la superficie del mare ma ormai considerata più dannosa degli stessi sversamenti petroliferi perché queste sostanze, dannose per la salute degli esseri umani e delle specie marine, continuano ad inquinare i fondali e a danneggiare l’intera catena alimentare.

La denuncia di ACS ricorda che diversi studi scientifici riportano la scoperta di gamberi «senza occhi» e di  «mutanti» e il danneggiamento di specie che vivono nel Golfo del Messico come il granchio azzurro, il granchio pietra e il granchio Buster.

La morte dei coralli e i problemi per pesci e crostacei dipendono dal fatto che gli idrocarburi sversati nel disastro della Deepwater Horizon contengono sostanze nocive come benzene etile, toluene, xilene, piombo, zinco, e naftalene, gas diesel, idrocarburi aromatici polinucleari e metalli pesanti, come alluminio, cadmio, nichel, fluorantene, arsenico, rame, mercurio.

Anche la Procuraduría Federal para la Protección del Medio Ambiente (PROFEPA) avrebbe dovuto presentare una denuncia contro la BP per l’inquinamento avvenuto nel territorio del Messico, ma in 5 anni non l’ha mai fatto, perdendo l’occasione che venissero riconosciuti ai messicani gli stessi diritti delle popolazioni costiere statunitensi danneggiate dalla marea nera. Ora Pérez de Acha spera che la domanda di indennizzo venga accolta e dice che gli eventuali risarcimenti verranno messi in fondo speciale  destinato ad opere di risarcimento o mitigazione dei danni ambientali. Inoltre, durante il processo, anche i messicani che hanno subito danni dal disastro BP potrebbero aggiungersi e chiedere altri indennizzi.