Al via la conferenza climatica Unfccc a Bonn: gli attuali impegni non bastano per rispettare l’Accordo di Parigi

Il Talanoa Dialogue fa emergere nuovi percorsi per una maggiore azione sui cambiamenti climatici

[30 Aprile 2018]

Da oggi al 10 maggio l’ex capitale tedesca Bonn ospita nuovamente l’United Nations Climate Change Conference (SB48) che vede la partecipazione di migliaia di rappresentanti di  governi e organizzazioni multilaterali, stakeholder, ONG e. giornalisti e che come ogni altro grande evento produrrà un’impronta climatica che – ancora di più in un’occasione come questa –  tutti i partecipanti hanno la responsabilità di ridurre al minimo.

La più grande fonte di emissioni di gas serra sono i viaggia andata e ritorno e tutti i partecipanti alla conferenza sono stati incoraggiati  a rendere il loro viaggio carbon neutral avvalendosi dell’iniziativa Climate Neutral Now dell’Onu. Laura López, direttrice servizi del segretariato dell’United Nations framework convention on climate change  (Unfccc), spiega che «Basandosi sul successo della  certificazione Emas della 23esima Conferenza delle parti, stiamo lavorando con il World Conference Center Bonn e il Broich Catering per organizzare la SB 48 come evento sostenibile. Naturalmente, non possiamo farlo senza la partecipazione attiva dei delegati, ad esempio limitando il loro uso di carta e altre risorse, separando i rifiuti inevitabili e utilizzando il trasporto locale. Facciamo tutti parte di un SB48 sostenibile!»

Ma i delegati hanno da risolvere qualcosa di molto più grosso delle loro emissioni personali; devono sviluppare ulteriormente le linee guida per l’attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015 per consentire che  diventare operativo. Coe ricorda l’Unfccc: «Le linee guida, o il manuale operativo, sono necessari per sbloccare azioni pratiche per realizzare il pieno potenziale dell’accordo.Le decisioni finali saranno prese alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop24) in Polonia alla fine di quest’anno.La conclusione delle linee guida dell’Accordo di Parigi è anche necessaria per valutare se il mondo è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo: limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2° C, mentre si cerca di limitarlo a 1,5° C».

Chiudendo la Cop23 del novembre 2017 presieduta dalle Figi, la segretaria esecutiva dell’Unfccc, Patricia Espinosa, ha sottolineato che «Per avere successo alla Cop24, è essenziale che le nazioni inizino a lavorare alla stesura di un testo negoziale durante il meeting di maggio. Ciò fornirà una solida base per il lavoro nella seconda metà del 2018 e ci aiuterà a ottenere un risultato forte». Allora i Paesi avevano accettato di accelerare e completare il loro lavoro per mettere in atto il Paris Agreement Work Programme (Pawp) già alla Cop24 che si terrà a dicembre a Katowice,in Polonia.

Un altro importante obiettivo della SB48 iniziata oggi a Bonn è il ‘Talanoa Dialogue’. che dovrebbe facilitare l’impegno dei Paesi e di una serie di parti interessate per il presente e il futuro. Si tratta di un dialogo voluto fortemente dal premier delle Figi Frank Bainimarama e facilitato dal segretariato dell’Unfccc per trovare soluzioni su come i Paesi di tutto il mondo possano incrementare gli obiettivi che hanno proposto con i piani nazionali di azione climatica, i Nationally Determined Contributions (Ndc).

Alla vigilia del summit di Bonn la Espinosa ha ricordato che «Il 2017 è stato testimone di molti eventi meteorologici estremi e disastri che hanno causato sofferenza a milioni di persone in tutto il mondo. Le conseguenze degli impatti dei cambiamenti climatici sono in particolare già avvertite dalle comunità più vulnerabili. Il Talanoa Dialogue è un’opportunità chiave per tutti gli stakeholder per riunirsi e condividere storie su come possiamo intensificare significativamente l’azione per il clima, per prevenire sofferenze umane ancora maggiori in futuro. Incoraggio la partecipazione diffusa al Dialogo».

