Un mammifero ancestrale rivela la prima evidenza evolutiva della pelliccia

Gli eccezionali particolari anatomici dell’unico mammifero scoperto a Las Hoyas

[15 Ottobre 2015]

Nel giacimento di Las Hoyas (Cuenca), in Spagna, d sono stati scoperti i resti di un mammifero che viveva 125 milioni di anni fa  e sono stati trovati in uno stato di straordinaria conservazione, incluse le prime evidenze evolutive di pelliccia in un mammifero ancestrale.

Lo studio di un team di ricerca internazionale guidato da Ángela D. Buscalioni, direttrice del progetto  I+D Las Hoyas e che fa parte dell’Unidad de Paleontología dell’Universidad Autónoma  di Madrid (UAM), è stato pubblicato su Nature   con il titolo “A Cretaceous eutriconodont and integument evolution of early mammals”. Alla ricerca hanno partecipato anche paleontologi delle università di Bonn,  Rennes e Chicago.

All’UAM spiegano che «Las Hoyas è un giacimento del Cretaceo Inferiore in grado di preservare dettagli eccezionali di ogni tipo di organismo. Questo rappresenta un’opportunità unica per decifrare l’evoluzione non solo dello scheletro ma anche i tessuti molli che caratterizzano le specie moderne».

In oltre 30 anni di scavi e ricerche, il giacimento di Las Hoyas ha rivelato un campionario completo di una zona umida del Cretaceo Inferiore composto di oltre 250 specie, tra le quali ci sono importanti fossili di dinosauri (Pelecanimimus,Concavenator) e uccelli primitivi dentati e con artigli (IberomesornisConcornis).

I terreni saturi d’acqua dolce, stagni e laghi che dominavano l’area, insieme ad un processo di fossilizzazione raffinato e raro attribuito ad alghe e batteri, s hanno creato un ambiente privilegiato per lo studio di importanti tappe dello sviluppo, come il momento in cui apparvero le prime piante da fiore e la  diversificazione delle molte specie animali che conosciamo oggi.

Quello presentato su Nature è l’unico mammifero ancestrale che fino ad ora è stato trovato in questo ecosistema di  125 milioni di anni fa e i ricercatori sottolineano che «La straordinaria preservazione del fossile rivela, tra gli altri importnti aspetti anatomici, le prime evidenze evolutive del pelame nei mammiferi».

La “nuova” specie è stata chiamata  Spinolestes xenarthrosus ed appartiene ad un gruppo primitivo di mammiferi estinti . Presentando la scoperta, la Buscalioni ha evidenziato che «Si tratta della prima specie fossile che rivela in modo univoco la struttura microscopica del pelame che ricopre la pelle di tutti gli attuali mammiferi. La scoperta dimostra che, al contrario di quel che si credeva, che l’evoluzione del pelame, insieme ad altre strutture della pelle, non è avvenuta gradualmente ma ha avuto luogo simultaneamente all’origine del lignaggio».

Un altro ricercatore UAM che ha partecipato allo studio, Jesús Marugán-Lobón, rivela altri eccezionali aspetti del ritrovamento: «Spinolestes conserva i bronchioli polmonari e il contorno dl fegato, demarcando l’ubicazione del diaframma, il che fornisce la più antica traccia del sistema respiratorio nei mammiferi».

Hugo Martín-Abad, anche lui dell’Unidad de Paleontología dell’UAM, aggiunge: «Le impressioni della pelle forniscono anche la prima evidenza dei padiglioni auricolari nel registro fossile di questo gruppo biologico».

125 milioni di anni fa lo Spinolestes xenarthrosus viveva in quella che era una delle prime zone umide tropicali del pianeta. Probabilmente si cibava di insetti e larve. Pesava tra i 50 e i 70 grammi e si caratterizzava per avere l’orecchio medio sviluppato, vertebre lombari con molteplici articolazioni e molari con tre cuspidi.

Aveva anche una criniera sul collo e una corda cresta che gli percorreva la schiena. Le “mani”, caratteristiche degli animali adattati all’escavazione, fanno pensare che avesse uno stile di vita simile agli attuali toporagni corrazzati.

Gli eccezionali particolari anatomici di questo antichissimo mammifero sono stati ottenuti grazie a tecniche di microscopio elettronico a scansione tomografía computerizzata e ad analisi della composizione minerale con l’Energy Dispersive Spectrometry, che hanno permesso di ottenere immagini cellulari del tessuto mole e del pelo di questo piccolo scavatore.