In Toscana oltre 700 varietà di piante e animali a rischio estinzione

Specie autoctone, foreste e biologico, i tesori del territorio a "Vivere Bio"

[2 Dicembre 2015]

Sono più di 700 le varietà di frutta, ortaggi, cereali, foraggi “autoctoni” della Toscana che sono a rischio di estinzione. Fra le specie animali le razze autoctone a rischio di estinzione sono 17. Anche questo sarà uno dei temi dell’iniziativa “Vivere Bio”, che si terrà il 5 e 6 dicembre in Casentino, nella sede dell’ex Lanificio di Stia.

La Regione la Toscana cerca di mantenere in vita queste specie autoctone vegetali e animali  con le “Banche del Germoplasma” e di Coltivatori Custodi, iscritti nell’apposito elenco, che sono 150, sono presenti su tutto il territorio regionale e soprattutto nelle zone montane e svantaggiate dove, grazie anche all’isolamento dalle zone di pianura dove si pratica un’agricoltura maggiormente industrializzata, si sono conservate il maggior numero di varietà locali,.

Le “Banche del germoplasma” del sistema toscano sono 9, tra le quali quelle del CNR, CREA, Università di Firenze, Università di Pisa, Unione dei Comuni Montani del Casentino, Unione dei Comuni della Garfagnana e l’Istituto Omnicomprensivo Statale A. Fanfani – A.M. Camaiti di Pieve Santo Stefano (AR). All’ente Terre Regionali Toscane La Regione ha la sua “Banca Regionale del Germoplasma”, che contiene tutte le cultivar a rischio di estinzione,. Conserva semi di cultivar a rischio provenienti da tutta la Toscana.

In Toscana c’è anche una rete di conservazione e sicurezza, della quale fanno parte i Coltivatori custodi, le banche del germoplasma e tutti gli altri soggetti interessati alla conservazione delle varietà locali toscane a rischio di estinzione. Ne fanno parte anche 48 soggetti terzi (non Coltivatori custodi e non Sezioni della Banca Regionale del Germoplasma), iscritti alla Rete di conservazione e sicurezza che sono interessati a vario titolo alla conservazione e valorizzazione delle varietà locali a rischio di estinzione della Toscana.

Il PSR 2014/2020 prevede varie misure di sostegno finanziario delle attività di tutela della biodiversità agraria, che complessivamente ammontano a circa 2 milioni di euro.

Anche un altro tesoro toscano, le foreste e la filiera foresta-legno, sarà  fra gli argomenti di “Vivere Bio”. La Regione in un comunicato sottolinea che «E’ un argomento di grande importanza perché la Toscana, è la regione con la maggiore copertura forestale in Italia con oltre 1 milione di ettari pari al 51 % della superficie agraria e forestale e al 47 % della superficie territoriale. Le aree boscate sono distribuite prevalentemente in montagna (54,8%) e in collina (43,5%) e solo in minima parte in pianura (1,7%). La principale forma di governo dei boschi è il ceduo, che occupa il 75,6% della superficie totale. La maggior parte dei boschi è di proprietà privata (85%) mentre quelli di proprietà pubblica sono circa 130 mila ettari, di cui circa 110 mila ettari appartengono al demanio Regionale. La provvigione legnosa complessiva stimata è di circa 124 milioni di metri cubi, ed ha un tasso di accrescimento del 4% annuo, poco meno di 5 milioni di metri cubi; le utilizzazioni forestali interessano una quota non superiore al 40% dell’accrescimento (circa 2 milioni di metri cubi all’anno) e questo favorisce un ingente incremento del patrimonio forestale e legnoso che attiva una importante filiera del legno».

Solo una piccola percentuale di utilizzazioni dei boschi riguarda il legno da opera di cui si stima una produttività potenziale annua di circa 260 mila m3, per lo più pino, castagno e douglasia; la maggior parte degli interventi forestali interessano i boschi cedui per la produzione di legna da ardere che prevale su quello da opera in termini di quantità e valore.

Le imprese toscane che utilizzano i prodotti boschivi sono circa 1.400 con 3.400 addetti, mentre quelle di trasformazione del legno sono circa 4.200 con 19.000  addetti e sono presenti in particolare nella provincia di Arezzo dove  il distretto del Casentino particolarmente attivo sia per quanto riguarda  le utilizzazioni forestale che le la trasformazione del legno, e Pisa.

