Il “bio-albedo” delle alghe rosse della neve accelera lo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico

Studio su 21 ghiacciai nell'Artico: una diminuzione dell’effetto albedo del 13%

[28 Giugno 2016]

Lo studio “The Biogeography of Red Snow Microbiomes and their Role in Melting Arctic Glaciers”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori britannico-tedesco evidenzia che il ruolo del pigmento delle alghe rosse, che prosperano sulla neve, nello scioglimento dei ghiacciai artici è stato fortemente sottovalutato. Infatti l’effetto albedo,  attraverso il quale le aree ricoperte di neve e ghiaccio pulito riflettono la luce del sole, è noto da molto tempo, così come è noto che il pigmento rosso delle fioriture di alghe sulla neve scurisce la superficie, diminuendo l’effetto albedo e provocando un maggior assorbimento di calore. Però il nuovo studio del team guidato da Stefanie Lutz, che lavora sia per il Deutschen GeoForschungsZentrum (GFZ) che per l’università di Leeds, dice che le alghe rosa sono responsabili di ben il 13% della riduzione dell’albedo durante la stagione dello scioglimento della neve e del ghiaccio. «I nostri risultati sottolineano che l’effetto del “bio-albedo” è importante e deve essere considerato nei futuri modelli climatici», dice la Lutz.

Il fenomeno neve rosa e rossa si verifica soprattutto nei mesi caldi. «Durante la tarda primavera e l’estate, si formano sottili strati di acqua di disgelo su neve e ghiaccio nell’Artico e sulle montagne – spiegano gli scienziati – L’acqua liquida e la luce del sole sono fondamentali per la crescita delle alghe della neve; nel corso della stagione invernale cadono in uno stato dormiente».

Il team britannico-tedesco ha studiato la biodiversità delle alghe della  neve e di altre comunità microbiche utilizzando un sequenziamento geneticohigh-throughput. Hanno raccolto una quarantina di campioni provenienti da 21 ghiacciai nell’Artico paneuropeo, in siti di campionamento che andavano dalla Groenlandia, all’Islanda, fino alle isole Svalbard e al nord della Svezia. I ricercatori hanno scoperto che «L’elevata biodiversità all’interno dei batteri, dipende dalle località in cui vivevano, mentre la biodiversità delle comunità algali della neve era piuttosto uniforme. In altre parole: in tutte le regioni artiche, si tratta molto probabilmente delle stesse specie algali che causano la neve rossa e quindi accelerano lo scioglimento». I boom delle fioriture algali provocano instabilità: «Più ghiacciai e nevai si scongelano, più c’è una fioritura di alghe, il che a sua volta si traduce in un oscuramento della superficie che accelera di nuovo la fusione – spiega a sua volta Liane Benning, a capo della sezione Grenzflächen-Geochemie del GFZ  – Il nostro lavoro apre la strada a un modello universale di interazione albedo-algale e alla quantificazione delle fusioni aggiuntive causate dalle fioriture algali».

Commentando i risultati dello studio, Daniel Remias, un biologo austriaco dellla Fachhochschule Wels ed uno dei massimi esperti di alghe della neve, ha evidenziato che «Per anni, il “bio-albedo” è stato un argomento di nicchia. Per la prima volta in assoluto, i ricercatori hanno studiato l’effetto su larga scala di microrganismi sullo scioglimento della neve e del ghiaccio nell’Artico».

Remias che ha partecipato a un meeting internazionale sulle alghe della neve organizzato dalla Benning al GFZ, ha sottolineato l’approccio interdisciplinare del progetto: «Lo studio di Steffi Lutz e Liane Benning per la prima volta mette insieme microbiologica e analisi genetiche delle alghe rosse della neve con le proprietà geochimiche e mineralogiche, così come con l’albedo del loro habitat».

Quest’estate un team di ricercatori internazionale guidato dai britannici, che comprende anche gli scienziati del GFZ, lavorerà sulla calotta glaciale della Groenlandia, dove attualmente si osserva un record dei tassi di scioglimento a causa delle alte temperature. Il team di Lutz e Benning studierà se e in quale misura le alghe pigmentate contribuiscono a questo scioglimento record.