Gruppi sociali distinti che frequentano la stessa area in orari diversi. Ma sono tutti fortemente contaminati da PCB

Nuoto anch’io? No tu no. Le strategie dei delfini del Golfo di Trieste per “evitarsi”

[21 Dicembre 2018]

E’ noto che i delfini sono creature fortemente sociali, noti per formare relazioni complesse e durature tra loro e a volte addirittura con altre specie, ma è anche noto che possono essere piuttosto esigenti quando si tratta di scegliersi gli amici. Ora il nuovo  studio “Behavioural and temporal partitioning of dolphin social groups in the northern Adriatic Sea”, pubblicato su Marine Biology  da Tilen Genov, Tina Centrih, Polona Kotnjek e Ana Hace, del Morigenos -Slovensko društvo za morske sesalce /Societa` slovena dei mammiferi marini, si occupa dei tursiopi (Tursiops truncatus), una specie nella quale  la composizione del gruppo cambia spesso, con gli animali che si uniscono o lasciano i gruppi. I ricercatori sloveni sottolineano che «Questi gruppi non sono casuali. Singoli delfini preferiscono trascorrere del tempo con altri delfini, che a volte possono essere definiti  come i loro “migliori amici”», ma hanno anche scoperto che questi delfini non solo formano gruppi di amici distinti, ma evitano anche i membri delle tribù rivali.

Si dice spesso che i delfini sono specie fission-fusion, che si fondono e si dividono in una struttura sociale malleabile. Ma quel che emerge anche da questo nuovo studio è che le società dei delfini possono variare notevolmente da popolazione a popolazione. Per esempio, in Florida i delfini sembrano separarsi in base al sesso e all’età. Tra i delfini di Doubtful Sound, in Nuova Zelanda, si formano forti legami tra i sessi. Il team del Morigenos ha studiato le reti sociali dei tursiopi che vivono nel  Golfo di Trieste per 9 anni ed è convinto di aver scoperto qualcosa di davvero notevole: «Abbiamo  scoperto che la società dei delfini residenti è composta da tre gruppi sociali distinti: due grandi gruppi sociali con un’appartenenza stabile e amicizie durature, e un terzo gruppo sociale più piccolo, soprannominato “freelance”, con legami molto più deboli e amicizie non particolarmente lunghe e durature. Ma questa non è ancora la parte più notevole. Si è scoperto che, per la maggior parte del tempo, i due grandi gruppi sociali sembrano evitarsi l’un l’altro. Tuttavia, anziché avere “territori” diversi, si sovrappongono nello spazio, ma non nel tempo. In altre parole, abbiamo scoperto che i delfini condividono almeno una parte della loro area di origine, ma la usano in diversi momenti della giornata . Questo schema è stato così persistente negli anni che abbiamo iniziato a fare riferimento a questi due gruppi sociali come “gruppo del mattino” e “gruppo della sera”. Sembra che una tale ripartizione temporale, basata sull’orario giornaliero, non fosse mai stata precedentemente documentata nelle balene e nei delfini, né in altri mammiferi sembra. I “free-lance” non mostravano questo schema».

Modelli simili di segregazione sono stati osservati tra i  tursiopi in Scozia  dove diversi gruppi occupano a turno la baia di Moray Firth, ma in questo caso lo scambio sembra essere stagionale, con lo scambio che si verifica in estate. I delfini dell’Adriatico settentrionale condividono la loro zona di mare preferita ogni giorno.

Il principale autore dello studio, Genov, che è un dottorando alla Sea Mammal Research Unit dell’università scozzese di St Andrews, sottolinea: «Siamo rimasti piuttosto sorpresi da tutto questo. Non è raro che i gruppi sociali dei delfini si separino nello spazio , ma qui si segregano nel tempo. Sembrava un po’ insolito. Non conosciamo ancora l’intera estensione del loro areale di attività, quindi è possibile che, nel complesso, i loro schemi di attività  differiscano. Ma sappiamo che si sovrappongono in almeno una parte del loro range e sembrano condividerlo, attenendosi a momenti particolari. A volte vedevamo persino un gruppo al mattino e poi un altro gruppo nella stessa zona nel tardo pomeriggio dello stesso giorno».

I ricercatori sloveni fanno presente che «E’ interessante notare che i due gruppi sociali differiscono anche per i modi in cui interagiscono con la pesca, dato che uno interagiva regolarmente con i pescherecci a strascico mentre l’altro no (delfini “trawler” vs. “non trawler” )».  E’ noto che i delfini per cibarsi usano diverse strategie e che studi precedenti  hanno dimostrato che queste tattiche di caccia sono frutto di apprendimento e che vengono  trasmesse dalle madri ai figli. Quindi i ricercatori di  Morigenos si sono fatti una domanda logica: le differenze nel comportamento legato alla pesca influiscono sui modelli di segregazione? E rispondono: «Apparentemente no. Anche tenendo conto del comportamento legato alla pesca, questo non ha permesso di spiegare la segregazione secondo gli orari giornalieri».

