Summit Onu sulla biodiversità: «L’umanità ha fatto guerra alla natura» (VIDEO)

Per prosperare, le nostre economie e società hanno bisogno di un pianeta sano

[1 Ottobre 2020]

Aprendo l’United Nation Summit on Biodiversity, il segretario generale dell’Onu,  António Guterres  ha detto che «L’umanità ha fatto guerra alla natura. Dobbiamo ricostruire la nostra relazione con lei» i il  presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Volkan Bozkir ha ricordato che «La nostra esistenza su questo pianeta dipende interamente dalla nostra capacità di proteggere il mondo naturale che ci circonda».

Guterres ha sottolineato che «La deforestazione, il cambiamento climatico e la conversione degli spazi naturali selvaggi per la produzione alimentare umana distruggono la trama della vita sulla Terra. Noi facciamo parte di questa fragile trama e ne abbiamo bisogno per essere in buona salute e affinché noi e le generazioni future possiamo prosperare».

La biodiversità e gli ecosistemi sono essenziali per il progresso e la prosperità del genere umano, per rispettare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SGD) e attuare l’Accordo di Parigi sul clima, ma il capo dell’Onu ha fatto notare che «Purtroppo, malgrado gli impegni ripetuti, i nostri sforzi non sono stati sufficienti per raggiungere gli obiettivi mondiali in materia di biodiversità per il  2020. E’ necessaria un’ambizione molto più grande, non solo da parte dei governi, ma di tutti i protagonisti della società».

Il capo dell’Onu ha evidenziati che il degrado della natura non è solo una questione ambientale, ma riguarda anche l’economia, la salute, la giustizia sociale e i diritti umani: «Dimenticare le nostre preziose risorse può esacerbare le tensioni e i conflitti geopolitici. Purtroppo, troppo spesso la salute ambientale viene ignorata o minimizzata da altri settori governativi. Il  Summit on Biodiversity  è l’occasione per dimostrare al mondo che esiste un’altra via».

La segretaria esecutiva della Convention on Biological Diversity, Elizabeth Mrema, ha sottolineato: «Poiché l’oceano contiene circa l’80% di tutta la vita sulla Terra, un futuro sostenibile per la biodiversità dipende da un oceano sano. L’oceano deve essere al centro delle nostre discussioni all’ United Nations Summit on Biodiversity. La quinta edizione del Global Biodiversity Outlook, o “GBO-5”, dimostra che nessuno dei 20 Aichi Biodiversity Target sarà pienamente raggiunto. Tuttavia, mostra degli spot  luminosi che devono essere ingranditi. Mostra che, quando si applica una buona gestione della pesca, gli stock ittici vengono mantenuti o ricostruiti. Mostra che gli sforzi di conservazione hanno ridotto il numero di estinzioni e che, senza tali azioni, le estinzioni di uccelli e mammiferi sarebbero state probabilmente da due a quattro volte superiori. E mostra progressi nel raggiungimento della protezione marina, dato che siamo sulla buona strada per raggiungere l’elemento quantitativo dell’Aichi Biodiversity Target 11 e stiamo spingendo al massimo per proteggere il 10% degli oceani globali, come sancito nell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14.5».

La Mrema ha però ricordato che «Il GBO-5 richiede importanti transizioni in aree specifiche, tra cui pesca e oceani, azione climatica, sistemi alimentari sostenibili e un approccio One Health che includa la  biodiversità. Sono necessari sforzi mirati per realizzare una transizione verso una pesca e oceani sani e produttivi, ma non dobbiamo mettere gli oceani in un silo; sono alla base di quasi tutte le transizioni di cui abbiamo bisogno per avere un pianeta sano. Il  GBO-5 mostra anche chiaramente che non abbiamo bisogno di sacrificare la salute dell’oceano per i bisogni umani. Infatti, una recente ricerca mostra che, se utilizzassimo approcci più sostenibili e risorse sottoutilizzate, potremmo aumentare la quantità di cibo che otteniamo dal mare. I trend dello spreco alimentare, con circa il 35% del raccolto della pesca e dell’acquacoltura che viene perso o sprecato ogni anno, sottolineano la necessità di una transizione dei sistemi alimentari che ponga maggiore enfasi sulla diversità degli alimenti e riduca gli sprechi nell’approvvigionamento e nel consumo di cibo».

Bozkir ha invitato i leader mondiali a dar prova di pragmatismo: «I nostri sistemi sanitari si basano su una ricca biodiversità. 4 miliari di persone dipendono per la loro salute da medicinali naturali e il 70% dei medicamenti utilizzati per i trattamenti contro il cancro provengono dalla natura».

Per il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu «Una ripresa verde che metta l’accento sulla protezione della biodiversità può attenuare i rischi e costruire un mondo più sostenibile e resiliente. Questo può aiutare a sbloccare opportunità commerciali stimate in 1.000 miliardi di dollari, creare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e incoraggiare un’economia più verde».

