Strage di vigogne sulle Ande. Bracconieri contro pastori tradizionali

Vengono uccisi per rifornire di lana il mercato del lusso in Asia, Europa ed Usa

[24 Giugno 2015]

A maggio in Perù sono state trovate 150 carcasse di vigogna (Vicugna vicugna) vicino al villaggio andino di  Espite. Le vigogne sono camelidi sudamericani e probabilmente gli antenati selvatici degli alpaca domestici. Già gli inca apprezzavano la  loro morbida e calda lana, ma oggi, come ha rivelato il Wall Street Journal nel 2013, un cappotto di vigogna può costare in Asia fino a 21.000 dollari e negli Usa può ragginge perfino i 46.000 dollari. Ed ancora una volta, come per il corno di rinoceronte, le zanne degli elefanti, lle pelli e le parti di tigre, è l’economia, o meglio il lusso ostentato, a mettere in serio pericolo  popolazioni di animali selvatici che altri esseri umani cercano di proteggere.

Il pericolo infatti non viene dai pastori indios che vivono in villaggi come Espite, che arrotondano i loro magri guadagni tosando le vigogne che spingono dentro recinti per poi liberarle, in giornate che somigliano più ad una festa rituale che alla cattura di animali.  In Perù, Cile, Bolivia e Argentina è stato sostanzialmente modernizzato il sistema inca della raccolta di pelo di vigogna ed i governi concedono ai gruppi familiari indigeni il permesso di radunare e tosare le mandrie che pascolano nel loro territorio. Ma la forte domanda di  indumenti di vigogna in Europa e in Asia ha portato il prezzo della lana di vigogna fino 1.000 dollari al chilogrammo, una cifra enorme per una famiglia di indios andini, ma per produrre tanta lana bisogna catturare e tosare 5 animali. I pastori tradizionali catturano e poi rilasciano le vigogne  ogni due anni e ogni animale produce circa 200 grammi di lana. Di solito, le numerose famiglie dei pastori riescono a ricavare da questo faticosissimo lavoro circa 20.000 dollari l’anno.

Attirati da tanti soldi e dalle poche forze dell’ordine che si avventurano alle quote elevate alle quali vivono le vigogne, i bracconieri hanno cominciato ad uccidere  e scuoiare le vigogne per venderne le pelli nei mercati della costa. Il bracconaggio rappresenta una minaccia non solo per la fauna selvatica, ma anche l’economia e le comunità umane andine che stanno cercando di proteggere gli animali. A gennaio i bracconieri hanno ucciso due poliziotti cileni che li avevano fermati ad un posto di blocco. Pochi giorni fa due uomini sono stati arrestati a Catamarca, una città del nord dell’Argentina, mentre cercavano di sfuggire alla polizia con un camion carico di 75 kg di pellicce di vigogna. A maggio  vicino ad Arica, in Cile, c’è stato un scontro a fuoco con i bracconieri che cercavano di impedire che la polizia  sequestrasse 70 pelli di vigogna.

Sembra ripetersi quello che è già successo negli anni ’60, quando la lana di vigogna diventò simbolo di ricchezza e fama  e la caccia incontrollata fece scendere la popolazione di vigogna del Perù da un milione di capi a soli 16.000 esemplari. Oggi, grazie alle politiche di protezione ed al coinvolgimento delle comunità indigene, la situazione è notevolmente migliorata e l’International Union for the Conservation of Nature considera le vigogne a basso rischio di estinzione, ma se il bracconaggio continua questi splendidi e timidi camelidi andini potrebbero nuovamente essere spinti dall’ingordigia umana verso il baratro.