Primo caso di Covid-19 nei visoni americani selvatici

Ora si teme che i visoni fuggiti e fatti fuggire dagli allevamenti da pelliccia possano diffondere il coronavirus

[15 Dicembre 2020]

I ricercatori dei National veterinary services laboratories (Nvsl) dell’United States department of agriculture (Usda)  hanno confermato  la presenza di SARS-CoV-2, constatata attraverso il sequenziamento di un tampone nasale raccolto da un visone americano (Neovison vison) selvatico allo stato brado campionato nello Utah e sottolineano in un comunicato che «Per quanto ne sappiamo, questo è il primo animale selvatico autoctono riproduttivo in libertà o<cnfermato con SARS-CoV-2».

L’Animal and plant Health inspection service (Aphis) dell’Usda ha notificato alla World organisation for animal health (Oie) questo rilevamento in un visone selvatico nell’ambito di uno  studio epidemiologico realizzato nell’area circostante un allevamento infetto.

Il visone americano è un mustelide semiaquatico originario del Nord America; alcuni ceppi selezionati di questa specie sono stati allevati e, nel corso del XX secolo, si sono diffusi in Europa, Nord e Sud America e Asia (soprattutto Cina) per farne pellicce.

L’elevata suscettibilità dei visoni al Covid-19 è diventata evidente nei Paesi dove si allevano visoni e finora la maggior parte dei focolai segnalati è stata segnalata in Danimarca, Paesi Bassi e Stati Uniti. La suscettibilità dei visoni al Covid-10 è stata dimostrata anche sperimentalmente.

In alcuni Paesi. Degli esemplari di visoni fuggiti o fatti fuggire dagli allevamenti sono riusciti a sopravvivere in natura – diventando un grosso problema per la fauna autoctona – ma finora non erano stati segnalati casi di Covid-19 in questi animali.

Tra il 24 agosto e il 30 ottobre, l’Aphis  ha controllato i la presenza del Covid-19 nei meso-carnivori e in altre specie selvatiche nei dintorni degli allevamenti di visoni infetti nello Utah, Michigan e Wisconsin, Una sorveglianza condotta nell’ambito delle indagini One Health che hanno coinvolto i Centers for disease control and prevention, l’United States geological survey e i Dipartimenti dell’agricoltura, delle risorse naturali e della salute degli Stati interessati.

All’International society for infectious diseases  sottolineano che «Attualmente non ci sono prove che SARS-CoV-2 stia circolando o si sia stabilito in popolazioni selvatiche intorno agli allevamenti di visoni infetti. Sono stati campionati diversi animali di diverse specie di fauna selvatica, ma tutti gli altri sono risultati negativi. La sequenza del genoma virale ottenuto dal campione di visone selvatico presso l’Nvsl era indistinguibile da quelle ottenute dai visoni d’allevamento».

Gli Nvsl assicurano che «Per prevenire la potenziale creazione di un serbatoio di virus, sono garantiti gli sforzi per prevenire l’introduzione e la diffusione di SARS-CoV-2 nella vasta popolazione di visoni selvatici nordamericani, così come altrove».

Ma la notizia del primo visone selvatico trovato positivo al Covid-19 preoccupa molto Dan Horton, che insegna veterinaria all’università di Surrey, che ha detto a BBC News di tenmere che l’infezione possa diffondersi tra i visoni selvatici, ma aggiunge che «Al momento, non ci sono prove che l’infezione passi da visone a visone fuori dagli allevamenti. Il ceppo virale rilevato nel visone selvatico era identico al ceppo trovato nei visoni in cattività in un vicino allevamento di visoni, e nessun altro animale è risultato finora positivo nonostante il lavoro di vigilanza intorno agli allevamenti infetti in diverse aree degli Stati Uniti. Il caso rafforza la necessità di intraprendere la sorveglianza della fauna selvatica e rimanere vigili. E’ noto che i visoni scappano dagli allevamenti di visoni e si stabiliscono in natura. Nel Regno Unito si pensa che esista una popolazione di visoni fuggiti da allevamenti di animali da pelliccia molti anni fa, ma sono scarsamente distribuiti e raramente entrano in contatto con le persone».