Cambiamenti climatici, è ancora una volta bufera in attesa del nuovo rapporto Ipcc

[25 Marzo 2014]

La polemica globale sui reali effetti indotti dal surriscaldamento del pianeta non è mai sopita. E neppure l’aver nominato un organo intergovernativo super partes sembra raggiungere l’effetto di sedare le critiche dei catastrofisti o degli ottimisti. Certo è che almeno oggi sembra essere stato debellato il dubbio del se esistono i cambiamenti climatici indotti dall’uomo, e ci stiamo finalmente concentrando sul quanto e come possono influire sul futuro degli ecosistemi planetari.

A tal fine, scienziati e alti funzionari di governo sono riuniti in questi giorni in Giappone per concordare il testo del Rapporto sull’impatto del riscaldamento globale. I membri del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) pubblicheranno il loro primo aggiornamento – in sette anni – sulla reale entità della minaccia. Documenti trapelati parlano di effetti significativi sulle economie, risorse alimentari e la sicurezza. Ma alcuni partecipanti dicono che la sintesi, che uscirà il prossimo lunedì, è troppo allarmista.

Questo sarà il secondo di una trilogia di rapporti sulle cause, effetti e soluzioni al cambiamento climatico, da un organo composto da alcuni tra i principali ricercatori nel mondo. Lo scorso settembre a Stoccolma, hanno prodotto una sintesi sulla fisica del cambiamento climatico, sostenendo che era reale e che gli esseri umani erano la “causa dominante”.

Ora a Yokohama, il secondo gruppo di lavoro dell’Ipcc definirà l’impatto che l’aumento delle temperature avrà sugli esseri umani, gli animali e gli ecosistemi nel prossimo secolo. Gli scienziati e funzionari governativi devono trovare l’accordo sulla formulazione esatta del riepilogo finale nei prossimi giorni, per arrivare appunto alla pubblicazione di lunedì 31 marzo. La sintesi è un breve, denso documento che riassume i risultati di 30 capitoli sottostanti, ciascuno composto da valutazioni dettagliate di ricerca che è stata realizzata dal 2007.

In questo documento, come già abbiamo ricordato, si indica una serie di effetti negativi che, in alcuni casi, sono considerati “irreversibili”. Milioni di persone che vivono nelle zone costiere in Asia saranno colpiti da inondazioni  e sfollati a causa della perdita di terreno. La bozza dice che i raccolti di tutto il mondo si ridurranno fino al 2% per decennio per il resto del secolo. «Abbiamo raggiunto la fase in cui possiamo andare a valutare impatto per impatto, è assurdo che ci sia ancora qualcuno che si domanda se esiste un’influenza dei cambiamenti climatici», ha dichiarato in un’intervista alla BBC News Chris Field, co-presidente del Gruppo di lavoro.

Tuttavia la discussione all’interno del mondo scientifico è incredibilmente ancora ricca di colpi di scena, anche all’interno dello stesso Ipcc. Alcuni ricercatori del Panel non sono infatti d’accordo con il progetto di relazione. Richard Tol, un economista presso l’università del Sussex, è stato l’autore principale del capitolo sull’economia. E’ stato coinvolto nella stesura della sintesi, ma ora ha chiesto che il suo nome venga rimosso dal documento. «Il messaggio concordato nella prima bozza era che attraverso l’adattamento e lo sviluppo intelligente, questi rischi sarebbero gestibili, a patto di lavorare  tutti assieme per superarli», ha detto alla BBC News. «Questo riferimento è completamente scomparso dal progetto attuale,  che è interamente basato sulla irreversibilità degli impatti dei cambiamenti climatici e sull’avvento dei quattro cavalieri dell’Apocalisse. Questa è un’occasione mancata».

I critici dicono che alcuni aspetti degli effetti previsti sono “allarmisti”, come ad esempio l’impatto sui conflitti e migrazioni causate dai cambiamenti climatici. «C’è una dichiarazione molto stupida nel progetto di sintesi che dice che le persone che vivono in paesi in guerra sono più vulnerabili al cambiamento climatico, che è senza dubbio vero – ha detto Tol – ma se si chiede alle persone in Siria se sono più preoccupate delle armi chimiche o del cambiamento climatico, la risposta è ovvia e quindi il problema è malposto».

Queste affermazioni che bollano la sintesi come troppo allarmista sono state però a loro volta contrastate da Arthur Petersen, lo scienziato capo presso l’Agenzia di valutazione ambientale dei Paesi Bassi, che rappresenta il suo governo a Yokohama. Petersen ha ricordato che questo gruppo di lavoro ha dovuto anticipare tutte le sfide che potrebbero derivare dal riscaldamento globale: «Non è morte e distruzione, ma un ulteriore stress su paesi che sono già fortemente stressati».