No Oil – StopSeadrilling: un impegno comune per il futuro del mar Adriatico

L’appello delle associazioni degli Stati costieri contro le trivellazioni offshore

[16 Giugno 2015]

Quest’anno Goletta Verde partirà il 20 giugno da Rovigno, in Croazia, dove Legambiente parteciperà ad terrà un’assemblea internazionale, insieme alla coalizione croata SOS Za Jadran (SOS Adriatico), per una mobilitazione comune, a livello internazionale, contro le trivellazioni petrolifere che minacciano l’Adriatico su più fronti.

Infatti, Goletta Verde quest’anno lancerà l’appello comune in difesa dell’adriatico No Oil – StopSeadrilling che è già sottoscritto da tante associazioni in Italia e all’Estero, «per palesare il fronte comune contro le estrazioni petrolifere» e per raccogliere il maggior numero di adesioni. Legambiente sottolinea che «L’azione rientra nel nostro percorso verso la COP21 di Parigi e vedrà il coinvolgimento della Coalizione italiana “Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima”».

Il 209 giugno insieme a tanti comitati, associazioni e cittadini, Goletta Verde promuoverà un’azione simultanea su tutte le coste adriatiche, per dire no alle trivellazioni e Rossella Muroni, direttrice generale del Cigno Verde, spiega che «L’azione consisterà nel portare in spiaggia un grande striscione con i contorni della scritta “NO OIL” insieme a vernici, pennelli e pennarelli, e chiedere ai passanti di lasciare il loro segno con una pennellata, un segno o un messaggio». Al momento ci sono già tantissime iniziative confermate su entrambe le sponde dell’Adriatico.
L’azione sarà anche virtuale, sui social network: chi non potrà prendere parte all’azione, può partecipare fotografandosi con un cartello con la scritta: NO OIL #stopseadrilling da condividere sui social network con l’hashtag #stopseadrilling. E’ già disponibile on-line un cartello tipo ma ci si può anche sbizzarrire, bizzarrirvi, personalizzando le foto con delle macchie

Ecco il testo dell’appello:

No Oil – StopSeadrilling, un impegno comune per il futuro del mar Adriatico

Sono 36.823 i kmq del Mar Adriatico croato suddivisi in 29 macro aree da investigare per la ricerca di idrocarburi. Un’attività che andrebbe ad aggiungersi alle 9 le piattaforme di estrazione di gas in acque croate e a quelle presenti nelle acque italiane. Qui le aree interessate da attività di ricerca petrolifera ammontano a quasi 12.000 kmq. Sono 6 le piattaforme già attive per l’estrazione di greggio. Nell’Alto Adriatico italiano, invece, sono attive 39 concessioni per l’estrazione di gas, da cui si estrae il 70% del metano prodotto in Italia. La strada intrapresa da alcuni Paesi, Croazia e Italia in primis, giustificata secondo la logica di incrementare la propria economia e la propria indipendenza energetica nazionale, è miope, di breve durata ed anacronistica. Le quantità di idrocarburi in gioco, infatti, inciderebbe di poco sull’economia e sull’indipendenza energetica dei singoli Stati, la maggior parte del guadagno andrebbe a compagnie private, che vedrebbero incrementare le proprie casse personali mentre i rischi e i possibili danni ricadrebbero sulla collettività.

Il Mar Adriatico è un ambiente estremamente fragile per le caratteristiche proprie di “mare chiuso” che definiscono un ecosistema molto importante e già messo a dura prova. In questo contesto si inseriscono le nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi con tutti gli impatti che comporterebbero non solo per l’ecosistema marino, ma anche per le attività che oggi costituiscono un’importante ricchezza per i Paesi costieri come la pesca e il turismo. Inoltre la questione della sicurezza delle attività estrattive è al centro della direttiva 2013/30/UE che prevede un rafforzamento delle condizioni di sicurezza ambientale per la ricerca e lo sfruttamento in mare nel settore degli idrocarburi. Un altro riferimento importante è anche la direttiva 2008/56/CE, riguardante la Strategia marina, che ha tra gli altri l’obiettivo del buono stato ecologico del mare (GES) al 2020 e prevede di valutare anche l’impatto cumulativo di tutte le attività per una gestione integrata del sistema marino-costiero. La direttiva 2014/89/EU, che istituisce un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo (MSPD), richiama, poi, l’istituzione di una maggiore cooperazione transfrontaliera. Inoltre, due aree dell’Adriatico rispettano i criteri delle aree marine ecologicamente o biologicamente significative (EBSAs) della Convenzione sulla Diversità Biologica: l’Adriatico del Nord e l’area speciale Jabuka Pomo Pit.