Il principale obiettivo dell’United Nation Summit on Biodiversity era quello di creare una dinamica politica che porti alla definizione di un quadro ambizioso per la biodiversità per il post-2020 e che possa essere adottato alla 15esima conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) che dovrebbe tenersi nel maggio 2021 a Kunming, in Cina. Un quadro che dovrebbe permettere di raggiungere gli SDG  e che deve anche definire degli obiettivi concreti e misurabili e come attuarli, in particolare dei meccanismi di finanziamento e controllo. Guterres ha sottolineato che «In quest’ottica, devono essere mobilitate delle partnership complete ed efficaci tra gli Stati e le società, le imprese, i giovani, le donne, i popoli autoctoni e le comunità locali. Dobbiamo approfittare di questa opportunità per creare una dinamica politica verso il post-2020 global biodiversity framework. Dieci anni fa, abbiamo ottenuto degli impegni che avrebbero dovuto proteggere il nostro pianeta. Abbiamo ampiamente fallito- Ma, là dove sono stati fatti degli sforzi, i vantaggi per le nostre economie e la salute umana e planetaria sono irrefutabili. La natura è resiliente e può recuperare, se l’umanità attenua il suo assalto incessante. Perché le nostre società prosperino e si ricostruiscano, abbiamo bisogno di un pianeta sano».

La Mrema ha aggiunto che «Il post-2020 global biodiversity framework, che sarà adottato dalla Conferenza delle parti della Cbd il prossimo anno, offre un’importante opportunità per iniziare queste transizioni ed è forse la nostra ultima possibilità per raggiungere un oceano sano in futuro. Infine, dobbiamo ricordare il nostro comune nemico: il cambiamento climatico. Il cambiamento climatico richiede uno sforzo comune e concertato che metta insieme biodiversità, oceani e crisi climatica. Questo United Nations Summit on Biodiversity, il quindicesimo meeting  della Conferenza delle Parti della Convention on biological diversity,  l’United Nations Ocean Conference a Lisbona e l’United Nations framework convention on climate change  hanno l’opportunità, e in effetti la responsabilità, di definire piani e quadri ambiziosi per realizzare cambiamenti che porteranno a un pianeta sano, resiliente, produttivo e sostenibile a lungo in futuro».

Guterres ha concluso evidenziando tre priorità per salvaguardare e gestire sostenibilmente la biodiversità:

Le soluzioni basate sulla natura devono essere integrate nei piani di sviluppo post-Covid19 e ancora più ampiamente. Preservare la biodiversità del mondo può generare i posti di lavoro e la crescita economica di cui il mondo ha urgente bisogno oggi. Il World Economic Forum riporta che le opportunità di business emergenti in natura potrebbero creare 191 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Ad esempio, in Africa il “Grande Muro Verde”  ha da solo creato 335.000 posti di lavoro. Le soluzioni basate sulla natura sono anche strumenti essenziali nella lotta per risolvere la crisi climatica. Infatti, le foreste, gli oceani e gli ecosistemi intatti sono efficaci pozzi di assorbimento del carbonio. Le zone umide sane mitigano le inondazioni. L’umanità ha soluzioni naturali a portata di mano per proteggersi da disastri naturali, perdita di posti di lavoro e ricadute economiche e deve utilizzarle.

I sistemi economici e i mercati finanziari devono tenere conto della biodiversità e investire nella natura. Le risorse della natura non sono ancora incluse nei calcoli della ricchezza dei Paesi. Il sistema attuale è incentrato sulla distruzione, non sulla conservazione. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) stima il finanziamento globale annuale necessario per la natura tra 300 e 400 miliardi di dollari, molto meno degli attuali livelli di sussidi nefasti per l’agricoltura, l’estrazione mineraria e altre industrie distruttive. Investire nella natura proteggerà la biodiversità e migliorerà l’azione climatica, la salute umana e la sicurezza alimentare. I governi devono includere la biodiversità come criterio nel processo decisionale finanziario.

Garantire le politiche e gli obiettivi più ambiziosi che tutelino la biodiversità e non lascino indietro nessuno. La Convention on biological diversity stima che i servizi ecosistemici rappresentino tra il 50 e il 90% dei mezzi di sussistenza delle famiglie rurali e forestali povere. La natura offre opportunità di business per le comunità povere, dall’agricoltura sostenibile all’ecoturismo o alla pesca di sussistenza. Tutto dipende dalla conservazione della biodiversità e dal suo uso sostenibile. La maggior parte delle popolazioni indigene, in particolare, dipende da ecosistemi sani che possono fornire i servizi economici e finanziari di cui hanno bisogno per mantenere le loro culture e mezzi di sussistenza».

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