Ma le cose non vanno proprio cone i diversi Paesi si erano impegnati a farle andare e Bainimarama e la Espinosa ha esortato i Paesi che devono ancora farlo a ratificare la modifica che contiene il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto. L’emendamento di Doha stabilisce impegni di riduzione delle emissioni per il 2012-2020 per molti Paesi sviluppati ed è stato ratificato da 111 Paesi. Preoccupata per la necessità di accelerare l’azione climatica, la Espinosa ha dichiarato: «Esorto caldamente i Paesi sviluppati a compiere progressi verso la mobilitazione dei 100 miliardi di dollari all’anno che si sono impegnati a fornire  entro il 2020. Molti Paesi in via di sviluppo hanno disperatamente bisogno di questo sostegno per dare il loro contributo all’azione per il clima».

Secondo Eliza Northrop, dell’ International Climate Initiative del World resource institute (Wri) e Nathan Cogswell, anche lui del Wri, «Il processo del Talanoa Dialogue, lanciato all’inizio di quest’anno, rappresenta il primo tentativo della comunità internazionale di fare il punto sui progressi compiuti nell’ambito dell’accordo di Parigi. Dato che riconosce che gli sforzi attuali non sono  sufficienti per limitare il riscaldamento globale  e proteggere le nostre comunità dagli impatti devastanti del cambiamento climatico, il Dialogo è stato istituito per identificare in che modo i paesi possono intensificare e  migliorare l’azione . È un processo lungo un anno, strutturato attorno a tre domande fondamentali: Dove siamo? Dove vogliamo andare? Come ci arriviamo?»

Il summit di Bonn sarà la prima occasione per testare l’efficacia del Talanoa Dialogue, visto che ogni delegato dei vari Paesi dovrà rispondere in prima persona a quelle tre domande e che alla Cop24 di Katowice i leader mondiali avranno l’opportunità di rispondere alle domande più importanti e pressanti emerse  dal dialogo e di dettagliare i loro piani climatici.

Al Wri sono abbastanza scettici: «Il mondo starà a vedere se i Paesi aumenteranno e segnaleranno la loro intenzione di aggiornare l’ambizione dei loro attuali Ndcentro il 2020».

La Northrop e Cogswel fanno notare che la situazione è molto  cambiata rispetto al 2015, quando gli Ndc vennero preparati prima dell’Accordo di Parigi: «Ora, con l’accordo di Parigi in vigore e gli  orientamenti per la sua attuazione  che saranno finalizzati alla fine di quest’anno, le parti si trovano in una posizione migliore per determinare obiettivi, azioni e misure per Ndc che siano allineati con gli obiettivi dell’accordo di Parigi». Il  Regno Unito  è stato il primo Paese a condurre una revisione dei sui Ndc.

Al Wri sottolineano che «Dal 2015, significative innovazioni tecnologiche e riduzioni dei costi delle energie rinnovabili hanno cambiato alcune delle ipotesi alla base degli Ndc, il che potrebbe significare che molti Paesi saranno in grado di raggiungere i loro obiettivi molto prima». E l’Etiopia, a nome dei Paesi meno sviluppati, ha sollevato questo punto nel suo Ndc. La buone notizie sono che molti Paesi hanno già fatto progressi sostanziali, e alcuni sembrano essere sulla buona strada per superare gli obiettivi dei loro attuali Ndc.

Ma la Northrop e Cogswel fanno notare che «Gli attuali Ndc contribuiscono in modo significativo alla riduzione del riscaldamento globale, ma non sono sufficienti. In loro assenza, avremmo 4 – 5 gradi C di riscaldamento, ma sono ancora molto lontani dall’obiettivo globale di limitare il riscaldamento a ben 2 gradi C (3,6 gradi F) o addirittura a 1,5 gradi C (2,7 gradi F). Secondo una serie di studi, anche se pienamente implementati, gli Ndc esistenti comportano 2,7 – 3,7 gradi C di riscaldamento». Come hanno osservato i Paesi meno sviluppati nella loro adesione al Talanoa, «Gli attuali Ndc sono grossolanamente insufficienti» ed «E’ richiesto un aumento collettivo delle ambizioni».

