Scoperte due nuove specie di assioli, sono già a rischio estinzione

Descritte due nuove specie del genere Megascops delle foreste brasiliane dell'Amazzonia e della Mata Atlântica

[30 Marzo 2021]

La foresta pluviale amazzonica pullula ancora di creature diurne sconosciute alla scienza, ma dopo il tramonto si popola di una moltitudine di specie notturne ancora più sfuggenti e sconosciute alla scienza. Il nuovo studioMulti-character taxonomic review, systematics, and biogeography of the Black-capped/Tawny-bellied Screech Owl (Megascops atricapillaM. watsonii) complex (Aves: Strigidae)”, pubblicato su Zootaxa da un team di ricercatori brasiliani, statunitensi e finlandesi descrive due nuove specie di assioli che vivono nelle foreste brasiliane dell’Amazzonia e dell’Atlantico, entrambe già in grave pericolo di estinzione.

Uno degli autori dello studio, John Bates, ornitologo del Field Museum di Chicago, spiega che «Gli assioli sono considerati un gruppo ben compreso rispetto ad altri tipi di organismi presenti in queste aree. Ma quando si inizia ad ascoltarli e confrontarli geograficamente, si scopre che ci sono cose che le persone non avevano apprezzato. Ecco perché vengono descritte queste nuove specie».

Il capo del team di ricerca, Alex Aleixo, attualmente curatore del settore ornitologia del Luonnontieteellinen keskusmuseo (Luomus) dell’università di Helsinki, aggiunge che «Nemmeno gli ornitologi professionisti che hanno lavorato sui gufi per tutta la vita sarebbero d’accordo sul numero effettivo delle specie trovate in questo gruppo (in Sudamerica ce ne sarebbero state 21 prima delle nuove scoperte, ndr), quindi uno studio come il nostro era atteso da molto tempo». Gli assioli appena scoperti in brasile sono cugini degli assioli orientali che sono comuni negli Stati Uniti.  Bates li descrive così  «Sono graziosi piccoli gufi, probabilmente lunghi 13 – 15 cm, con ciuffi di piume sulle loro teste. Alcuni sono marroni, alcuni sono grigi e altri sono intermedi».

Fino a questo studio, le nuove specie erano raggruppate insieme all’assiolo di Watson (Megascops watsonii)  e all’assiolo variabile (Megascops atricapilla), diffusi in tutto il Sud America.

La scoperta delle differenze tra le specie è frutto di anni di lavoro sul campo nella foresta pluviale amazzonica e nella Mata Atlântica, la foresta che si estende lungo la parte orientale del Brasile e nei Paesi confinanti. Bates, che di solito conduce il lavoro sul campo durante il giorno, evidenzia che «Svolgere il lavoro sul campo nella foresta pluviale di notte comporta nuove sfide. Per me è più una sensazione di fascino che di paura, ma allo stesso tempo ti imbatti in ragnatele. Se indossi un casco con un faro, vedi il bagliore degli occhi degli animali notturni. Una volta stavo scavalcando un tronco e ho guardato in basso e c’era una tarantola delle dimensioni della mia mano lì ferma. Se fossi stato un bambino mi sarei spaventato a morte».

Gli assioli che i ricercatori stavano cercando vivono sugli alberi, spesso a 30 metri dal suolo della foresta e questo rende difficile studiarli. Ma i ricercatori avevano un’arma segreta: il caratteristico stridio degli assioli. Bates spiega ancora: «Per attirare i gufetti, abbiamo utilizzato registrazioni su nastro. Registravamo i loro richiami e poi li riproducevamo. Gli assioli sono territoriali e quando ascoltavano le registrazioni venivano fuori per difendere il loro territorio».

Gli scienziati hanno confrontato i richiami degli assioli e hanno scoperto che c’erano variazioni nei suoni che emettevano, indicativi di specie diverse. Hanno anche esaminato l’aspetto fisico degli uccelli e prelevato campioni di tessuto in modo da poter studiare il DNA degli assioli al Pritzker DNA Lab del Field Museum. Complessivamente, sono stati analizzati 252 esemplari, 83 registrazioni su nastro e 49 campioni genetici provenienti da tutto l’areale dell’assiolo di Watson in Sud America. Un numero significativo di esemplari è stato raccolto dallo stesso team di ricerca, in particolare dall’autore principale dello studio, Sidnei Dantas , allora dottorando all’Universidade Federal do Pará/Museu Paraense Emilio Goeldi e ora guida naturalistica nell’Amazzonia brasiliana,  che ha trascorso una buona parte del suo tempo a registrare i richiami degli assioli nelle foreste pluviali sudamericane. Inoltre, le collezioni di storia naturale e i loro materiali raccolti nel corso dei secoli sono stati essenziali per completare il campionamento senza precedenti dello studio.

Dantas  ci tiene a ricordare che «Lo studio non sarebbe stato possibile se non fosse stato per le grandi collezioni biologiche in Brasile e negli Stati Uniti che ho visitato durante il mio lavoro e che ci hanno inviato materiale essenziale, sia genetico che morfologico. Questo evidenzia l’importanza di tali istituti di ricerca per il progresso della scienza e quindi dei Paesi che rappresentano».

Alla fine, la combinazione di variazione genetica, differenze fisiche e vocalizzazioni uniche ha portato il team a descrivere due nuove specie oltre all’assiolo di Watson: l’assiolo di Xingu (Megascops stangiae) e l’assiolo di Alagoas (Megascops alagoensis). Il nome scientifico delll’assiolo di Xingu è in onore di suor Dorothy May Stang, un’attivista che ha lavorato con gli agricoltori brasiliani per sviluppare pratiche sostenibili e lottare per i loro diritti alla terra; il suo nome comune fa riferimento all’area dove vive l’assiolo, vicino al fiume Xingu. Il nome dell’assiolo di Alagoas si riferisce allo Stato brasiliano nord-orientale di Alagoas, dove si trova il più esteso areale del gufetto.

Sebbene i due  assioli siano nuovi alla scienza, rischiano già di scomparire per sempre. Un altro autore dello studio, Jason Weckstein della Drexel University, è preoccupato: «Entrambe le nuove specie sono minacciate dalla deforestazione. L’assiolo di Xingu è endemico nella zona più gravemente bruciata  dell’Amazzonia dagli incendi senza precedenti del 2019, e l’assiolo di Alagoas dovrebbe essere considerato in pericolo di estinzione data l’ampia frammentazione della foresta nella piccolissima area in cui vive».

Bates aggiunge; «Spero che lo studio getti luce su quanto siano varie le foreste dell’Amazzonia e dell’Atlantico e su come la semplice protezione di alcune aree non sia sufficiente per preservare la biodiversità delle foreste. Se dici solo: ‘Beh, sai che l’Amazzonia è l’Amazzonia, ed è grande’, non finisci per dare la priorità agli sforzi per impedire che le foreste vengano tagliate in queste diverse parti dell’Amazzonia. Questo potrebbe significare la perdita di intere faune in questa regione»,

Oltre alle implicazioni per la conservazione, gli autori sottolineano solo la collaborazione internazionale che ha reso possibile il loro lavoro e Bates conclude: «Questo studio mostra quanto sia importante formare la prossima generazione di scienziati a livello globale. Questo significa che studenti come Sidnei vengono dal Brasile e lavorano nel Pritzker Lab del Field e misurano i campioni nella nostra collezione per le loro ricerche. E’ una cosa grandiosa costruire queste connessioni».