Non solo api, gli insetticidi neonicotinoidi minacciano anche la sopravvivenza degli uccelli selvatici

Fanno perdere peso agli uccelli canori e ritardano la loro migrazione, causandone il declino

[16 Settembre 2019]

Lo studio “A neonicotinoid insecticide reduces fueling and delays migration in songbirds”, pubblicato su Science da Margaret Eng e Christy Morrissey dell’università del Saskatchewan (USask) e Bridget Stutchbury della York University – Toronto, dimostra come alcuni degli insetticidi più utilizzati al mondo potrebbero essere tra i responsabili del drastico calo delle popolazione di uccelli canori.

Si tratta dei risultati del primo esperimento fatto per tracciare gli effetti di un pesticida neonicotinoide su degli uccelli selvatici e ne è venuto fuori che se i passeri corona bianca (Zonotrichia leucophrys)  consumano piccole dosi dell’insetticida imidacloprid  perdono peso e compiono in ritardo la loro migrazione, «Effetti che – fanno notare i ricercatori canadesi – possono danneggiare gravemente la capacità degli uccelli di sopravvivere e riprodursi».

Su 36 passeri catturati durante la migrazione dal Messico verso gli Stati Uniti e il Canada gli scienziati hanno somministrato basse dosi di pesticidi a 12, dosi più alte ad altri 12  e semi trattati solo con olio di girasole ad altri 12- La dose più alta somministrata era pari ai livelli osservati in natura: quanto 2 o 3 semi trattati con sostanze chimiche.

La Eng, del Toxicology Centre dell’USask e principale autrice dello studio, spiega: «Abbiano notato questi effetti utilizzando dosi ben entro la portata di ciò che un uccello potrebbe realisticamente consumare in natura».

I neonicotinoidi sono la classe di insetticidi agricoli più comunemente usata e vengono spesso applicati come rivestimento dei semi o spruzzati sulla maggior parte delle principali colture in tutto il mondo. Il team di ricerca sottolinea che «Sebbene una volta si pensasse che gli effetti tossici dei neonicotinoidi colpissero solo gli insetti, in particolare gli impollinatori come le api, ci sono prove crescenti che gli uccelli sono regolarmente esposti ai pesticidi, con significative conseguenze negative».

Gli effetti nocivi dei neonicotinoidi su api, api selvatiche e altre specie di insetti in Europa sono ben documentati e lo studio “An assessment of acute insecticide toxicity loading (AITL) of chemical pesticides used on agricultural land in the United States” pubblicato ad agosto su PlosOne da un team di ricercatori statunitensi e canadesi ha scoperto che, da soli, i pesticidi sono responsabili dell’accelerazione della tossicità del territorio agricolo statunitense: oggi l’agricoltura Usa è 48 volte più tossica per gli insetti rispetto a 25 anni fa e il 92% di questo aumento può essere attribuito esclusivamente ai pesticidi. In Europa i neonicotinoidi sono vietati dalla fine del 2018, il Canada ha approvato misure simili all’inizio di quest’anno e a maggio l’ Environmental Protection Agency Usa (epa) ha messo al bando 12 tipi di neonicotinoidi, ma non ha ancora intrapreso azioni decisive. Ora la Stutchbury. del Department of biology della York University, non nasconde la sua preoccupazione: «Il nostro studio dimostra che questo va ben oltre le api: gli uccelli possono anche essere danneggiati dai moderni pesticidi neonicotinoidi, il che dovrebbero preoccuparci tutti».

