Anche l’Italia sostiene l’obiettivo, mentre l’Europarlamento punta al -60%

Clima, i ministri europei dell’Ambiente puntano sul taglio delle emissioni al 55%

Morassut: «La neutralità climatica e la sostenibilità sociale sono legati». Se non invertiamo la rotta il riscaldamento globale costerà al Paese l’8% del Pil ogni anno

[23 Ottobre 2020]

Nel Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Ue, riunitosi stamani in Lussemburgo per discutere – tra gli altri temi – dell’ormai prossima legge europea per il clima, a rappresentare l’Italia c’era il sottosegretario Roberto Morassut. Ed è lui a dare la notizia: «Oggi abbiamo conseguito l’accordo nel Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Ue sull’orientamento generale parziale del raggiungimento dell’obiettivo del 55% di riduzione della CO2 entro il 2030. Questa determinazione aiuta enormemente la decisone finale che spetterà al Consiglio europeo entro fine anno».

L’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni dell’Ue per il 2030 è del 40% rispetto al 1990. Nella sua proposta modificata di legge sul clima dell’Ue, la Commissione europea ha proposto di aumentare questo obiettivo ad “almeno il 55%”, rispetto ai livelli registrati nel 1990. Un dato in linea con quello confermato oggi dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Ue.

L’Europarlamento, però, punta più in alto: appena due settimane fa i deputati europei – con 392 voti favorevoli, 142 astensioni e 161 contrari (tra questi si annoverano anche i voti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) – hanno alzato ulteriormente la posta, chiedendo una riduzione delle emissioni del 60% nel 2030, aggiungendo che gli obiettivi nazionali devono essere aumentati in modo equo ed efficiente in termini di costi. Entro fine anno una delle due posizioni, 55% o 60%, prevarrà.

Per Morassut quello di oggi è comunque un  «grande risultato che va salutato con soddisfazione. L’Italia si muove con determinazione nella direzione della neutralità climatica e sostiene l’obbiettivo del raggiungimento del 55% di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 con i fatti. Un obbiettivo da perseguire con determinazione e saggezza. Ringraziamo  la presidenza tedesca che ha svolto un lavoro importantissimo per raggiungere l’intesa. L’Italia ha fatto e sta facendo molto nella direzione della decarbonizzazione anche grazie all’impegno diretto del ministro Costa. Giungere all’obbiettivo del 55% e fare in modo che tutti i paesi possano arrivarci è fondamentale per dare credibilità all’obbiettivo più generale della neutralità climatica al 2050 e dare così speranza alle giovani generazioni che ci guardano. L’emergenza pandemica ci spinge a fare di più con determinazione. La neutralità climatica e la sostenibilità sociale sono legati. Il Governo italiano sta facendo la sua parte».

Anche l’Italia, in realtà, dovrà mettere in campo un impegno ben maggiore se vorrà traguardare l’obiettivo al 2030. Come testimonia l’ultimo Italy for climate report il nostro Paese ha rallentato il passo sulla strada della decarbonizzazione dopo un decennio di buone performance, che tra il 2005 e il 2014 ha visto diminuire del 27% le emissioni, un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra; dal 2014 al 2019, invece, in concomitanza con una timida ripresa economica, si è raggiunto appena l’1,6% di riduzione. Come risultato finalev, dal 1990 al 2019 in Italia le emissioni di gas serra si sono ridotte del 19%, da 516 a meno di 420 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq).

Nel frattempo il clima italiano si surriscalda più velocemente della media globale – se nel 2019 l’anomalia della temperatura media globale sulla terraferma è stata di +1.28°C rispetto al periodo 1961-1990, in Italia si arriva a +1,56°C – e continuando di questo passo i costi socio-economici legati alla crisi climatica in corso si faranno sempre più pesanti: se non si invertiranno le attuali tendenze, nella seconda metà del secolo il riscaldamento globale potrebbe costare all’Italia ogni anno l’8% del Pil.