Azoto, le prime linee guida per ridurne l’uso nella filiera agro-alimentare

Fabio Bartolini dell’università di Pisa: l’azoto è un fattore di rischio ambientale come la CO2

[14 Gennaio 2020]

Lo studio “Nitrogen pollution policy beyond the farm”, pubblicato su Nature Food da un team ingternazionale di ricercatori al quale ha partecipato anche Fabio Bartolini dell’università di Pisa, parte dalla consapevolezza che «L’azoto è un fattore di rischio per gli ecosistemi meno dibattuto della CO2, ma altrettanto rilevante. Utilizzato principalmente in agricoltura è infatti tra le principali cause dell’eutrofizzazione, e contribuisce all’inquinamento dell’aria, alla perdita di biodiversità ed alla riduzione dello strato di ozono. Per ridurre il suo impatto sugli ecosistemi».

Il pool di scienziati guidato da David R. Kanter del Department of environmental studies della New York University ha stilato per la prima volta delle linee guida per limitare l’uso dell’azoto nella filiera agroalimentare, raccomandazioni che sono il frutto di due anni di lavoro e «hanno l’obiettivo di focalizzare l’attenzione dei decisori politici sull’inquinamento da azoto come fattore complessivo».

Bartolini spiega che «Tutta la filiera agro-alimentare è responsabile direttamente o indirettamente dell’inquinamento di azoto, il problema non riguarda solo le aziende agricole, le nostre raccomandazioni cercano di comprendere i possibili interventi che si possono applicare su tutta la filiera, dalla produzione sino alla tavola, compresa la gestione degli sprechi».

Per diminuire l’impatto dell’azoto il team di scienziati ha individuato 46 strumenti tra misure dirette e indirette che vanno da forme di incentivazione fiscale per le tecnologie di conservazione del cibo (l’azoto è un fattore utilizzato anche in questa fase del ciclo di vita dei prodotti) sino all’introduzione sistemi di etichettatura che rendicontano sull’utilizzo dell’azoto.

Bartolini conclude: «Gli strumenti applicabili alle varie fasi della filiera – conclude Bartolini – sono moltissimi e del resto la gestione di problemi così complessi è possibile solo applicando coerenti mix di politiche e coinvolgendo i diversi attori del sistema agro-alimentare».