Cambiamento climatico, Conferenza dei popoli in Bolivia: il capitalismo minaccia la vita

Ban Ki-moon: «Non rubare le risorse al pianeta, ma gestirle in maniera intelligente»

[12 Ottobre 2015]

Termina oggi al Campus Universitario de la Universidad Univallet di Tiquipaya, a  Cochabamba, in Bolivia la la Conferencia Mundial de los Pueblos sobre Cambio Climático y Defensa de la Vida, che  parte da una constatazione «Dopo più di 20 anni, non si è arrivati a consolidare nessun accordo significativo sul cambiamento climatico».

E’ per questo che lo Stato Plurinazionale della Bolivia e il suo presidente Evo Morales hanno invitato i popoli e i governi del mondo, scienziati, accademici e giuristi, organizzazioni sciali e della società civile a partecipare alla Conferenza Cochabamba,  «Evento che consoliderà gli sforzi dei popoli del mondo per costruire una Cultura della Vita in difesa della Madre Terra».

Morales ha fatto subito capire l’aria che tira a Chochabamba: «Il capitalismo è come il cancro della Madre Tierra, però penso che non sia ancora un cancro maligno, ma benigno (…) Abbiamo l’obbligo di proporre politiche, programmi e progetti per eradicare questo cancro benigno per salvare a Madre Tierra, la vita e l’umanità».

Insomma, una sorta di COP21 anticipata e alternativa  anche nelle sue premesse: «Convinti che come figli della Madre Terra, la nostra missione è la responsabilità verso la Vita come ci insegnarono i nostri padri e nonni – si legge nel documento preparatorio – Sapendo che i codici, i saperi, le conoscenze e le arti dei popoli ancestrali del mondo sono stati ignorati dalla civiltà occidentale  e che ora il mondo necessita di recuperare tutta la saggezza millenaria e ancestrale per  ridare l’equilibri e l’armonia alla Madre Tierra; Coscienti che le minacce globali più gravi che affrontiamo in difesa della vita hanno a che vedere con il cambiamento climatico che pone a rischio l’esistenza stessa della Madre Tierra,  le nostre acque, le nostre terre e i nostri boschi, in nostri alimenti».

La Conferencia Mundial de los Pueblos sobre Cambio Climático y Defensa de la Vida indica  4 temi divisi in 12 punti di discussione:

Minacce del capitalismo contro la vita  1. L’agenda degli interessi capitalisti contro la vita. Le multinazionali e gli interessi capitalistici mettono in pericolo la salute di terre, alimenti, acqua e boschi con azioni che causano malattie, ferite e morti negli esseri viventi. 2. Minacce alla vita: guerre e geopolitiche degli imperi per distribuirsi le nostre terre e territori. La macchina militare dei Paesi del Nord si è occupata di distruggere popoli interi con il fine di appropriarsi delle risorse naturali strategiche, alimentando l’architettura finanziaria del capitalismo  e l’industria della morte.

La costruzione del Vivir Bien ed i percorsi della vita 3. I percorsi del Vivir Bien alternativi al capitalismo: Il Vivere Bene in armonia con la Natura è essenzialmente l’unico modello universale di vita possibile. 4. Carta universale dei diritti della Madre Tierra per resistere al capitalismo.  Così come vengono riconosciti i diritti agi esseri umani, tutti gli esseri devono essere rispettati nel loro diritto all’interno della Carta universal de derechos de la Madre Tierra, come uno strumento della sua difesa di fronte al capitalismo. 5. Conoscenze, pratiche e tecnologie dei popoli per il cambiamento climatico e per la vita. Il capitalismo promuove le tecnologie moderne che provengono dai commerci e dal settore privato, i popoli devono rafforzare le tecnologie ancestrali, millenarie e della vita. 6. La difensa de nostro patrimonio comune. Noi popoli difendiamo con fermezza le nostre risorse naturali e il patrimonio comune contro chiunque mercifica la vita per proteggere la natura.

