Una corda di 50.000 anni rivela che i Neanderthal non erano cognitivamente inferiori ai Sapiens (VIDEO)

Hardy: «Le caricature fin qui fatte dei Neanderthal, somigliano in modo inquietante agli stereotipi sugli afroamericani che giustificarono la schiavitù»

[14 Aprile 2020]

Lo studio “Direct evidence of Neanderthal fibre technology and its cognitive and behavioral implications”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori francesi, statunitensi e spagnoli demolisce definitivamente l’idea, quasi indiscutibile fino a pochi anni fa, che i Neandertal avessero un livello cognitivo minore, e quindi fossero meno avanzati tecnologicamente, dell’Homo sapiens.
Come spiegano al CNRS francese, il team internazionale di ricercatori ha per la prima volta scoperto nel sito preistorico dell’Abri du Maras, nell’Ardèche, nel sud-est della Francia, «dei residui di cordame vecchi di più di 40 000 ans». Precedentemente l’équipe di Marie-Hélène Moncel (Histoire Naturelle de l’Homme Préhistorique – HNHP del Muséum national d’Histoire Naturelle) aveva dimostrato che i Neandertal avevano occupato l’Abri du Maras. I Neandertal sono vissuti in Europa tra 350000 e 28000 anni prima della nostra Era.
Al CNRS sottolineano che «Un’analisi al microscopio ha pernesso di dimostrare che questi residui erano stati intrecciati, prova di una loro modificazione attraverso un’attività umana. L’esame delle fotografie ha rivelato tre fasci di fibre intrecciate, piegate insieme per formare dei cordoni. Inoltre, l’analisi spettroscopica ha rivelato che queste corde erano costituite di cellulosa, probabilmente di conifere. Questa scoperta sottolinea inattese capacità cognitive da parte di Neanderthal, che non solo aveva una buona conoscenza della matematica, necessaria per avvolgere le fibre, ma anche una profonda comprensione della crescita degli alberi. Questi risultati rappresentano le prove più antiche della tecnologia tessile finora conosciute».
I resti di questa antichissima corda sono stati ritrovati su uno strumento in pietra e sono importantissimi perché intrecciare le fibre è la base per poter realizzare abiti, borse, reti e persino barche e i Neanderthal erano già noti per aver prodotto catrame di corteccia di betulla, le prime d’arte umane e perle fatte con le conchiglie.
Nonostante quel che si credeva fino a non molto tempo fa, si è scoperto che i Neanderthal utilizzavano e controllavano il fuoco, vivevano in rifugi, erano abili cacciatori di grossi animali e avevano riti di sepoltura per i loro morti.
Ma di solito gli archeologi e i paleoantropologi nei siti Neanderthal trovano solo resti di fauna o ici o strumenti di pietra, quasi mai materiali deperibili come quello venuto alla luce nell’’Abri du Maras: un frammento di corda circa 6,2 mm e largo 0,5 mm, aderente a uno strumento di pietra lungo 60 mm.
Secondo lo studio, i Neanderthal avevano una comprensione ecologica dettagliata degli alberi e di come trasformarli in materiali funzionali completamente diverse e, dato che la corda dimostra una comprensione cognitiva e operativa sensibile al contesto e la cui realizzazione comporta il dover tenere traccia contemporaneamente di più operazioni sequenziali, «Viste, le rivelazioni in corso sull’arte e sulla tecnologia di Neanderthal, è difficile vedere come possiamo considerare i Neanderthal come qualcosa di diverso dall’essere cognitivamente pari agli esseri umani moderni».
Il principale autore dello studi, lo statunitense Bruce Hardy del Department of anthropology del Kenyon College da tempo contrasta quelle che ritiene caricature dei Neanderthal e i risultati dello studio confermano le sue convinzioni. Secondo lui, «L’immagine persistente dei Neanderthal come goffi “perdenti” nel gioco evolutivo, fornisce un grosso insegnamento su uno degli aspetti più cattivi della natura umana. I Neanderthal sono un po’ “gli altri”, Troppi scienziati hanno ignorato, distorto o semplicemente non sono riusciti a cercare prove che avrebbero minato la loro presunzione della superiorità dell’umanità moderna. È il tipo di convinzione che si ripete continuamente nei pregiudizi e nelle discriminazioni lungo tutta la storia umana. Le caricature fatte dei Neanderthal, ad esempio, assomigliano in modo inquietante agli stereotipi sugli afroamericani che giustificarono la schiavitù e sono durati fino al XX secolo».
I Neanderthal erano più bassi e più robusti degli esseri umani moderni, con grandi nasi e crani più grandi dei nostri, ma il loro cervello era grande quanto il nostro, spesso più grande. Condividevano più del 99,5% del loro DNA con i Sapiens e, mentre alcuni scienziati li considerano una specie distinta – Homo neanderthalensis – altri fanno notare che l’evidenza di incroci, con progenie fertili, li frende in realtà una sottospecie: Homo sapiens neanderthalensis.
