Personalità famose e scienziati scrivono a Putin: libera orche e beluga dalla “prigione dei cetacei”

Cetacei catturati per essere rivenduti ai delfinari cinesi vengono tenuti in pessime condizioni

[22 Marzo 2019]

Qualche giorno fa la Regina Noor di Giordania, Jean-Michel Cousteau, Jane Goodall, Sir Richard Branson, uomini d’affari come Tom Gruber e David Shaw, attori come Pamela Anderson, Mark Ruffalo e Holly Marie Combs, i musicisti Jackson Browne e Ann e Nancy Wilson di Heart e una quarantina tra leader, attori, cineasti, top model e artisti internazionali e russi hanno inviato una lettera al presidente russo Vladimir Putin chiedendogli di far pressioni sul governo perché rilasci le 10 orche e gli oltre 80 beluga tenuti in cattività in una situazione inadeguata in quella che è stata chiamata la “prigione dei cetacei”.
Nella lettera si legge: «Stiamo scrivendo per ringraziare Lei e il governo russo per le misure adottate per proteggere i più di 80 beluga e le10 orche ora detenute in condizioni inadeguate nella baia di Srednyaya, vicino alla costa orientale della città di Nakhodka. Ci complimentiamo per l’azione che avete intrapreso finora per bloccare l’esportazione di questi incredibili esseri nei delfinari di altri Paesi, dato che balene e delfini non riescono ad affrontare bene la cattività. Raccomandiamo inoltre a Lei e al suo governo di non approvare nuovi permessi di cattura per il 2019 e di sostenere pienamente l’iniziativa russa di attuare un divieto permanente di cattura di orche e beluga russi. Un’azione del genere impedirebbe che l’orribile situazione in atto nell’Estremo Oriente si verifichi più e più volte».
Ma le personalità chiedono a Putin di fare altri passi per garantire il benessere dei beluga e delle orche prigionieri: «Non possiamo sottolineare abbastanza che le vite di questi cetacei sono in pericolo e hanno bisogno di un aiuto immediato. La preghiamo di prendere in considerazione l’ampliamento delle loro attuali recinzioni a mare e/o la costruzione di recinti aggiuntivi per ridurre il numero di animali per recinto e l’introduzione di protocolli di isolamento e riscaldamento per evitare la formazione di ghiaccio negli alloggiamenti. Questi passaggi sono fondamentali per la sopravvivenza dei cetacei. Chiediamo inoltre a Lei e al governo russo, consultandosi con scienziati russi e organizzazioni non governative russe, di pianificare il ritorno al più presto possibile delle orche e dei beluga nel l Mare di Okhotsk e alle loro popolazioni natali. Ci sono anche molti scienziati ed esperti internazionali che hanno una vasta esperienza nel salvataggio, nella riabilitazione e nel rilascio di orche in natura, come Keiko, Springer e molte altre. Gli esperti internazionali saranno felici di fornire il loro aiuto ai colleghi russi per la riabilitazione e il rilascio delle orche e dei beluga di nuovo in libertà. Questo è un momento importante per la Russia sulla scena mondiale. Il mondo sta aspettando un lieto fine in questa tragica e sfortunata situazione. Grazie ancora per tutto ciò che ha fatto, e per favore agisca per proteggere questi magnifici cetacei russi!»
Ieri sul tavolo di Putin al Cremlino è arrivata anche un’altra lettera, questa volta firmata da 34 scienziati di mammiferi marini con esperienza in orche e beluga – tra i quali gli italiani Giovanni Bearzi, Joan Gonzalvo e Giuseppe Notarbartolo di Sciara – molti dei quali avevano già espresso precedentemente alle autorità russe forti preoccupazioni per le catture di orche.
Anche il folto gruppo di scienziati affronta la situazione degli animali detenuti in condizioni pessime nei recinti della baia di Srednyaya, Alla lettera è allegato il documento “Decline in Health of an Orca Held in Russian ‘Whale Jail’” redatto recentemente da biologi e veterinari che «confrontano le foto di un’orca in foto scattate a 42 giorni di distanza, che documentano che la salute e il benessere del cetaceo, e probabilmente di altri, si stanno deteriorando rapidamente. Inoltre, secondo quanto riferito, almeno un’orca e diversi beluga sono dispersi e, sebbene i rapitori sostengano che questi animali sono sfuggiti dalle recinzioni, data la loro giovane età e le loro pessime condizioni, siamo preoccupati che possano effettivamente essere morti».
