Si chiude la stagione venatoria, Wwf: ancora illegalità diffusa. Più politiche per la tutela della biodiversità

Lipu: Regioni fuori legge e atti illegali. Raccolte 100mila firme contro il bracconaggio

[30 Gennaio 2020]

Si chiude la stagione venatoria 2019/2020 (ma in alcune regioni proseguirà per alcune specie fino al 10 febbraio) e il Wwf traccia un bilancio amaro: «Specie rare e protette uccise a fucilate – tra cui capovaccaio, ibis eremita, aquila di Bonelli, lanario, per non parlare degli enormi traffici di uccelli da richiamo – ; buona parte delle regioni italiane che continuano a violare, in maniera sistematica, le leggi italiane e i principi europei e internazionali sulla tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria: 9 i ricorsi amministrativi da parte del Wwf accolti dai giudici in altrettante regioni.  Le 323 guardie Wwf in quasi 15.000 ore di servizio hanno rilevato 645 violazioni, 170 delle quali di tipo penale con relativa segnalazione alle Autorità competenti, hanno disposto 178 sequestri, comminate sanzioni per 172.500 euro e hanno recuperato 705 animali. 130mila i km. percorsi sul territorio e 4.041 le persone controllate. Numeri che rappresentano purtroppo solo la punta dell’iceberg».

Lombardia, Liguria, Sardegna, Marche, Lazio, Abruzzo, Calabria: queste le regioni dove il WWF ha ottenuto al TAR o al consiglio di Stato la sospensione o l’annullamento, totale o parziale, dei calendari venatori, grazie ai ricorsi curati dagli avvocati del panda, ripristinando una situazione di legalità dopo le forzature tese a scavalcare i pareri scientifici da parte dell’ISspra e le stesse direttive europee.

Il sottolinea il vice presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, sottolinea: «Non ci stancheremo mai di ricordare  l’impatto di una sola giornata venatoria sulla fauna selvatica“  “migliaia di animali uccisi in poche ore, a causa di calendari venatori eccessivamente permissivi, cui si aggiungono un numero imprecisato di animali  uccisi illegalmente, compresi  molti appartenenti a specie rare e protette.  A questo si aggiunga il disturbo arrecato a tutti gli  animali, il grave inquinamento da piombo, che avvelena in modo silenzioso ma inesorabile umani, ambiente  e animali (e per il quale il Wwf sostiene che la caccia “uccide due volte”) i  danni e il disturbo  causati  alle proprietà private dove i soli cacciatori  possono entrare  armati senza il consenso  dei proprietari e infine gli incidenti di caccia, con decine di vittime – anche non cacciatori – ogni stagione venatoria»

Il Wwf auspica che nel 2020, «anno in cui dovranno rinnovarsi gli impegni degli stati aderenti alla Convenzione sulla Biodiversità, anche l’Italia vorrà dare il suo contributo positivo per la tutela della Biodiversità migliorando la legislazione, attuando concretamente i principi  europei di “precauzione”  e di “prevenzione” dei danni ambientali, incentivando i controlli territoriali e aumentando i finanziamenti  pubblici  per le  attività di vigilanza, repressione dei  crimini  ambientali e per la tutela della legalità». Per questo il Panda chiede anche l’approvazione  rapida del  disegno  di legge attualmente in discussione in Parlamento sulla tutela degli animali.

Anche la Lipu/BirdLife Italia fa il bilancio di fine stagione venatoria ed evidenzia che «E’ indispensabile e urgente un intervento normativo su bracconaggio e caccia illegale, incluso un provvedimento straordinario come il Dave (Divieto di attività venatoria), che fermi la caccia in presenza di atti di bracconaggio. Per sostenere questo abbiamo già raccolto oltre 100mila firme».

Secondo il presidente della Lipu, Aldo Verner, «Termina una stagione che ha visto alcuni passi avanti sul fronte della tutela, grazie a una maggiore protezione di specie di uccelli a rischio, quali la pavoncella e il moriglione, e la chiusura anticipata della stagione per specie in migrazione prenuziale, come i tordi e la beccaccia, determinata in molti casi dai successi nei ricorsi amministrativi. Al tempo stesso, la stagione che si chiude ha messo in evidenza, e anzi confermato, due grandi criticità: la disposizione filovenatoria di molte regioni e il persistere di gravi fenomeni di bracconaggio e caccia illegale, che determinano una sorta di zona grigia estremamente dannosa e difficile da affrontare. I due fenomeni sono peraltro collegati, nella misura in cui le amministrazioni regionali continuano ad assumere provvedimenti sul filo dell’illegittimità, quando non di illegittimità conclamata, che finiscono con il creare un clima di tolleranza e la sensazione, rafforzata dalla ridotta vigilanza, che, in fondo, si possa fare quasi tutto. A farne le spese sono state specie superprotette, come il lupo ucciso a fucilate lo scorso novembre nell’Oasi Lipu Castel di Guido, presso Roma, ma anche la coppia di falchi pellegrini abbattuta nei giorni scorsi sempre a Roma; e poi aquile minori, un’aquila di bonelli, oggetto di un progetto di reintroduzione, ma anche aironi, poiane, gheppi, sparvieri, gufi e upupe, abbattute e giunte ai nostri centri recupero in decine di esemplari ma che, forse, ammontano a centinaia di individui. Per questo, è indispensabile che il piano d’azione antibracconaggio sia applicato in modo completo, a partire dalle modifiche normative che inaspriscano le pene, aumentino la vigilanza e riconoscano alle guardie la funzione di Polizia giudiziaria. Altrettanto necessario è un intervento straordinario che possa davvero costituire un detrattore per il bracconaggio diffuso. E’ anche a questo che mira la raccolta di firme della Lipu a sostegno del Dave, la proposta di legge che prevede lo stop completo della caccia nelle zone in cui si verificano atti di bracconaggio. Sarebbe una svolta operativa e culturale senza precedenti, dall’effetto positivo dirompente. Su bracconaggio e caccia illegale è tempo di voltare pagina».