Il cambiamento climatico e la cultura della vita 7. Le scienze climatiche al servizio della vita. Contro i rapporti scientifici ingannevoli del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) sulle cause e gli impatti del riscaldamento globale dobbiamo recuperare e costruire la nostra scienza sul cambiamento climatico. 8. Il Tribunale internazionale di giustizia climatica e della vita. Il mondo ha bisogno di un organismo internazionale che ci renda responsabili della VITA e degli impegni che i Paesi devono assumersi per la protezione integrale. 9. Meccanismi per la non commercializzazione della natura. I Paesi capitalisti hanno proposto in ambito internazionale i meccanismi di mercato come una proposta cinica di soluzione per il cambiamento climatico, contro la quale dobbiamo promuovere meccanismi e strumenti per la non mercantilizzazione della natura. 10. Debiti del capitalismo: debito climatico, debito sociale e debito ecologico. I Paesi capitalisti hanno prodotto un insieme di debiti con i popoli, l’umanità e la Madre Tierra che devono iniziare a pagare, cominciando dal debito climatico. 11. Dialogo interreligioso per salvare la Madre Tierra. Le religioni del mondo lanciano un messaggio di Pace e dialogo per la soluzione delle crisi climatiche contro il sistema globale capitalista che distrugge i nostri valori comunitari.

Continuando nel cammino della difesa della vita  12. La valutazione dei risultati e dei progressi di Tiquipaya e la voce dei popoli per la COP21 di Parigi sul cambiamento climatico. Valutare la Conferenza di Tiquipaya e alzare la nostra voce di nuovo proponendo le nostre soluzioni per il cambiamento climatico alle trattative dei Paesi alle Nazioni Unite. No popoli e  organizzazioni sociali nel mondo, dobbiamo organizzarci meglio e unire tutte le nostre forze per mobilitare il nostro popolo a difendere la vita e la Madre Terra, ricostruire la cultura della vita, del vivere bene e del vivere in armonia con natura.

Quella che prima era ritenuta poco più di una iniziativa folkloristica del socialismo indigenista di Morales, dopo i viaggi del Papa in America Latina, Cuba ed Usa, è diventata qualcosa con cui fare i conti ed è probabilmente per questo che il segretario generale dell’Onu, Bam Ki-moon è intervenuto alla Conferenza di Chochabamba dicendo che <«La cura del pianeta costituisce una priorità nell’agenda internazionale di quest’anno». Rivolgendosi in particolare alle donne che l’11 ottobre hanno celebrato il Día de la Mujer en Bolivia, Ban ha aggiunto che «L’agenda per lo sviluppo per il 2030 non deve lasciare indietro nessuno» e poi ha sottolineato che la Bolivia è uno dei pochissimi Paesi dove le donne hanno la stessa presenza degli uomini in Parlamento, poi ha elogiato gli sforzi del governo socialista della Bolivia per difendere i diritti dei popoli indigeni, che, « con le loro storia, le loro tradizioni, le loro lingue e conoscenze formano parte della base stessa del patrimonio umano. C’è molto da apprendere dai popoli indigeni nella nostra ricerca di soluzioni alle sfide che presuppone la lotta contro il cambiamento climatico e l’amministrazione delle risorse della Terra in maniera sostenibile». Per questo è inaccettabile la povertà dei popoli autoctoni.

Ban ha detto che «Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti in tutto il mondo. Il cambiamento climatico ci minaccia. Qui a Cochabamba lo sapete bene. La vostra montagna Tunari era solitamente coperta di neve tutto l’anno- Ora ha neve solo una settimana all’anno. Siccità, incendi, inondazioni, frane. Ghiacciai che si scongelano. L’acidificazione degli oceani. La Madre Tierra ci sta avvisando. Dobbiamo ascoltarla e dobbiamo agire».

Ban ha difeso la COP21 Unfccc di Parigi  dicendo che «Sarà un importante punto di svolta nello sforzo collettivo per proteggere il pianeta», ma ha aggiunto che «Per questo è fondamentale che i Paesi sviluppati rispettino l’impegno di apportare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020».

Ban ha concluso il suo discorso chiedendo ai leader mondiali di «Non rubare le risorse al pianeta, ma gestirle in maniera intelligente».