Nemmeno i super-resistenti tardigradi sono invulnerabili al riscaldamento globale

Il clima è la Kryptonite di questi minuscoli invertebrati con i super-poteri

[16 Gennaio 2020]

Finora sono state descritte circa 1.300 specie di tardigradi, piccoli animali – lunghi tra i 50 micrometri e 1,2 millimetri – con il corpo a forma di botticella e diviso in una testa e un tronco con quattro paia di zampe e in grado di sopravvivere in condizioni estreme e perfino di resuscitare. Infatti, i tardigradi essiccati sopravvivono a temprature incredibilmente basse – fino a meno 272° C – e sono in grado di sopravvivere anni senza ossigeno e acqua e persino nello vuoto dello spazio. Ma lo studio “Thermotolerance experiments on active and desiccated states of Ramazzottius varieornatus emphasize that tardigrades are sensitive to high temperatures”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori dei dipartimenti di biologia e scienze matematiche della Københavns Universitet, rivela che anche questi minuscoli animaletti apparentemente invulnerabili e che nel loro stato di Animali, che nel loro stato essicczione sono noti soprattutto per la loro straordinaria tolleranza agli ambienti estremi, hanno la loro Kryptonite: il riscaldamento globale. Sono infatti molto vulnerabili alle esposizioni a lungo termine alle alte temperature

I ricercatori danesi , ricordano che «Il cambiamento climatico, sta già causando una vasta gamma di impatti negativi su molti habitat del nostro pianeta. È quindi della massima importanza capire in che modo l’aumento delle temperature può influire sulla salute e sul benessere degli animali.

Nello studio, il team guidato da Ricardo Neves e Nadja Møbjerg presenta i risultati sulla tolleranza alle alte temperature di una specie tardigrado: il Ramazzottius varieornatus che si frequentemente negli habitat di acqua dolce transitori. Neves spiega che «Gli esemplari utilizzati in questo studio sono stati recuperati dalle grondaie di una casa situata a Nivå, in Danimarca. Abbiamo valutato l’effetto delle esposizioni all’alta temperatura nei tardigradi attivi e essiccati e abbiamo anche studiato l’effetto di un breve periodo di acclimatazione sugli animali attivi»

Piuttosto sorprendentemente, i ricercatori hanno stimato che «Per i tardigradi attivi non acclimatati la temperatura media letale è di 37,1° C, sebbene un breve periodo di acclimatazione porti ad un piccolo ma significativo aumento della temperatura media letale a 37,6° C».  E fanno notare che «Questa temperatura non è lontana dalla temperatura massima attualmente misurata in Danimarca, cioè 36,4° C». Per quanto riguarda i tardigradi essiccati, gli autori dello studio hanno visto che «La temperatura di mortalità stimata del 50% è di 82,7° C dopo esposizioni di 1 ora, sebbene sia stata registrata una riduzione significativa a 63,1° C dopo esposizioni di 24 ore».

Oltre alla loro capacità impressionante di tollerare ambienti estremi, i tardigradi sono anche molto interessanti per la loro stretta relazione evolutiva con gli artropodi (ad esempio, insetti, crostacei, ragni). In quanto animali acquatici, i tardigradi per essere attivi devono essere avvolti da un film d’acqua, ma sono in grado di sopportare periodi di essiccazione (anidrobiosi) entrando in criptobiosi, uno stato ametabolico reversibile comune soprattutto tra le specie limno-terrestri. Di conseguenza, i tardigradi entrano nel cosiddetto stato “tun” contraendo il corpo, ritraendo le zampe e riorganizzando i loro organi interni. Questo permette loro di tollerare condizioni ambientali estreme, compresa la riduzione dell’ossigeno (anossiossosi), alte concentrazioni tossiche (chemobiosi), alta concentrazione di soluti (osmobiosi) e temperature estremamente basse (criobiosi).

La straordinaria tolleranza dei tardigradi agli ambienti estremi riguarda anche la resistenza alle alte temperature: alcune specie di tardigradi tollerano temperature fino a 151° C, ma il tempo di esposizione verificato è stato di “soli” 30 minuti. Altri studi sulla termotolleranza dei tardigradi essiccati (anidrobiotici) hanno rivelato che esposizioni superiori a 80° C per 1 ora hanno provocato un’alta mortalità, con quasi tutti i campioni morti a temperature superiori ai 103° C. Resta tuttavia sconosciuto come i tardigradi anidrobiotici gestiscano esposizioni a alte temperature per periodi superiori a un’ora.

Neves conclude: «Da questo studio, possiamo concludere che i tardigradi attivi sono vulnerabili alle alte temperature, anche se sembra che queste creature sarebbero in grado di acclimatarsi all’aumento delle temperature nel loro habitat naturale. I tardigradi essiccati sono molto più resistenti e possono sopportare temperature molto più elevate di quelle sopportate dai tardigradi attivi. Tuttavia, il tempo di esposizione è chiaramente un fattore limitante che limita la loro tolleranza alle alte temperature. Infatti, sebbene i tardigradi siano in grado di tollerare una serie diversificata di condizioni ambientali gravi, la loro resistenza alle alte temperature è notevolmente limitata e questo potrebbe effettivamente essere il tallone d’Achille di questi animali altrimenti super resistenti».