Il 30% di squali, razze e chimere a rischio estinzione: pronto il primo studio globale

[22 Gennaio 2014]

E’ stata appena pubblicata su eLife lo studio  “Extinction risk and conservation of the world’s sharks and rays”, la prima analisi a livello mondiale sulla minaccia di estinzione di tutti gli squali e specie affini, frutto del lavoro di più di 300 esperti di 64 Paesi riuniti sotto l’egida dello Shark Specialist Group (Ssg) dell’Iucn. Il team di scienziati sottolinea che «la rapida espansione delle attività umane minaccia il  livello di biodiversità degli oceani. Numerose popolazioni animali marini sono diminuite, ma non è chiaro se queste tendenze sono sintomatiche di un accumulo cronico del rischio globale di estinzione marina».

Lo studio presenta la prima analisi sistematica della minaccia globale per 1.041 specie di condritti, cioè squali, razze e chimere e spiega: «Si stima che un quarto siano a rischio in base ai criteri della Lista Rossa Iucn a causa della pesca eccessiva (mirata ed accessoria). Le specie di grandi dimensioni delle acque poco profonde sono a maggior rischio e 5 delle 7 famiglie più a rischio sono razze. Complessivamente il rischio di estinzione dei condritti è sostanzialmente più elevato che per la maggior parte degli altri vertebrati, e solo un terzo delle specie è considerato sicuro».

Quindi, delle 1.041 specie conosciute di pesci cartilaginei oltre il 30% sono in pericolo, minacciati, a rischio di estinzione o prossimi ad essere minacciati. Per un altro 46% mancano i dati necessari per valutare pienamente la minaccia di estinzione. Meno di un quarto delle specie di squali e razze sono considerati sicuri.

Popolazioni in via di esaurimento si trovano in tutte le acque libere dai ghiacci del mondo, ma sono particolarmente diffuse nel Coral Biodiversity Triangle dell’Indo-Pacifico (le acque tra l’Indonesia, le Filippine e le isole Salomone)  e nel Mar Mediterraneo. A rischio più alto sono anche le specie che vivono o passano periodi di tempo nell’acqua dolce.  I ricercatori dicono che «E’ urgentemente necessario migliorare  la gestione della pesca e del commercio per evitare estinzioni e promuovere il recupero delle popolazioni».

Numerosi studi precedenti hanno tentato di evidenziare le minacce che squali e razze affrontano in alcune regioni del mondo, ma non erano riusciti a fare il punto sul reale stato globale di queste specie.

Le razze non hanno in genere ricevuto la stessa attenzione degli squali  per la loro salvaguardia e da parte dalle agenzie di gestione della pesca, per questo versano in condizioni più cattive. E’ la pesca il maggior rischio per questi animali, sia per il loro conferimento diretto sul mercato sia per parti, come le pinne degli squali o le branchie delle mante, poi vengono le uccisioni accidentali nelle reti.

Ma ci sono anche gli effetti collaterali: la pesca a strascico allo squalo angelo comune (Squatina squatina ) non solo danneggia il fondo marino, ma anche si basa sull’uso di reti che si muovono lentamente non possono evitare e così questa specie, un tempo diffusa dalla Norvegia al nord Africa e al Mediterraneo è quasi estinta e si pensa ne resti una popolazione vitale nelle Isole Canarie.

Lo sviluppo costiero e lo sfruttamento intensivi dell’acqua dolce stanno duramente colpendo le circa 90 specie di squali e razze che vivono sempre o in parte nei fiumi , una cosa particolarmente evidente e pro blematica nelle città che sorgono sui mega-delta di grandi fiumi come il Mekong e in Amazzonia.

Lo studio chiede al mondo della pesca ed ai governi di impegnarsi di più per proteggere squali e razze: «Nonostante più di due decenni di crescente consapevolezza della diminuzione e dei crolli delle popolazioni di condritti, non c’è ancora alcun meccanismo globale per garantire il finanziamento, l’attuazione e applicazione dei piani di gestione della pesca dei condritti che siano in grado di ricostituire popolazioni ai livelli in cui non sarebbero più a rischio».

La Ssg ha molto lavoro da fare ora per valutare la minaccia di estinzione di tutte le specie (oltre a quelle  nuovi che vengono scoperte ad un ritmo di circa una ogni due o tre settimane) oltre a studiare per scoprire se le attuali pratiche di gestione stanno facendo qualcosa di buono. Non sarà un compito facile o semplice.

Nick Dulvy, co-presidente del Ssg, fa un paragone: «In Inghilterra diciamo che è come dipingere il Forth Road Bridge, che è uno dei più grandi ponti della Scozia. Una volta che hai finito devi ricominciare. Questo potrebbe sembrare noioso, ma ora siamo in grado di iniziare a valutare le specie, e il lavoro è già iniziato. Oggi stiamo rivalutando gli squali europei. Nel frattempo, le informazioni apprese in questo studio globale possono aiutare a riempire alcune lacune sulle specie “carenti di dati”. Quello che abbiamo imparato è che le specie che sono lunghe un metro e che si trovano nelle acque della piattaforma continentale, che hanno una probabilità del 50% di essere minacciate. Così si può applicare tale conoscenza statisticamente alle specie i cui dati sono insufficienti e capire con quale probabilità tali specie data-deficient sono minacciate».

Il rapporto dei 300 esperti che conferma e rende ancora più allarmante la situazione di questi antichissimi animali potrebbe essere arrivato appena in tempo per salvarli.