Le ragioni di queste differenze tra gruppi di tursiopi che frequentano il Golfo di Trieste restano sconosciute: «Entrambi i gruppi sociali contengono sia maschi che femmine, quindi la segregazione non dipende dal sesso degli animali – spiegano ancora gli scienziati sloveni –  Ci possono essere fattori genetici (i delfini all’interno dei gruppi sociali possono essere parenti stretti) o ci possono essere differenze di dieta e, che spiegherebbero in parte perché alcuni delfini seguono le barche da pesca e altri no. Tutto questo è l’argomento di ulteriori indagini, attualmente in corso».

Ma lo studio “Linking organochlorine contaminants with demographic parameters in free-ranging common bottlenose dolphins from the northern Adriatic Sea”, pubblicato pochi giorni fa su Science of the Total Environment da un team internazionale di ricercatori guidato da Morigenos e del quale faceva parte anche Stefania Gaspari del CNR-Ismar,  ha dimostrato che i delfini del Golfo di Trieste, indipendentemente da quel che mangiano, sono tutti  ugualmente contaminati da policlorobifenili (PCB), sostanze chimiche tossiche prodotte dall’uomo e precedentemente utilizzate nella fabbricazione di prodotti come  apparecchiature elettriche, ritardanti di fiamma e vernici. «Complessivamente, l’ 87,5% dei delfini aveva concentrazioni di PCB superiori alla soglia di tossicità per l’insorgenza di effetti fisiologici nei mammiferi marini – evidenziano i ricercatori –  mentre il 65,6% aveva concentrazioni superiori alla soglia più alta pubblicata per i mammiferi marini sulla base della compromissione della funzionalità riproduttiva nelle foche. Tali livelli elevati di contaminante destano particolare preoccupazione in combinazione con altre minacce per i delfini, tra cui catture accidentali nelle attività di pesca, perturbazioni causate dal traffico navale, rifiuti marini, esaurimento delle prede, ecc».

Lo studio ha dimostrato che i tursiopi maschi hanno concentrazioni di sostanze inquinanti significativamente più elevate rispetto alle femmine. Questo perché le femmine trasferiscono, attraverso la gestazione e l’allattamento, una quantità considerevole del loro carico tossicologico ai loro piccoli. E questo è anche il motivo per cui  le femmine che non hanno ancora avuto cuccioli mostravano concentrazioni significativamente più alte di PCB di quelle che avevano avuto in precedenza almeno un cucciolo».

Uno degli autori di questo studio, Paul Jepson  della Zoological Society di Londra, ha detto che «Questo è un altro studio che mostra alti o altissimi livelli di inquinanti molto tossici e persistenti nei PCB nei delfini europei. I PCB possono anche impedirne la riproduzione e hanno la capacità di causare malattie come il cancro. Il contesto più ampio è che bisogna fare molto più, in tutti i Paesi europei, per ripulire le principali fonti di PCB che penetrano nell’ambiente marino. Il Mar Mediterraneo ha alcune delle più alte esposizioni di PCB nei delfini e in altre specie selvatiche a livello mondiale.

Genov ha ricordato che i tursiopi del Golfo di Trieste «formano gruppi sociali distinti, che si comportano diversamente e possono avere diete diverse. Ciò implica che la quantità di sostanze inquinanti che si accumulano può anche differire a causa del cibo diverso che mangiano. Tuttavia, questo studio ha dimostrato che sono tutti ugualmente contaminati, indipendentemente dalle potenziali differenze in ciò che mangiano e che i PCB sono un problema per tutti loro»«.

Tornando al nuovo studio, secondi i ricercatori di Morigenos «dimostra come diversi segmenti della stessa popolazione animale possano comportarsi in modo molto diverso e avere effetti diversi su attività umane come la pesca. A loro volta, possono rispondere in modo diverso agli impatti umani, in quanto il partizionamento temporale può rendere gli animali più o meno vulnerabili a determinati tipi di disturbo. Questo studio ha anche dimostrato che i gruppi sono più stabili di quanto avviene di solito per questa specie e che la struttura sociale del tursiope potrebbe essere più variabile di quanto si pensasse in precedenza. E’ quindi importante che gli scienziati comprendano la complessità delle società di delfini, come il modo in cui si dividono in gruppi diversi con strategie di caccia distinte, in modo che possano pianificare meglio la conservazione e la gestione degli animali».