Cambiamento climatico, Ue e Italia: il momento per ricostruire meglio è ora

L'urgenza della ripresa post-Covid-19 non deve avvenire a scapito degli obiettivi climatici a lungo termine ma far aumentare la resilienza della nostra società

[15 Maggio 2020]

Nonostante l’Accordo di Parigi preveda di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C  rispetto alle temperature preindustriali, in tutto il mondo le emissioni di gas serra sono ancora in crescita e la temperatura globale è superiore di oltre 1° C rispetto all’era preindustriale. Gli scienziati ci avvertono da tempo che, se non verranno introdotte adeguate strategie di mitigazione, entro la fine del secolo il riscaldamento globale potrebbe raggiungere e superare i 3° C.

Uno scenario che potrebbe vedere aumentare le ondate di caldo estremo di oltre 30 volte e di 15 volte i danni economici causati da inondazioni, siccità e tempeste rispetto a oggi. Ma anche il Joint research centre (Jrc) della Commissione europea avverte che se i programmi di ripresa economica Covid-19 saranno incentrati sul ritorno a uno status quo pre-crisi, questo  indebolirà gli obiettivi climatici. Per il Jrc «Ora è il momento di “ricostruire meglio”. Questo è il momento di introdurre misure ambiziose di mitigazione e adattamento climatico nelle politiche di ripresa».

La Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica aperta per chiedere agli stakeholder suggerimenti su progettare la nuova strategia di adattamento e ha  pubblicato il JRC PESETA IV final report “Climate change impacts and adaptation in Europe” che evidenzia «gli effetti potenzialmente devastanti del cambiamento climatico, a meno che non vengano adottate misure di mitigazione e non vengano attuate strategie di adattamento per ridurre gli impatti inevitabili».

Dal rapporto emerge che «Senza la mitigazione climatica (riscaldamento di 3 o più gradi rispetto alla temperatura preindustriale), ogni anno quasi 300 milioni di cittadini nell’Ue e nel Regno Unito sarebbero esposti a ondate di caldo mortali.Se non si apportano misure di adattamento, si tradurrebbero in 90.000 decessi ogni anno a causa del caldo estremo, contro i 3.000 attuali. Altri 15 milioni di europei che vivono in prossimità di terreni boschivi sarebbero esposti ad alto pericolo di incendio per almeno 10 giorni all’anno. Allo stesso tempo, ogni anno oltre 2,5 milioni di persone che vivono in zone umide e pianure costiere sarebbero esposte a inondazioni e le perdite provocate dalle inondazioni equivarrebbero a 285 miliardi di euro all’anno. La tundra alpina si contrarrebbe dell’84% e nei Pirenei praticamente scomparirebbe, riducendo gli ecosistemi vulnerabili e impattando sulla biodiversità in quelle aree.

La linea naturale climatica degli alberi climatici si sposterebbe verso l’alto fino a 8 metri all’anno. L’esposizione dell’attuale economia dell’Ue a un riscaldamento globale di 3 gradi centigradi comporterebbe una perdita annua di almeno 175 miliardi di euro (1,4% del PIL)».

E per l’Italia le previsioni sono ancora peggiori, visto che il rapporto prevede che l’area più colpita sarà l’Europa meridionale, con la frequenza delle ondate di caldo che aumenterà in modo ancora più drammatico. In Paesi come la Spagna e la Grecia, l’esposizione umana a forti ondate di caldo sarebbe da 40 a 50 volte superiore rispetto ad oggi. Nell’Europa meridionale, Durante l’estate la disponibilità di acqua sarebbe quasi dimezzata, che già soffre di scarsità d’acqua E il rapporto ricorda che «La maggior parte delle popolazioni e delle attività economiche di queste regioni si trovano ad affrontare la scarsità idrica e l’aumento delle condizioni di siccità, con effetti sull’agricoltura, l’energia e i settori dell’approvvigionamento idrico.

Ma lo studio dimostra che «Tutti gli impatti climatici possono essere ridotti in modo significativo se vengono attuate le politiche di mitigazione descritte nell’accordo di Parigi. Il numero di persone esposte alle ondate di caldo verrebbe ridotto di 200 milioni ogni anno, causando 60 000 morti annuali in meno.

L’aumento del numero di persone esposte al pericolo di incendi di livello da elevato a estremo sarebbe limitato a 5 milioni all’anno, rispetto ai 15 milioni dello scenario di riscaldamento globale a 3 gradi centigradi. Nelle regioni meridionali, la scarsità d’acqua sarebbe molto meno grave. Un milione di persone in meno ogni anno sarebbe esposto alle inondazioni fluviali e costiere e ai danni causati dalle inondazioni sarebbe più che dimezzato a 135 miliardi di euro all’anno».

Ma il Jrc ricorda che per evitare tutti gli impatti avversi del cambiamento climatico la mitigazione da sola non è sufficiente: «Anche se il riscaldamento globale venisse limitato a ben al di sotto dei 2° C, nell’Ue ci saranno ancora alcuni impatti inevitabili, anche perché l’Europa si riscalda più velocemente della media globale».

Il rapporto del Jrc evidenzia alcune strategie di adattamento per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici in modo efficiente ed economico e per migliorare la resilienza complessiva ai cambiamenti climatici, ad esempio, i picchi alluvionali possono essere ridotti realizzando casse di espansione e di ritenzione e gli scienziati dicono che «In questo modo, i danni annuali alle inondazioni potrebbero essere ridotti di quasi 40 miliardi di euro e 400.000 persone in meno sarebbero esposte ogni anno alle inondazioni fluviali. Il rafforzamento della protezione costiera nelle zone costiere popolate ed economicamente cruciali potrebbe contribuire a far risparmiare ogni anno all’Ue e nel Regno Unito fino a 220 miliardi di euro di perdite da inondazioni costiere». L’analisi Jrc mostra che «I benefici di tali misure di adattamento sono duraturi e crescono nel tempo e con l’aumento del riscaldamento globale».

Il cambiamento climatico è una delle maggiori minacce per l’umanità e colpisce fortemente persone e natura e l’European Green Deal è una risposta a queste sfide con la quale l’Ue si sforza di mantenere il nostro pianeta sano e aspira a diventare il primo continente a emissioni zero al mondo entro il 2050.

La Commissione europea ha già delineato una visione chiara di come raggiungere la climate neutrality  entro il 2050 e il 4 marzo ha proposto la prima legge europea sul clima, che sancisce l’obiettivo legislativo per la carbon neutrality e indica come l’Ue possa raggiungere l’obiettivo di adattamento stabilito nell’accordo di Parigi. Sono gli stessi provvedimenti strategici che ka destra italiana ha chiesto di rinviare o abolire e ancora oggi Salvini ha chiesto una completa deregulation che sarebbe il primo passo per avviarsi verso la catastrofe sulla quale ci mette in guardia il rapporto Jrc.

Nell’ambito dell’European Green Deal, la Commissione Ue adotterà una nuova e più ambiziosa strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Al Jrc fanno notare che «Questo è essenziale, poiché, nonostante gli sforzi di mitigazione, il cambiamento climatico continuerà a creare uno stress significativo in Europa. Il lavoro sull’adattamento climatico dovrebbe continuare a influenzare gli investimenti pubblici e privati e sarà importante garantire che in tutta l’Ue, investitori, assicuratori, imprese, città e cittadini siano in grado di accedere ai dati e di sviluppare strumenti per integrare il cambiamento climatico nelle loro pratiche di gestione del rischio».