La Regione sottolinea che è «Importante anche la capacità del mondo scientifico di concretizzare la ricerca e la sperimentazione in nuove tecnologie e in prodotti in legno innovativi in grado di valorizzare il legno toscano e l’imprenditoria locale. L’Accademia Italiana di Scienze Forestali (Firenze), il CNR IVALSA (Sesto Fiorentino), il CRA Centro per la Selvicoltura (Arezzo), la Facoltà di Agraria rappresentano in Toscana un cluster d’eccellenza e assumono particolare importanza anche nel nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. È’ crescente in Regione anche l’interesse per la gestione forestale sostenibile e la certificazione forestale; questa ultima interessa infatti circa 7000 ettari di foreste pubbliche secondo gli standard PEFC e FSC (certificazione congiunta)».

L’altro filone che intende sviluppare la Regione è quello dell’edilizia sostenibile per abbassare i consumi energetici costruendo in legno. In una notra la Regione evidenzia che «Il settore edilizio italiano risulta fra i meno ecoefficienti d’Europa: consuma la fetta più consistente di energia circa i 45% e rilascia nell’aria circa il 50% dell’inquinamento atmosferico. Secondo studi del CNR IVALSA (Istituto Valorizzazione del legno e specie arboree) di Firenze) l’utilizzo del legno per la parte strutturale degli edifici ne migliorerebbe in maniera rilevante le prestazioni energetiche. Si stima che un moderno edificio ad uso abitativo in legno possa comportare una riduzione di oltre il 50-60% dei consumi energetici per la climatizzazione, rispetto ad un edificio simile in muratura realizzato negli anni 70 con classe energetica G. Il legno, rispetto ai tradizionali materiali da costruzione, è rinnovabile e riciclabile, richiede poca energia (circa il 75% in meno). Inoltre la realizzazione di edifici in legno costituisce una delle migliori opportunità per la valorizzazione del patrimonio forestale regionale e per la creazione di nuove opportunità di impresa anche nelle nostre aree rurali».

Presentando oggi Vivere Bio, l’assessore all’agricoltura e foreste Marco Remaschi ha detto che «La Regione Toscana ha scelto di puntare sull’agricoltura biologica investendo una cospicua parte delle risorse finanziarie del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020. La grande novità dell’attuale programmazione 2014-2020 è data dalla individuazione di una apposita misura “Agricoltura biologica” dotata di risorse finanziarie complessive pari a 129 milioni di euro. Il primo bando lanciato quest’anno ha già avuto un grandissimo successo. Per il 2015 sono stati stanziati 17 milioni di euro. Sono arrivate oltre 2300 domande con una richiesta di finanziamenti pari a circa 22 milioni di euro. Nell’arco della precedente programmazione erano arrivate, complessivamente 2700 domande. Stavolta questo numero è stato quasi raggiunto in un solo anno».
Negli ultimi 20 anni, le aziende che praticano agricoltura biologica sono aumentate in maniera esponenziale: dalle 430 del 1994 si è passati alle 4.463 censite al primo settembre 2015, quando la superfice destinata a biologico (e in conversione) in Toscana era di oltre 110.000 ettari, il 14% della superfice totale (SAU) regionale. In crescita anche il numero di aziende biologiche che praticano anche l’agricoltura sociale, passate da una decina nel 2007 ad oltre 30 nel 2014.

La Regione ricorda che «In passato le misure di sostegno al biologico si trovavano all’interno del PSR nella misura “Pagamenti per interventi Agroambientali”. Nel PSR 2007-2013 per il biologico sono stati erogati premi per 85 milioni di euro e le aziende biologiche che hanno percepito il premio sono oltre 2.750».

Il sindaco di Pratovecchio Stia, Nicolò Caleri,  ha  detto ce vivere Bio, che avrà  anche un prolungamento l’8 dicembre con un “Bio mercatale” di Natale a Pratovecchio, ha detto che è «Un evento che valorizza un “modo di vita”, legato non solo al biologico, ma alla filiera corta e alla scelta di di privilegiare tutto ciò che è ecosostenibile, come l’edilizia in legno. Un modo per tornare a valorizzare l’economia del Casentino, che era basata sul legno e sulle produzioni locali, che per un po’ di tempo è stata soppiantata dall’industria, ma che oggi, complice anche la crisi, è tornata d’attualità».

Oltre alla due giorni di convegno, Vivere Bio ospiterà anche laboratori didattici e spazi giochi per bambini e degustazioni di prodotti della filiera corta rielaborati dallo chef Francesco Ciarapica.