Verso il primo atlante mondiale delle migrazioni degli ungulati (VIDEO)

Identificherà i "corridoi verdi" del pianeta per gli ungulati. Per l’Italia partecipa la Fondazione Edmund Mach

[7 Maggio 2021]

Con l’articolo “Mapping out a future for ungulate migrations” pubblicato su Science, un team internazionale di 92 scienziati e ambientalisti presenta la Global Initiative on Ungulate Migration (GIUM) che punta a realizzare il primo atlante mondiale delle migrazioni di ungulati  che stanno realizzando in collaborazione con la Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals (CMS) dell’Onu. I ricercatori dicono che «Le mappe dettagliate dei movimenti stagionali delle mandrie in tutto il mondo aiuteranno i governi, le popolazioni indigene e le comunità locali, i pianificatori e i gestori della fauna selvatica a identificare le minacce attuali e future alle migrazioni e ad avanzare misure di conservazione per sostenerle di fronte a un’impronta umana in espansione.

Il principale autore dell’articolo, Matthew Kauffman, direttore dell’US Geological Survey (USGS) Wyoming Cooperative Fish and Wildlife Research Unit dell’università del Wyoming, spiega che «Un atlante della migrazione globale è urgentemente necessario perché non c’è mai stato un inventario mondiale di questi fenomenali movimenti stagionali. Man mano che i territori diventano più difficili da attraversare, le mappe possono aiutare gli ambientalisti a individuare le minacce, identificare gli stakeholders e lavorare insieme per trovare soluzioni».

Anno dopo anno, gli ungulati migratori devono attraversare vaste aree del pianeta per trovare cibo, sfuggire a condizioni difficili e riprodursi. I movimenti sono tanto diversi quanto le specie stesse, che includono cervi muli e alci nel Nord America; Gazzelle e saiga mongole in Asia; gnu nel Serengeti; guanachi in Sud America; caribù artici in Canada e renne selvatiche e cervi nel Nord America.

Secondo Francesca Cagnacci, del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach (FEM) e seconda firmataria dell’articolo «La disponibilità di un atlante mondiale delle migrazioni permetterà di identificare le aree e i corridoi di passaggio degli ungulati durante questi importanti movimenti. Scienziati, biologi della conservazione e decisori avranno uno strumento rapido e dinamico per sviluppare e adottare soluzioni di mitigazione che possano preservare il fondamentale comportamento migratorio degli ungulati. Grazie all’Atlante, si potranno ad esempio localizzare i punti chiave dove costruire ‘ponti verdi’ sulle grandi vie di comunicazione, o aprire recinzioni durante il periodo migratorio ed ancora connettere aree di protezione con “corridoi verdi”».

Nel 2019, durante una riunione alla FEM era stata formalizzata l’idea dell’Atlante e si pensava di organizzare una conferenza in Trentino alla quale  cui invitare gli studiosi di tutto il mondo su questo tema. La Cagnacci sottolinea : «Anche se ovviamente la conferenza è stata rinviata, la pandemia non ci ha fermato: abbiamo contattato i colleghi e collaborato tra noi con decine di riunioni telematiche, individuando la realizzazione di un Atlante Mondiale delle Migrazioni di Ungulati come la nostra priorità».

Gli scienziati ricordano che «Dal Wyoming al Serengeti e oltre, gli ungulati migratori sono una parte essenziale degli ecosistemi naturali e forniscono gran parte delle prede per i carnivori del mondo. Le migrazioni contribuiscono anche alle economie locali e regionali attraverso la raccolta e il turismo e sono intrecciate nella cultura di numerose comunità.

Sfortunatamente, molte migrazioni di ungulati sono in forte calo a causa di disturbi umani come strade, recinzioni e altri tipi di sviluppo. Ad esempio, le attuali migrazioni delle gazzelle mongole, nelle quali gli individui vagano per centinaia di chilometri, sono fortemente limitate da recinzioni di confine e nuove ferrovie. Negli ultimi decenni, i ricercatori della contea di Kajiado in Kenya hanno assistito al quasi crollo delle migrazioni di gnu, zebre e gazzelle di Thomson a causa di strade, recinzioni e altre infrastrutture non pianificate. Le barriere alla migrazione influenzano in modo simile gli animali di grossa taglia in tutto il West americano. In alcuni casi, le migrazioni sono andate perse ancor prima di poter essere documentate, evidenziando l’entità della sfida per la conservazione».

Nell’ambito della CMS Central Asian Mammals Initiative (CAMI), sono state sviluppate linee guida per rimuovere gli ostacoli alla migrazione lungo la Trans-Mongolian Railway o rendere l’infrastruttura esistente più rispettosa della fauna selvatica per specie come khulan, gazzelle mongole e gazzelle goitered. Il nuovo atlante aiuterà i responsabili delle decisioni a pianificare e implementare ulteriori progetti infrastrutturali per mitigare o eliminare i loro effetti barriera.