Alla luce di tutto questo chiediamo che siano messe in campo azioni per uscire dal petrolio e per tutelare il mar Adriatico, al di là dei limiti territoriali nazionali, con un impegno unitario su alcuni punti:
fermare l’estrazione petrolifera nel mar Adriatico per scegliere un diverso sviluppo economico, sociale e ambientale;
richiedere comunque l’avvio della procedura di VAS transfrontaliera, coinvolgendo tutti i Paesi costieri, per valutare l’impatto cumulativo delle attività di prospezione, ricerca e estrazione di idrocarburi;
promuovere un’economia fossil-free per un futuro pulito, efficiente e rinnovabile, aprendo prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadute anche occupazionali, oltre che ambientali. Un’azione determinante nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, su cui chiedere un impegno forte a livello internazionale già dalla prossima COP21, che si terrà a Parigi a dicembre 2015;
lanciare una vera e propria vertenza ambientale dell’Adriatico, che affonda le sue radici nella storia di una civiltà che ha visto il mare come elemento comune delle popolazioni costiere. Occorre innanzitutto ripartire dalla valorizzazione del patrimonio ambientale a beneficio delle comunità locali, del mare e del territorio;
la tutela della biodiversità marina passa attraverso il rilancio di un’economia legata ad una pesca sostenibile che eviti lo sfruttamento delle specie più consumate e la promozione di una nuova idea di turismo legato al mare che faccia della sostenibilità ambientale il suo punto di forza. per affrontare la centralità della questione ambientale in Adriatico sosteniamo una assunzione nuova da parte di tutti gli attori coinvolti.

Per realizzare tutto questo ci impegniamo fin da subito per una collaborazione importante fra tutti i Paesi costieri, con il concorso di tutte le realtà associative, istituzionali, politiche ed economiche delle sue coste, per l’avvio di un percorso comune.

Coalizione S.O.S. per l’Adriatico (Greenpeace Croatia, Green Action / Friend of the Earth, WWF Adria, Sunce, Green Istria); “Coalizione Italiana Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima” (ACLI, AIAB, AIIG, ARCI, ARCI CACCIA, ARCI SERVIZIO CIVILE, ASUD, AUSER, CEVI – CENTRO DI VOLONTARIATO INTERNAZIONALE DI UDINE, CGIL, CIA, COLDIRETTI, CTS, FEDERCONSUMATORI, FIAB, FIOM, FOCSIV, FONDAZIONE CULTURALE RESPONSABILITA’ ETICA, FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA, GREENPEACE, ISDE-MEDICI PER L’AMBIENTE, ISTITUTO NAZIONALE URBANISTICA – INU, ITALIAN CLIMATE NETWORK, KYOTO CLUB, LA NUOVA ECOLOGIA.IT, LEGA PESCA, LEGAMBIENTE, LINK, LIPU, LUNARIA, MAREVIVO, MOVIMENTO CONSUMATORI, MOVIMENTO DIFESA CITTADINO, OXFAM, PRO NATURA, RETE DEGLI STUDENTI MEDI, RETE DELLA CONOSCENZA, RETE PER LA PACE, RINNOVABILI.IT, RSU ALMAVIVA, SALVIAMO IL PAESAGGIO, SBILANCIAMOCI, SI’ RINNOVABILI NO NUCLEARE, SLOW FOOD ITALIA, SPI – CGIL, TOURING CLUB ITALIANO, UIL, UISP, UNIONE DEGLI STUDENTI, UNIONE DEGLI UNIVERSITARI, WWF ITALIA); Green Italia, Greenpeace Slovenia (Slovenia), ANEP (Albania), LEGAMBIENTE VLORE (Albania), GREEN HOME (Montenegro), ADP-ZID (Montenegro), Osservatorio Balcani Caucaso, Skupina 85, SIB – Confcommercio (Sindacato Italiano Balneatori), Lega Pesca, CNA Balneator, Donnedamare