No al taglio generalizzato della vegetazione lungo le strade della provincia di Biella

Le associazioni ambientaliste piemontesi: così si violano norme sulla protezione ambientale e lo stesso Codice della Strada

[10 Marzo 2021]

Legambiente, Pro Natura, Lipu, Wwf, Italia Nostra, Lega per l’abolizione della caccia e Tutela Ambiente Montano, scrivono in un comunicato congiunto che «Verso la fine dell’inverno, puntuali come i primi fiori di campo, arrivano le ordinanze dei Comuni e delle Provincie che chiedono il taglio generalizzato della vegetazione lungo tutte le strade, senza minimamente entrare negli aspetti ecologici, paesaggistici, ambientali, guidate solo dalla paura degli uffici preposti, che pensano di risolvere un problema complesso (la presenza di vegetazione lungo le strade) con una decisione semplice (il taglio totale)».

Secondo le associazioni l’ultimo esempio è quello della provincia di Biella, che con l’ordinanza 11/2021 ha richiesto il «taglio di tutte le piante esistenti lungo il bordo delle strade suddette, entro una fascia minima di profondità non inferiore a 6 metri a monte ed a valle della sede stradale, misurata orizzontalmente».

Per gli ambientalisti piemontesi è «Una strage di alberi, per la maggior parte in piena salute, motivata con generici richiami al pericolo per la circolazione, ed una serie di articoli di legge citati in serie». Ma aggiungono che «Fortunatamente per l’ambiente ed il paesaggio, leggendo con attenzione i singoli articoli, e utilizzando chiarimenti forniti dal ministero dei trasporti (oggi ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile) si arriva facilmente ad una proposizione molto più articolata».

Le associazioni partono dalle motivazioni della norma principale: il Codice della Strada e sottolineano che «Il pericolo è che un qualsiasi albero potrebbe cadere ed invadere la strada, provocando incidenti anche gravi. Fuori dai centri abitati è quindi vietato piantare alberi ad una distanza inferiore alla massima altezza raggiungibile, ad esempio (ma questo non è scritto) un pioppeto dovrebbe essere posto a non meno di 25 metri da qualsiasi strada, comprese le strade locali e le interpoderali. Ma la norma vale dal 1992, quindi un albero piantato prima non è fuorilegge ed i boschi non vengono piantati, quindi non sono compresi. La norma, inoltre, vale fuori dai centri abitati, quindi bisognerebbe distinguere. Per le siepi, non basta che si sporgano oltre il confine per prevedere il taglio, devono anche nascondere la segnaletica, come specificato dall’apposito articolo del CdS».

Poi c’è l’articolo 31 del Codice della Strada che, come fanno notare gli ambientalisti, «Sanziona chi provoca, anche con il taglio della vegetazione, frane e scoscendimenti a monte e a valle della strada: sappiamo benissimo che parte delle frane sono causate o facilitate dalla scorretta gestione dei pendii: abbiamo molti esempi in cui il taglio di pochi alberi, con un controvalore economico di poche centinaia di euro, ha provocato danni e necessità di opere di contenimento in cemento armato mille volte superiori».

Le associazioni sottolineano anche che «Nell’ordinanza le disposizioni interessano indistintamente anche le strade provinciali che attraversano o lambiscono aree protette regionali o della Rete Natura 2000. Non ci risulta peraltro che l’ente provinciale abbia preventivamente coinvolto gli enti gestori per definire gli approcci e le misure adeguate per la messa in sicurezza della viabilità in ragione degli specifici contesti e obiettivi di tutela di queste aree». E ricordano che il Consiglio di Stato, con la sentenza 1189/16, ha censurato il comportamento del Comune di Roccantica per non aver condotto una indagine specifica su alcuni alberi di considerevole età: «La violazione delle garanzie partecipative – qui di particolare pregnanza, atteso il valore sia ornamentale che economico delle storiche querce e comunque il costo immaginabile della rimozione delle piante e dell’estirpazione dei ceppi – è vizio conseguente».

Le associazioni piemontesi concludono: «In definitiva l’ordinanza ci pare in linea con quanto proposto dal presidente George W. Bush nel 2003, deforestare 8 milioni di ettari di foreste, in particolare eliminando tutti i giovani alberi, per evitare gli incendi boschivi. Le associazioni chiedono una riformulazione dell’ordinanza, confidano che la Provincia di Biella la riveda in termini più compatibili con ambiente e paesaggio, e stanno nel contempo valutando tutte le azioni di contrasto possibili».