Wwf, la pandemia effetto boomerang dalla distruzione degli ecosistemi

Le sempre più frequenti malattie emergenti trasmesse dagli animali all’uomo (tra cui il Covid-19) non sono altro che la conseguenza della distruzione degli ecosistemi e la gestione insostenibile della fauna selvatica

[31 Dicembre 2020]

L’11 marzo l’Oms dichiara ufficialmente l’infezione da nuovo coronavirus Sars-cov-2 pandemia. E sulla base delle numerose ricerche scientifiche pubblicate negli ultimi anni in tutto il mondo, il Wwf denuncia come le sempre più frequenti malattie emergenti, trasmesse dagli animali all’uomo (malattie zoonotiche, tra cui il Covid-19), non siano altro che la conseguenza della distruzione degli ecosistemi e la gestione insostenibile della fauna selvatica.

Malattie come Sars, Mers, Ebola, Zika, Febbre aviaria, non sono catastrofi casuali ma la conseguenza del nostro impatto sugli ecosistemi naturali. L’uomo, con la propria attività, ha alterato in maniera significativa i tre quarti delle terre emerse e i due terzi degli oceani, determinando la nascita di una nuova epoca denominata Antropocene.

Secondo l’Ipbes (Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services) sono 1,7 milioni i virus “non scoperti” nei mammiferi e negli uccelli, 827.000 dei quali potrebbero infettare l’uomo, mentre il costo economico dell’attuale pandemia è 100 volte quello stimato per prevenirla, proteggendo la natura.

Per evitare future pandemie è necessario fermare la scomparsa di ecosistemi cruciali, partendo proprio dalle foreste tropicali, e considerare la salute umana indissolubilmente collegata a quella dell’ambiente e degli altri animali, come descritto nell’approccio One Health.

di Wwf Italia