Nell’ultimo anno nati (almeno) 11 cuccioli di orso marsicano nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

È necessario però migliorare sulla sopravvivenza delle femmine adulte. Pochi mesi fa un esemplare con due cuccioli è morto in una cisterna dell’acqua

[29 Gennaio 2019]

Da oltre un decennio, il Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise porta avanti un’attività di monitoraggio intensivo – secondo uno specifico protocollo messo a punto dall’Università di Roma – che negli ultimi tempi ha messo in luce un risultato «molto positivo» per quanto riguarda la natalità nella popolazione di orso marsicano. Dal monitoraggio iniziato lo scorso aprile emerge infatti che sono «almeno 4 le femmine di orso marsicano che si sono riprodotte quest’anno nel Parco», ed è «il terzo anno consecutivo che si osservano da 10 a 12 nuovi nati nella popolazione».

«L’area del Parco – spiegano dall’Ente – offre buoni livelli di produttività alimentare anche al di fuori dei periodi di pasciona e che, nonostante la bassa consistenza numerica degli orsi, nella popolazione è presente una riserva importante di femmine adulte.  Segnali positivi che però non ci devono far abbassare la guardia». Nonostante i risultati delle conte siano incoraggianti, il numero delle femmine con i piccoli è comunque molto basso: da 1 a 6 unità all’anno, in quanto le femmine adulte sono poche (circa 15) e si riproducono ogni 3 -4 anni.

«Il futuro dell’orso – argomentano dal Parco – sta in buona parte nella sopravvivenza delle femmine adulte e in misura minore nella sopravvivenza dei cuccioli: in caso di mortalità di una femmina adulta sono necessari più di 12 anni affinché un cucciolo femmina possa prendere il suo posto nella popolazione. Tra il 2007 e il 2018 sono morte 15 femmine, di cui 10 in età riproduttiva. La mortalità delle femmine adulte, anche accidentale, come quella avvenuta nel 2018 ai danni di una femmina con due cuccioli in una cisterna dell’acqua, di cui uno femmina, e la persistenza di altri fattori di rischio e/o disturbo dentro e fuori parco evidenziano ancora una volta la necessità di azzerare i casi di mortalità causati direttamente o indirettamente dall’uomo (presenza di cani vaganti, animali al pascolo brado, bracconaggio, avvelenamenti, incidenti stradali, persone fuori sentiero)».

Ecco dunque che per il presidente del Parco, Antonio Carrara è «realistico ipotizzare che l’orso marsicano potrà uscire dal rischio reale di estinzione se si riuscirà ad incrementare, anche di poco, la sopravvivenza delle femmine adulte. Su questo il Parco deve assicurare il massimo impegno».

Alla luce dei dati forniti dal Parco anche dal Wwf sottolineano come il reale problema per l’orso non sia la disponibilità  di risorse per il suo nutrimento , ma «l’elevatissima mortalità  di origine antropica: tra il 2007 e il 2018 sono morte 15 femmine, di cui 10 in età  riproduttiva. Questo pericoloso trend è confermato anche dal drammatico evento del novembre scorso in cui, a Villavallelonga (AQ), una delle femmine e i suoi due cuccioli sono morti affogati in una vasca per la raccolta dell’acqua piovana di alta quota, mai messa in sicurezza nemmeno dopo la morte di altri due orsi nel 2010, sempre nello stesso luogo. Incuria e immobilismo degli enti preposti sono inaccettabili quando è in gioco la sopravvivenza di una popolazione di orso ormai ad un passo dall’estinzione (si stima la presenza di circa 50 orsi nell’areale appenninico).

Per la salvezza della esigua popolazione di orsi sull’Appennino – continua il Panda nazionale – è doveroso lavorare sodo per la riduzione delle cause di mortalità  quali bracconaggio, investimenti e morti accidentali e per aumentare la connettività  tra le aree naturali protette potenzialmente idonee alla presenza di questa specie, in modo da permettere la crescita numerica della popolazione e la sua espansione in altre aree appenniniche».  Passi fondamentali per garantire un futuro «alla popolazione di orso più rara del pianeta».