I 34 scienziati invitano Putin a permettere l’accesso alla “prigione dei cetacei” a un team di esperti russi e internazionali per «valutare e trattare i cetacei e avviare il processo di miglioramento della struttura in cattività. Tali miglioramenti potrebbero includere l’espansione delle dimensioni delle recinzioni per fornire più spazio ai cetacei (specialmente quelle dei beluga, che sembrano eccessivamente affollate), fornendo un modo per riscaldare le acque per evitare la formazione di ghiaccio nei recinti (se il ghiaccio è ancora un problema presso la struttura), e riducendo i batteri e altri contaminanti nei recinti attraverso, ad esempio, una migliore circolazione dell’acqua. La scarsa qualità dell’acqua probabilmente contribuisce al declino apparente della salute di questi animali, come risulta evidente dal cattivo stato della loro pelle».
Rispondendo a chi dice che i cetacei non possono essere rimessi in libertà nei siti dove sono stati catturati perché sono ancora ricoperti di ghiaccio marino, gli scienziati evidenziano: «Data la nostra conoscenza delle strutture sociali di queste specie, riteniamo che sia molto importante restituire questi giovani animali alle loro popolazioni di origine. Se questo verrà fatto, il lavoro di rilascio, dopo una appropriata riabilitazione, potrebbe essere un successo. Mentre vengono curati, possono essere completati gli accordi per il trasporto dei cetacei. Nel frattempo, i siti di rilascio in questione dovrebbero liberarsi dal ghiaccio e i gruppi di cetacei dai quali sono stati prelevati questi individui dovrebbero essere tornati nelle aree di caccia. Questi fattori contribuirebbero tutti a una maggiore probabilità di successo. Saremo lieti di consultare gli specialisti russi e il vostro governo sui piani per restituire questi cetacei ai loro siti di cattura e rilasciarli». Gli scienziati concludono: «Come ha drammaticamente dimostrato questo incidente, orche e beluga liberi nel loro areale sono traumaticamente stressati dalla cattura e affrontano un alto rischio di mortalità dopo la cattura. Anche le catture possono avere un impatto significativo sullo status di conservazione delle popolazioni selvatiche e questo potrebbe danneggiare le preziose risorse naturali della Russia».
Mark J. Palmer, dell’International Marine Mammal Project (Impp) dell’Earth Island Institute, è molto contento per questo interesse di personalità globali ed eminenti scenziati per la sorte delle orche e dei beluga russi e spera che la sua associazione e altre ONG possano aiutare il governo russo a riportare in modo sicuro questi cetacei nelle quali sono stati catturati. Anche l’Impp – Earth Island Institute ringrazia il governo russo per le misure adottate per proteggere i cetacei e lo incoraggia a «Migliorare immediatamente la struttura esistente, che ha recinzioni troppo piccole e scarsa qualità dell’acqua che sta danneggiando la salute dei cetacei e a restituire orche e beluga alla aree dell’oceano dove sono stati catturati la scorsa estate». L’associazione ricorda che «Le orche e i beluga sono state catturati la scorsa estate per venderli ad acquari in Cina, in violazione delle leggi russe che specificano che le catture dovrebbero essere a scopo educativo o scientifico, non per esportarli per milioni di dollari per la crescente industria cinese dell’intrattenimento in cattività. L’Immp ringrazia questi cittadini e le numerose organizzazioni e persone che lavorano per liberare i cetacei russi e restituirli ai loro territori d’origine, per ricongiungersi alle loro famiglie».