Secondo Amy Fraenkel, segretaria esecutiva del CMS, «L’atlante globale è un’iniziativa molto importante che aiuterà ulteriormente la conservazione di questi animali unici. Siamo lieti di sostenere questo lavoro e di avere un nuovo potente strumento da condividere con le nostre parti e partner per aumentare i loro sforzi per proteggere le mandrie in migrazione in tutto il mondo».

Gli animali migratori dipendono da diversi habitat per nutrirsi, riprodursi e riposare. Se i loro movimenti vengono  limitati, è in gioco la sopravvivenza di intere popolazioni. Le alterazioni provocate dai cambiamenti climatici alla distribuzione di acqua, neve, ghiaccio e piante verdi complicano ulteriormente il modo in cui le mandrie migratorie si spostano durante i loro movimenti stagionali. L’atlante globale della migrazione aiuterà i responsabili delle decisioni a stabilire le priorità delle aree lungo le rotte migratorie da conservare per salvaguardare i diversi vantaggi che forniscono all’umanità.

Il lavoro si basa su numerosi successi di conservazione che sono stati resi possibili attraverso la mappatura delle migrazioni. In tutto il mondo, azioni di successo come l’espansione delle aree protette, le strutture verdi di attraversamento sono state progettate monitorando le rotte migratorie delle mandrie di ungulati. Ma l’urbanizzazione e le barriere si stanno espandendo in molti dei territori utilizzati dalle mandrie in migrazione. Gli scienziati e gli ambientalisti coinvolti nell’iniziativa sperano che «Mappe dettagliate delle migrazioni in tutto il mondo stimolino azioni di conservazione simili per sostenere le migrazioni della fauna selvatica.

La nuova iniziativa globale gestita dalla CMS utilizzerà la più recente tecnologia di tracciamento GPS, software di mappatura e piattaforme di condivisione dei dati, insieme alla conoscenza locale e indigena. Il team si adopererà anche per mappare le migrazioni scomparse e documentare la conoscenza locale e storica degli spostamenti  degli animali.

Le pochissime mappe di migrazione assemblate oggi evidenziano già che «Le aree protette sono troppo piccole e sparse per proteggere i movimenti ad ampio raggio». Allo stesso tempo, queste mappe evidenziano come numerosi proprietari terrieri e comunità abbiano gestito i territori dove vivono e lavorano e che gli animali attraversano. Ad esempio, le tradizioni culturali e l’identità degli Inuit e dei Tlicho in Canada sono profondamente radicate nella migrazione dei caribù e gli allevatori negli Stati Uniti occidentali hanno notevolmente beneficiato della fauna selvatica mantenendo i territori  aperti per il pascolo del bestiame.

Drammaticamente, per molti ungulati migrazione (per esempio, il guanaco in Argentina), non si conoscono ancora le vie di migrazione che rischiano così di scomparire ancor prima di essere tracciate. Anche l’Europa continentale offre spunti importanti, essendo il primo continente ad aver trasformato profondamente il proprio territorio. La Cagnacci spiega che : «Il cervo rosso è capace di spostamenti di molte decine di chilometri in pochi giorni, come nel Parco dello Stelvio in Trentino, ma spesso diventa residente e localmente sovrapopolato negli ambienti frammentati europei». Le mappe che mostrano i dati sulla migrazione, insieme alle connessioni umane e ai mezzi di sussistenza associati a questi stessi paesaggi, aiutano a far avanzare la conservazione sostenibile.

Il lancio del GIUM avviene proprio mentre cresce l’attenzione internazionale verso la protezione della biodiversità. Quest’anno la COP15 della Convention on biological diversiy dell’Onu dovrebbe approvare il Post-2020 Global Biodiversity Framework  e le parti della CMS hanno individuato come prioritaria la connettività ecologica, comprese le migrazioni degli animaliadro.

Gli ungulati sono dei consumatori primari, ossia si nutrono delle risorse vegetali. Al contempo, fertilizzano il suolo e trasportano nutrienti ed energia e rappresentano le prede principali dei grandi predatori, rivestendo così un ruolo ecosistemico fondamentale. Sono da millenni legati alla cultura e identità delle popolazioni umane, con la caccia e il pastoralismo. «Senza migrazioni di ungulati – conclude la Cagnacci- , molti servizi ecosistemici verrebbero compromessi e ci si può attendere un crollo della biodiversità ad essi legata a diversi livelli di complessità, dal microbiota, ai grandi carnivori, fino all’interazione con i domestici».

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  • International Team Partners with UN to Launch Global Initiative to Map Ungulate Migrations