Un lupo è un lupo. Nelle Alpi svizzere meno del 2% di ibridi

Secondo uno studio, l'ibridazione tra cani e lupi è in realtà molto limitata, se non addirittura aneddotica

[18 Gennaio 2019]

I lupi, malgrado abbattimenti e fucilate, sono tornati a popolare le Alpi svizzere e ora lo studio “Two decades of non-invasive genetic monitoring of the grey wolves recolonizing the Alps support very limited dog introgression”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori dell’Université de Lausanne (Unil) e di Fauna Découverte rivela che, al contrario di quanto si crede, meno del 2% di lupi studiati nelle Alpi svizzere negli ultimi 20 anni sono frutto dell’ibridazione con cani.

Secondo le analisi del Laboratoire de biologie de la conservation del Département d’écologie et évolution (Dee) dell’Unil , «L’integrità genetica dei lupi è quindi rimasta intatta durante la ricolonizzazione delle Alpi».

I ricercatori ricordano che, anche se non sembra guardando un barboncino o uno Yorkshire, «i cani sono dei lupi selvaggi che l’uomo ha addomesticato tra 10.000 e 30.000 anni fa. Questi animali appartengono alla stessa specie (Canis lupus) all’interno della famiglia dei canidi  provengono dallo stesso antenato comune. Lungo tutta la loro storia, a volte si sono incrociati e continuano a farlo, dando vita a discendenti fertili».

Alla fine del XiX secolo il lupo nelle Alpi era stato sterminato e ha fatto la sua ricomparsa naturalmente a metà anni ’90, risalendo gli Appennini. All’Université de Lausanne evidenziano che «Oggi, la questione del meticciato, per quanto naturale, tra lupo e cane è oggetto di aspre polemiche e costituisce un problema importante nei dibattiti legati alla politica di conservazione del lupo».

Uno degli autori dello studio, Luca Fumagalli, del  Dee dell’Unil e del Centre universitaire romand de médecine légale, spiega che l’ibridazione dei lupi «E’ utilizzata da alcuni come argomento per autorizzare l’eliminazione degli animali. Il lupo è in effetti rigorosamente protetto ma intorno agli esemplari ibridati esiste una cortina fumosa giuridica. In generale, le legislazioni nazionali raccomandano la loro soppressione per preservare l’integrità delle popolazioni selvatiche. Ma la vera questione dovrebbe piuttosto essere quella del controllo della presenza dei cani randagi che trasmettono i loro geni ai lupi selvatici».

Nello studio pubblicato su Scientific Reports, Fumagalli e il suo team del Laboratoire de biologie de la conservation (Lbc) hanno quantificato la diffusione del meticciato tra lupi e cani per la prima volta in Svizzera e nelle Alpi e ne è venuto fuori che «Solo 2 dei 115 lupi che sono stati rilevati attraverso delle analisi genetiche nelle Alpi svizzere tra il 1998 et 2017 mostrano segni di incrocio con i cani nel corso delle generazioni passate».

Il Lbc svolge da più di 20 anni, su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente della Svizzera, analisi genetiche non invasive a partire, per esempio, da campioni di saliva, di feci o di peli e sottolinea che «Su un totale di 3.463 campioni ricevuti regolarmente dal 1998, 1,645 sono stati assegnati a un totale di 115 lupi distinti». Lo studio dei biologi dell’Unil hanno utilizzato questi campioni congelati per analizzarne nuovamente il DNA alla ricerca di tracce di ibridazione.

Fumagalli spiega ancora: «Non esiste alcun criterio diagnostico morfologico per distinguere in modo affidabile un lupo da un cane, e anche gli approcci genetici, infinitamente più potenti, non sono assoluti. In effetti, il DNA di lupi e cani è praticamente identico e non ci sono geni esclusivi per nessuno dei due animali».

Il principale autore dello studio Christophe Dufresnes del Lbc, conferma: «L’unica analisi che può essere fatta è il calcolo della percentuale di possibilità che un individuo appartenga a uno dei due gruppi» ed è  esattamente quello che hanno fatto i biologi svizzeri: «Questo è al momento l’approccio validato dalla comunità scientifica internazionale per studiare questo tipo di problema», aggiunge Fumagalli.

Il team elvetico ha confrontato il DNA dei 115 lupi, tutti considerati potenzialmente ibridi, con un gruppo di riferimento di 70 cani. Basandosi su simulazioni matematiche e modelli statistici complessi, hanno stabilito una soglia al di sotto della quale un lupo non è più considerato “puro” e sono giunti alla conclusione che «Solo 2 su 115 animali sono interessati, meno del 2%». Fumagalli fa notare che «La maggior parte della ricerca condotta altrove in Europa, in particolare in Italia e in Spagna, fornisce risultati simili».

Ulteriori analisi di mostrano che i due ibridi svizzeri (un maschio e una femmina) «Sono sicuramente il risultato del re-incrocio. In altre parole, uno dei loro genitori era un lupo e l’altro un incrocio o un discendente di un incrocio tra una femmina di lupo e un cane maschio. L’ibridazione è avvenuta due o tre generazioni fa». Lo studio sottolinea che, «Entro la fine del 2017, i due animali avevano lasciato la Svizzera e che nessun membro dei tre branchi noti sul territorio ha alcun segno di incrocio con i cani».

Fumagalli  conclude: «I nostri risultati dimostrano che l’ibridazione tra cani e lupi è in realtà molto limitata, se non addirittura aneddotica, e che l’integrità genetica delle popolazioni di lupi selvatici che vivono nelle Alpi è preservata. Questo dovrebbero calmare il dibattito e facilitare la conservazione della specie. Il monitoraggio genetico in tempo reale è ancora necessario per identificare potenziali individui ibridi e consentire così una gestione efficace delle popolazioni di lupi che sono emblematiche delle nostre montagne».