UN Environment: dal 1995 al 2011 persi tra i 4.000 e i 20.000 miliardi di dollari in servizi ecosistemici

Le pratiche agricole hanno un costo annuo sull’ambiente di 3.000 miliardi, l’inquinamento di 4.600 miliardi

[11 Marzo 2019]

Dopo la tragedia aerea in Etiopia, dove sono morti diversi funzionari Onu e rappresentanti di ONG, si era pensato di rimandare la quarta United Nations Environment Assembly che inizia oggi a Nairobi, ma la macchina del summit globale sull’ambiente è troppo grossa per poterla fermare: oltre 4.700 capi di Stato, ministri, imprenditori, rappresentanti dell’Onu e della società civile sono arrivati a Nairobi e fino al 15 marzo discuteranno di “Soluzioni innovative per le sfide ambientali e il consumo e la produzione sostenibili”.

Si tratta del summit più affollato della breve storia delle assemblee dell’United Nations environment programme (Unep): la partecipazione sarà quasi il doppio di quella del dicembre 2017 e interverranno il presidente francese Emmanuel Macron, quello del Kenya, Uhuru Kenyatta, molti ministri dell’ambiente, compresi quello italiano Sergio Costa e amministratori delegati di diverse multinazionali.

Ci si aspetta che vengano prese decisioni audaci e si annunciano risoluzioni che chiedono di incoraggiare modi di consumo e di produzione sostenibile, per la protezione dell’ambiente marino dall’inquinamento da plastica, per ridurre lo spreco alimentare e far progredire l’innovazione tecnologica per lottare contro i cambiamenti climatici, ridurre l’utilizzo delle risorse e la perdita di biodiversità.

L’UN Environment è, insieme all’Assemblea generale dell’Onu, l’unico organo delle Nazioni Unite che riunisce tutti gli Stati membri e all’Unep sono convinti che «Il suo potere di riunire tutti i settori porterà a definire il programma per l’ambiente mondiale. Le decisioni hanno un impatto profondo sugli obiettivi dell’Accordo di Parigi e della 2030 Agenda for Sustainable Development, preparano la strada all’UN Climate Change Summit 2019  e hanno un’incidenza sul programma generale delle Nazioni Unite.

Prima del summit, la direttrice esecutiva ad interim dell’Unep, Joyce Msuya, ha chiesto a tutti i Paesi di fare la loro parte e a impegnarsi per cambiamenti reali: «I tempo stringe. I tempi delle promesse politiche sono finiti. I tempi delle promesse senza obblighi di risultati sono finiti. Quel che è in gioco è la vita e la società, come la maggior parte di noi lo conosce e ne gode oggi».

I lavori del summit si basano sul rapporto dell’Unep “Innovative solutions for environmental challenges and sustainable consumption and production” che aiuterà a definire i problemi e i nuovi settori di azione, chiedendo un’azione urgente. Il rapporto stima che «Il valore dei servizi ecosistemici perduti tra il 1995 e il 2011 si situa tra i 4.000 e i 20.000 miliardi di dollari» e dimostra che «Le pratiche agricole esercitano una pressione crescente sull’ambiente, con un costo che si situa a circa 3.000 miliardi di dollari all’anno. I costi legati all’inquinamento sono stimati in 4.600 miliardi di dollari all’anno».

Il presidente dell’Assemblea UN Environment, il ministro dell’ambiente dell’Estonia Siim Kiisler. Ha sottolineato che «Più che mai, è tempo di agire. Sappiamo che possiamo costruire delle società più sostenibili, prospere e inclusive grazie a dai modi di consumo e di produzione sostenibili che affronteranno le nostre sfide ambientali e non lasceranno nessuno da parte. Ma dobbiamo creare le condizioni favorevoli perché questo si produca. E dobbiamo fare le cose diversamente».

L’Assemblea UN Environment è anche l’occasione per presentare le nuove ricerche avviate da Un Environment, compreso il “Global Environment Outlook 6”, realizzato da 252 scienziati ed esperti di più di 70 Paesi, e il “Global Resources Outlook” dell’International Resource Panel che fa un bilancio dell’estrazione di materiali, comprese le prospettive per il futuro e delle raccomandazioni sulla maniera di utilizzare le risorse naturali in maniera più sostenibile.

La Msuya conclude: «E’ chiaro che dobbiamo trasformare i modi di funzionamento delle nostre economie e la valorizzazione dei prodotti che consumiamo. L’obiettivo è quello di rompere il legame tra la crescita e l’utilizzo crescente delle risorse e di mettere fine alla nostra cultura dell’usa e getta».