Anticipazioni del nuovo rapporto Ipcc: certa l’origine antropica del global warming, incerti gli impatti locali

[20 Agosto 2013]

Gli scienziati del clima sono sempre più sicuri il global warming sia di origine antropica, ma dicono anche che è più difficile del previsto prevedere gli impatti dei cambiamenti climatici nelle varie regioni del pianeta. È quanto trapela dalle bozze del nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).

Le bozze del rapporto Ipccc, che sarà pubblicato a settembre, sono state rese note dalla Reuters e gli scienziati dicono che il global warming è dovuto almeno per il 95% alle attività antropiche, soprattutto alla combustione di combustibili fossili che sono la principale causa dell’aumento delle tempoerature dagli anni ’50 in poi.

Il dato è ulteriormente in crescita rispetto al 90% precedente rapporto Ipcc del 2007, per non parlare del 66% del 2001 e del poco più del 50% del 1995, nonostante quel che dicono e scrivono gli ecoscettici, più la scienza affina le sue analisi, più  la colpa del global warming è attribuibile alle attività umane ed ormai solo una piccolissima minoranza di scienziati dice ancora che si tratta di variazioni naturali del clima.

Il dibattito, almeno quello serio e non ideologico, si è ormai spostato sul grado di aumento della temperatura e sui probabili impatti, sulla gestione delle catastrofi “naturali”.

«Siamo un po’ più certi che il cambiamento climatico è in gran parte artificiale  – spiega Reto Knutti, del l’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo – Siamo meno certi di quanto molti potrebbero sperare circa gli impatti locali. E anche in che modo misurare come il riscaldamento incida sulla natura, le colture, gli stock ittici, si è sta dimostrando difficile dal momento che va ben oltre la fisica. Non si può scrivere un’equazione per un albero».

Il rapporto Ipcc, il primo dei tre ad essere pubblicato tra il 2013 ed il  2014 esaminerà particolarmente gli errori ammessi dopo il rapporto del 2007 che prevedeva erroneamente la scomparsa di tutti i ghiacciai dell’Himalaya entro il 2035.  A quanto pare il nuovo rapporto fornirà dati più precisi sulla correlazione tra gas serra ed ondate di calore, ma è probabile che non evidenzi alcuni punti del rapporto 2007, come il fatto che le  attività antropiche contribuiscano all’aumento della siccità.

Il rapporto dovrebbe invece sottolineare con forza il rischio elevato che in questo secolo le temperature globali aumentino di ben più dei 2 gradi centigradi considerati il limite massimo da non superare e che la prova dell’aumento del livello dei mari è ormai inequivocabile. Per tutto questo, gli scienziati dicono che si sta rivelando più difficile da individuare gli impatti locali nei prossimi decenni, in modo tale da aiutare i pianificatori ed i decisori politici ad affrontarli. Una specie di caos climatico nel quale sarà difficile barcamenarsi ed attuare politiche valide per tutto il pianeta.

Secondo Drew Shindell, uno climatologo della Nasa, «la relativa mancanza di progressi nelle previsioni regionali è stata la delusione principale della scienza del clima dal 2007. Parlo con le persone che hanno il potere di pianificazione regionale e mi chiedono: ‘Quale temperatura ci sarà in questa regione nei prossimi 20-30 anni? perché è lì che c’è la nostra rete elettrica’. Non possiamo davvero dirlo».

L’Ipcc cercherà di spiegare anche perché le temperature globali, ancora in crescita, però sono aumentate più lentamente dal circa il 1998, anche se le concentrazioni di gas serra hanno toccato livelli record.  Il nuovo rapporto dice che probabilmente questo è «dovuto in misura approssimativamente uguale» alle variazioni naturali del clima e ad altri fattori che influenzano l’energia che raggiunge la superficie terrestre.

Tra le cause ci potrebbero essere: la quantità maggiore del previsto di cenere dei vulcani che offusca la luce solare, un calo nel calore del sole durante l’attuale ciclo solare di 11 anni, più caldo che viene assorbito dagli oceani profondi, oppure la possibilità che il clima possa essere meno sensibile del previsto ad un accumulo di anidride carbonica. «Potrebbero essere minori che si sommano – conferma Gabriele Hegerl, dell’università di Edimburgo – O forse, l’ultimo decennio è solo un “blip”».

I principali scenari del rapporto utilizzando computer model più complessi rispetto al 2007 e tengono conto di altri fattori, mostrano che le temperature in questo secolo potrebbero salire ovunque tra 1 e 5 gradi centigradi, una forchetta più ampia rispetto al 2007. Ma uno scenario non considerato  2007 richiederebbe di ridurre a zero le emissioni di gas a livello mondiale entro il 2070 circa. Gli esperti dicono che il grande passo avanti nel nuovo rapporto, che verrà presentato a Stoccolma dal 23 al 26 settembre, è semplicemente una maggiore fiducia per la scienza del riscaldamento globale, piuttosto che su nuove e rivoluzionarie scoperte.

«Nel complesso la nostra comprensione si è rafforzata», dice Michael Oppenheimer, della  Princeton University, che si occupa di innalzamento del livello del mare. Secondo l’Ipcc il mare dovrebbe salire tra  i 29 e 82 cm per la fine del XXI secolo, più delle stime di 18 – 59 cm del rapporto 2007 che non teneva conto dei rapidissimi cambiamenti in Antartide e Groenlandia.