Anche per il Wri il mondo deve alzare l’asticella dell’impegno previstop dell’attuale ciclo di Ndc  per  colmare il divario delle emissioni: «Non possiamo aspettare fino al 2030. Dobbiamo migliorare l’ambizione ora. Gli impatti che vedremo in futuro saranno determinati dalle nostre azioni sulle emissioni e sul conseguente livello di aumento della temperatura. Più diventa caldo, maggiore è l’impatto e più è limitata la nostra capacità di adattamento».

La maggior parte delle richieste rispondono alla terza domanda del  Talanoa Dialogue : come ci arriviamo? Alcuni Paesi forniscono esempi specifici di settore, mentre altri si concentrano sui progressi intersettoriali. Ad esempio, diverse buone pratiche riguardano la mobilità urbana, compreso l’aumento dei veicoli elettrici e il trasporto pubblico sostenibile. Altri hanno rilevato l’importanza della pianificazione e della definizione delle politiche nazionali e l’importanza di una transizione equa, garantendo piani e sostegno della transizione per le comunità attualmente legate a un’economia high-carbon di mentre il mondo va verso un’economia low carbon.

Secondo il Wri, «Settori economici specifici, tra i quali l’utilizzo del suolo, l’energia, i trasporti, gli insediamenti umani e l’agricoltura e la silvicoltura, sono particolarmente promettenti per migliorare gli Ndc. Molte richieste hanno evidenziato il potenziale per la mitigazione climatica dell’utilizzo di soluzioni climatiche naturali, come il ripristino di foreste e territori. Altre buone pratiche riguardano le opportunità nel settore energetico, come l’efficienza energetica e le moderne energie rinnovabili e la contestata carbon capture and storage.

Per la Northrop e Cogswel la chiave del successo sta in una maggiore collaborazione: «Non solo tra Paesi, in termini di finanziamento, sviluppo delle capacità e trasferimento tecnologico, ma anche all’interno dei Paesi. E’ stata evidenziata come una parte essenziale per sbloccare maggiori ambizioni. L’importante collegamento tra azione pubblica e privata, che sta diventando sempre più evidente, è stata anche citata come necessaria per il riuscire a progredire. Inoltre, una maggiore cooperazione tra attori nazionali e subnazionali contribuirà a realizzare più azioni climatiche; ciò comporterà una partecipazione molto più integrale degli attori subnazionali nell’elaborazione e nell’attuazione della politica climatica. Una maggiore collaborazione con gli stakeholder nazionali non è solo un mezzo per un fine, ma una parte vitale per costruire una visione condivisa per un futuro e assicurare l’azione».

Ma, per realizzare il  potenziale di trasformazione dell’Accordo di Parigi, è fondamentale soprattutto sviluppare strategie a lungo termine Le strategie a lungo termine che  «possano essere il catalizzatore per un approccio multisettoriale e multi-stakeholder per ripensare la politica nazionale, lo sviluppo e i percorsi tecnologici per promuovere gli obiettivi climatici in modo compatibile con l’Accordo di Parigi – dicono i duue ricercatori del Wri –  Fanno più che rappresentare un’opportunità per portare l’azione nazionale in linea con le ambizioni necessarie; inoltre assicurano che i Paesi evitino investimenti costosi nelle tecnologie sbagliate e si rinchiudano in percorsi ad alta emissione». Senza questi piani e il coinvolgimento multi-stakeholder le azioni e piani a breve termine dei diversi Paesi potrebbero non riuscire a preparare le transizioni e le tendenze a lungo termine necessarie per la de carbonizzazione dell’economia nazionale e mondiale.

Nelle loro osservazioni, sia l’Australia che l’Unione Europea hanno riconosciuto il valore dell’utilizzo di strategie a lungo termine per rivedere e rivedere i loro Ndc, per indirizzare le traiettorie di sviluppo verso l’allineamento con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

la Northrop e Cogswel concludono: «Ci aspettiamo che la discussione a Bonn continui ad amplificare i messaggi chiave sopra evidenziati. Il Dialogo può aiutare a costruire una pressione chiara e coerente sui  leader mondiali da raccogliere alla Cop24 e portare avanti negli anni a venire, sotto forma di Ndc aggiornati e più ambiziosi e di potenziamento dell’attuazione sul terreno».