Fino ad ora, i ricercatori non erano stati in grado di valutare cosa succede agli uccelli esposti ai pesticidi in natura. Per tracciare gli effetti nell’habitat naturale dei passeri corna bianca, gli scienziati dell’USask e York hanno utilizzato nuove tecnologie di tagging leggero e il network di ricerca collaborativa Motus Wildlife Tracking System. Durante una sosta nella migrazione primaverile degli uccelli nell’Ontario meridionale, hanno esposto i singoli passeri a piccole dosi di imidacloprid. La composizione corporea di ogni uccello è stata misurata prima e dopo l’esposizione e sul dorso di ogni uccello studiato è stato applicato un minuscolo trasmettitore radio per tracciare i suoi movimenti in natura. Ne è venuto fuori che «Gli uccelli a cui è stata somministrata la dose più elevata di pesticidi hanno perso il 6% della loro massa corporea in sole 6 ore. Tale dose ha anche fatto sì che gli uccelli rimanessero in media 3,5 giorni più a lungo nel sito di sosta prima di riprendere la migrazione, rispetto ai volatili di controllo. Entrambi questi risultati sembrano essere associati all’effetto di soppressione dell’appetito dell’imidacloprid. Gli uccelli dosati mangiavano meno cibo».

Dato che i ricercatori hanno utilizzato un dosaggio controllato, sono stati in grado di confermare causa ed effetto tra esposizioni ai neonicotinoidi e migrazione ritardata.

Dal 1966, in Nord America le popolazioni dei tre quarti delle specie di uccelli che fanno affidamento sugli habitat agricoli sono notevolmente diminuite. I risultati del nuovo studio mostrano il meccanismo attraverso il quale i pesticidi potrebbero contribuire direttamente a questo calo.

Morrissey, un biologo della School of Environment and Sustainability dell’USask, ricorda che «La migrazione è un periodo critico per gli uccelli e la tempistica è importante. Eventuali ritardi possono ostacolare seriamente il loro successo nella ricerca di compagni e nella nidificazione, quindi questo può aiutare a spiegare, in parte, perché le specie di uccelli migratori e dei aree agricole  stanno diminuendo in modo così drammatico in tutto il mondo».

Gli stessi ricercatori canadesi aveva già esaminato gli effetti dei neonicotinoidi nello studio “Imidacloprid and chlorpyrifos insecticides impair migratory ability in a seed-eating songbird” pubblicato su Nature Communications per il quale avevano però utilizzato passeri in cattività e dicono che «La nuova ricerca rafforza l’effetto della perdita di peso visto in quello studio del 2017. Nel precedente studio i volatili in cattività erano risultati disorientati a causa dell’esposizione ai neonicotinoidi. Non abbiamo visto questo risultato negli uccelli selvatici. Nel mondo reale, gli uccelli probabilmente evitano il volo migratorio mentre si stanno riprendendo dagli effetti della tossina».

Intervistato dall’Associated Press, David Fischer, scienziato capo per la sicurezza degli impollinatori della Bayer CropScience, il principale produttore di imidacloprid, ha ammesso che il nuovo studio sui passeri ha «una solida base tossicologica«, ma ha aggiunto che «Non ci sono prove a sostegno dell’idea che le quantità di pesticidi utilizzate nell’esperimento sono rappresentative dei livelli di esposizione nel mondo reale». In una  e-mail inviata al National Geographic, Fischer ha inoltre affermato che i piccoli uccelli canori sono «incapaci di deglutire grandi semi come mais o soia».

Ma queste affermazioni sono smentite da un altro studio – “Multi-scale availability of neonicotinoid-treated seed for wildlife in an agricultural landscape during spring planting” – pubblicato il 10 settembre su Science of the Total Environment da un team di ricercatori di Minnesota Department of Natural Resources, Southern Illinois University, University of Minnesota ed Epa che documenta la presenza di semi trattati con neonicotinoidi nel suolo del  35% dei campi recentemente piantati. La principale autrice dello studio, Charlotte Roy, ecologista della fauna selvatica al Minnesota Department of Natural Resources, fa notare anche che «Gli uccelli più piccoli possono spaccare grandi semi, mangiarne frammenti e quindi esporsi a sostanze chimiche tossiche».

Nicole Michel, della National Audubon Society, conclude su Scientific American: «Questo [nuovo] studio è un segnale. E’ il canarino nella miniera di carbone che ci dice che i neonicotinoidi sono molto dannosi per le popolazioni di uccelli».