Hardy ricorda che «Le ultime prove del DNA dimostrano che c’è stato un incrocio in più luoghi, in più occasioni, tra umani moderni e uomini di Neanderthal. Per la maggior parte delle stime fatte fino a questo momento, se non sei originario dell’Africa, probabilmente hai tra il 2 e il 5% di DNA di Neanderthal». Insomma, gli unici Homo sapiens “puri” sono gli africani, brutta notizia per i razzisti ariani che invece sono il frutto dell’incrocio tra due sottospecie umane.
Hardy smentisce anche l’idea che i Neanderthal fossero solo cacciatori di grossa selvaggina e che non mangiassero quasi altro che carne. Il ritrovamento di diversi manufatti neanderthaliani legati al cibo e i segni di tagli trovati sulle ossa di animali come bisonti e cervi, indicano che macellavano le loro prede, ma il fatto che non compaiono altri manufatti alimentari, non indica per forza che non mangiassero nient’altro. Allo stesso modo, la mancanza di aghi ossei in questi siti ha portato alcuni a concludere che i Neanderthal potessero mettersi addosso delle pellicce ma che non sapessero fare vestiti.
La corda intrecciata trovata in Francia dimostra che probabilmente i Neanderthal erano in grado di fare tessuti e che le prove siano scomparse perché erano più deperibili delle ossa. E in assenza di prove, i preconcetti prendono il sopravvento. «I Neanderthal sono spesso definiti dalla loro estinzione – scriveva già nel 2011 Hardy – Poiché si sono estinti, devono aver fatto qualcosa di sbagliato».
La pensa come lui anche John D. Speth, professore emerito di antropologia e curatore di musei dell’università del Michigan: «Abbiamo condannato i Neanderthaliani per” grave incompetenza mentale, quasi interamente sulla base di prove negative o mancanti. L’assenza di prove non è una prova di assenza».
La Moncel ha invitato Hardy a collaborare e da allora ha lavorato con lei e una rete di altri scienziati europei, analizzando i manufatti francesi Hardy ha scoperto che venivano utilizzati dai Neanderthal per raschiare la pelle, lavorare la carne ma anche canne, erbe o legno. Ma ha anche scoperto che quegli strumenti avevano bisogno, per essere usati, di manici o cinghie.
Hardy e i suoi collaboratori hanno anche trovato resti di capelli, piume, granelli di amido, tessuti vegetali e animali tra cui pesci, anatre e conigli e pezzi di legno insieme a fibre intrecciate: questi ultimi suggerivano già la produzione di spago e alla fine hanno trovato il primo frammento di corda intrecciata.
Al Kenyon College sottolineano che «Queste scoperte sostengono un’immagine dei Neanderthal come persone con una conoscenza dettagliata del loro territorio che, adattandosi a diversi ambienti, catturavano piccole prede agili, sfruttavano una serie di specie vegetali e creavano manici e corde. Catturavano sia pesci che uccelli». Tutte attività che. come scrive Hardy «Sono spesso usate come indicatori del comportamento umano moderno».
L’estate scorsa, Clay Whiteheart ha lavorato con Hardy per capire se i Neanderthal avrebbero potuto realizzare abiti più complessi “cucendoli” con materiali deperibili come le spine. Si tratta di qualcosa di vitale: dei vestiti cuciti, invece di una pelliccia drappeggiata, sarebbero stati essenziali per la regolazione termica e quindi la sopravvivenza, Se i Neanderthal non potevano cucire i vestiti (perché non producevano aghi di ossa), come hanno fatto sopravvivere per 200.000 anni? Il minuscolo frammento di spago trovato nell’Abri du Maras potrebbe essere la risposta.
Ma allora, se i Neanderthal avevano capacità intellettive e tecnologiche simili a quelle dei nostri antenati emigrati dall’Africa, perché si sono estinti? Le teorie sulla loro scomparsa abbondano. Forse gli umani moderni hanno occupato la loro stessa nicchia ecologica e li hanno bruitalmente sostituiti, come fanno oggi alcune specie invasive con quelle autoctone. Oppure introdussero malattie per le quali i Neanderthal non avevano difese immunitarie. Forse sono stati uccisi dai cambiamentri climatici.
Ma Hardi non crede fino in fondo a nessuna di queste singole cause e ipotizza che nell’estinzione dei Neanderthal abbiano avuto un ruolo diversi fattori: «Può essere stato qualcosa di relativamente benigno, come una leggera differenza di fertilità con il passare del tempo. Se gli esseri umani moderni avevano più bambini, i Neanderthal si sono trovati in una palude demografica; l’uno ha popolato l’altro».
Ma il DNA e le prove degli avvenuti incroci suggeriscono qualcos’altro: «Ad un certo livello, non stiamo davvero parlando di un’estinzione – conclude Hardy. Stiamo parlando di un’assimilazione, in cui parte del genoma di Neanderthal viene portato nell’uomo moderno».

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