Clima, l’ultimo mese tra i più caldi da sessant’anni in Toscana

Lamma: +2,1 °C rispetto alla norma, e piogge ai minimi dal 1955 con deficit attorno al 90% in quasi tutti i capoluoghi di provincia

[8 Luglio 2019]

Se in Italia il clima si riscalda a velocità praticamente doppia rispetto a quella media globale, la Toscana non fa eccezione: i cambiamenti climatici sono già qui, come mostra da ultimo il report dedicato dal Lamma – ovvero il consorzio pubblico nato tra la Regione Toscana e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) – al mese di giugno che ci ha appena lasciati «con un’eccezionale ondata di calore che lo porta a classificarsi tra i mesi di giugno più caldi degli ultimi sessanta anni in Toscana e non solo».

Nel dettaglio, per la Toscana il giugno 2019 si classifica come il terzo giugno più caldo dal 1955, con una temperatura media di 2.1 °C più alta della norma (rispetto al periodo 1981-2010), piazzandosi così dopo il giugno del 2003 (più caldo di ben 2.8 °C) e quello del 2017, che è stato più caldo di appena 0.2 °C; per temperatura massima è stato però il secondo più caldo dal 1955, secondo solo al 2003 – a Firenze si sono toccati i 39 °C, con massime vicine ai 40 °C in molte località toscane – con un’anomalia di 3.1 °C.

Anche per quanto riguarda le precipitazioni il mese di giugno è stato da record per la Toscana, ma in questo caso in negativo: guardando ai dati dei capoluoghi, lo scorso mese si classifica infatti come il giugno meno piovoso a partire dal 1955, con deficit di pioggia attorno al 90% per quasi tutti i capoluoghi di provincia (Arezzo -93%, Firenze -98%, Grosseto -93%, Pisa -89%, Pistoia -93%, Prato -51%, Lucca -95%, Massa Carrara -82%, Siena -95%, Livorno -97%).

Non si tratta di casualità, ma di dati coerenti coi cambiamenti climatici in corso, come documentato nei giorni scorsi anche dalle Università di Pisa e Sant’Anna, che hanno documentato come anche l’inverno negli ultimi 40 anni sia diventato più caldo, di quasi +2 °C lungo la costa toscana. Per affrontare questo fenomeno non ci resta che investire da una parte sulla capacità di resilienza del territorio, per adattarci a quella parte di cambiamenti climatici ormai inevitabile, e dall’altra tagliare le emissioni di gas serra – investendo in rinnovabili ed efficienza energetica – per ridurre l’avanzata del riscaldamento globale.